Venerdì 11 aprile, alle ore 18, presso le sale del Circolo Sannitico di Campobasso, si terrà
l’incontro con il fotografo Tano D’Amico durante il quale dialogherà con il giornalista Giovanni
Mancinone.
L’evento è inserito all’interno della prima edizione del progetto “Oltre la Fotografia” che
l’associazione Il Cavaliere di San Biase aps con Molise Foto Incontri Fotografici ha attivato in
collaborazione con il Comune di Campobasso e Paideia.
Tano D’Amico ha dedicato la sua carriera a ritrarre i movimenti sociali e politici della seconda metà
del Novecento. Convinto che la fotografia debba essere portatrice di bellezza e verità, D’Amico
non si è mai limitato a documentare passivamente gli eventi, ma ha cercato di restituire dignità ai
soggetti ritratti, trasformando le sue opere in strumenti di lotta e consapevolezza.
«“Oltre la Fotografia”, come abbiamo già avuto modo di sottolineare nei precedenti incontri, si
prefigge lo scopo di promuovere la cultura fotografica attraverso il coinvolgimento di importanti
professionisti che in alcuni casi hanno scritto la storia di quest’arte in Italia.» – dichiara la
presidentessa Antonella Struzzolino – «È il caso di Tano D’Amico, il nostro prossimo ospite, che ci
farà immergere nel clima tumultuoso degli anni ’70 grazie alla sua amata Leica».
Negli anni Settanta, un periodo di grande fermento sociale, D’Amico ha seguito e immortalato i
movimenti femministi, gli scioperi, le lotte studentesche, conferendo alle immagini una profondità
critica che le ha rese memorabili.
Un tema centrale nel suo lavoro è il tentativo di contribuire alla costruzione della memoria
collettiva. Secondo lui, infatti, la fotografia non si deve limitare a riprodurre la realtà ma piuttosto
deve svelarne il significato più profondo. «Il giorno che uccisero Giorgiana Masi» è un esempio
emblematico di come uno scatto possa smentire le narrazioni ufficiali e diventare documento
storico. La sua fotografia non è mai stata uno strumento d’accusa, ma una narrazione che porta lo
spettatore ad identificarsi con la vittima.
«Ma gli ideali che Tano D’Amico ha immortalato, oltre che farli propri, sono ideali traditi? È la
domanda che gli rivolgeremo per dar vita a spunti di riflessione importanti e per cercare di dare
una risposta alla fase storica che oggi stiamo vivendo». – aggiunge – «Desideriamo ringraziare tutta
l’amministrazione comunale di Campobasso ed in particolar modo all’assessora alla Cultura Adele
Fraracci per aver sostenuto e condiviso questo nuovo percorso della fotografia che sta riscuotendo
grande successo».
Per Tano D’Amico, la fotografia è un atto di resistenza: non uno strumento di carriera, ma un
mezzo per dare voce agli invisibili. «Il vero fotografo è colui che ha qualcosa da dire», afferma. E le
sue immagini, ancora oggi, parlano forte e chiaro.
BIOGRAFIA
Tano d’Amico nasce a Filicudi nel 1942 ma a soli sette anni si trasferisce a Milano. Diplomatosi al
liceo classico, inizia a frequentare la facoltà di Scienze Politiche alla Cattolica ma dopo il servizio
militare si sposta nella capitale, già in pieno fermento sociale. Giornalista professionista e
fotoreporter, ha partecipato alla fondazione del giornale Lotta Continua e ha collaborato con il
manifesto e la Repubblica. In più di cinquant’anni di carriera ha raccontato la vita di chi è ai
margini della società: ha realizzato reportage su carceri, manicomi, rom – restituendo loro la
dignità che gli era stata negata – e ha documentato non ha mai smesso di raccontare le
manifestazioni di piazza facendo del bianco e nero e dell’obiettivo 35 millimetri la sua personale
cifra stilistica.