Comunemente si pensa che incenerire significhi distruggere, ma in natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma! Dunque la massa incenerita si conserva trasformata. Se si prova poi a pensare che per bruciare 1 tonnellata di rifiuti occorrano diversi metri cubi di gas (da 4 a 19 a seconda dell’inceneritore) è facile verificare che la massa emessa sotto forma di fumi, ceneri e liquidi reflui è superiore alla massa dei rifiuti inceneriti.
L’incenerimento dunque genera una riduzione del volume del rifiuto trattato e la produzione di tre tipi di scarto ovvero: aeriforme, liquido e solido. Ognuna di queste tre tipologie di scarto contiene sostanze che vengono riversate nell’ambiente e che hanno effetto mutageno, cancerogeno e tossico sugli esseri viventi. Per quanto riguarda la frazioni di scarto liquida e solida è necessario provvedere al loro smaltimento attraverso sistemi di discarica speciali, mentre lo scarto aeriforme viene immesso direttamente in atmosfera e provate a pensare cosa diventa l’atmosfera!
Le sostanze emesse nell’atmosfera sono polveri grossolane (Pm10), fini ed ultrafini (Pm2.5-Pm0,1) e sono costituite da particelle di sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine, furani e altri composti) tutte estremamente nocive che esplicano il loro effetto nel tempo essendo sostanze persistenti e bioaccumulabili.
Le polveri ultrafini in particolare (Pm2,5 – Pm1 – Pm0,1) sono estremamente pericolose e si formano quanto più alta è la temperatura di combustione, inoltre anche i migliori sistemi di abbattimento non sono in grado di abbatterle ma solo di ridurle. Queste nanoparticelle hanno delle caratteristiche del tutto particolari: fungono da carrier per altre sostanze; penetrano profondamente l’albero respiratorio e possono attraversare la membrana alveolo-capillare riversarsi nel torrente circolatorio e raggiungere qualsiasi organo ed apparato esplicando in loco il loro effetto nocivo; contaminare il bambino già durante la gestazione in utero ed esplicare una sorta di effetto di riprogrammazione dell’ontogenesi attraverso meccanismo epigenetico; fungere da interferenti endocrini; provocare patologie cronico-degenerative respiratorie e cardiovascolari; provocare il cancro.
Gli effetti sulla salute umana, come dimostrato da numerosi studi, sono indipendenti dalla concentrazione in atmosfera delle Pm10 e ciò dovrebbe far riflettere sul metodo di monitoraggio che attualmente viene effettuato.
Una menzione particolare meritano poi le diossine, sostanze note al grande pubblico per l’evento disastroso accaduto a Seveso nel luglio del 1976, e i policlorobifenili PCB. Queste sostanze si producono dai processi di incenerimento, vengono emesse in atmosfera dove vi persistono per lungo tempo e possono essere trasportate anche su lunghe distanze, ricadono al suolo contaminando non solo il suolo ma anche ciò che vi cresce e viene coltivato, il loro accumulo quindi in piante e animali, nella massa grassa dell’organismo, si evidenzia con la contaminazione della catena alimentare che è la principale via d’esposizione nell’uomo. Per queste sostanze non si può parlare solo di concentrazione, ma si deve parlare di quantità in termini assoluti, difatti anche per i moderni inceneritori, quelli di ultima generazione per intenderci, che dichiarano di rispettare emissioni pari a 0,01ng/m3 di molto inferiori alle concentrazioni di legge, hanno una produzione quantitativa di diossine a livelli alti. Il conto è presto fatto: considerando che la portata di fumi al camino, per impianti di medie dimensioni, è circa 200.000 Nm3/ora, alle concentrazioni dichiarate vengono emessi in termini assoluti 2000ng di diossine/ora ovvero 48000ng di diossine nelle 24 ore, per tutti i giorni di attività dell’impianto!!. Considerando infine che secondo l’EPA (agenzia di protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) la quantità minima giornaliera di diossine accettabile è 0.0007ng/Kg/die se ne conclude che la quantità di diossine prodotte da un impianto di ultima generazione non garantisce la tutela della salute.
Per non parlare poi dell’effetto cocktail di tutte le sostanze emesse, di cui solo recentemente si inizia ad avere contezza, che amplifica in maniera quasi esponenziale l’effetto delle singole sostanze.
In Italia il 33% della popolazione è esposta a valori eccessivi di particolato grossolano, fine e ultrafine, contro una media dei paesi U.E. dell’11%. La UE ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il superamento dei limiti in dieci Regioni e il Molise è tra di esse, ma credo solo per il limite del Pm10 visto che nessuna delle centraline gestite dall’Arpa Molise effettua il monitoraggio del Pm2,5 il cui valore limite annuo fissato in 25µg/m3 è vincolante dal 1 gennaio 2015, dopo essere stato valore obiettivo dal 2010 (D.Lgs. 155/2010).
In Regione abbiamo 1 inceneritore ufficiale a Pozzilli e qualcun’altro camuffato da cementificio, l’anno scorso in un incontro organizzato dall’associazione “Mamme per la salute e l’ambiente onlus Venafro” e ISDE Italia un passaggio è stato il seguente: Noi troviamo una matrice ambientale dove le emissioni di diossine ci sono e sono accertate perché abbiamo valori nell’ordine non lontano dal grammo, come emissione di Colacem, e di milligrammi, come emissioni annue di Hera. Tenendo presente che la diossina può durare nell’ambiente più di dieci anni, ogni anno si accumula l’anno precedente. Quindi abbiamo una situazione di vari grammi nell’ambiente e quando la pericolosità è a miliardesimi di milligrammo abbiamo miliardi di volte, sparsi nell’ambiente, quantità pericolose che possono accumularsi, attraverso la catena alimentare, nelle piante che diventano foraggio, negli animali e poi nell’uomo.
In una recente trasmissione su Telemolise, che ho seguito in streaming e riguardante la gestione dell’inceneritore Hera di Pozzilli, si è parlato di leggi, regolamenti, delibere ma poco o nulla degli effetti sull’ambiente e sulla salute che l’incenerimento produce!
Noi del Comitato di Difesa della Salute & Ambiente Molise siamo preoccupati di quello che sta accadendo e potrebbe accadere alla qualità dell’aria di una regione a vocazione turistico-agricola e siamo dell’idea che una corretta gestione dei rifiuti debba prevederne la riduzione, il riuso, il riciclaggio e il recupero energetico in altra forma che non sia la produzione di energia elettrica attraverso l’incenerimento. Purtroppo però, in Italia e di conseguenza anche in Molise si va verso una incentivazione dell’incenerimento contrariamente a quanto avviene in altri Stati Europei e in contrasto con le direttive europee, difatti è stata ammessa la riclassificazione degli impianti di incenerimento per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani D10 a impianti per il recupero di energia R1. Le preoccupazioni delle Mamme per la salute, che combattono battaglie che noi appoggiamo, sono anche le nostre e accogliamo con soddisfazione la disponibilità da parte della regione ad incontrarle per capire meglio cosa accadrà nell’area di Pozzilli.
Citando Albert Einstein: la preoccupazione dell’uomo e del suo destino devono sempre costituire l’interesse principale di tutte le iniziative tecniche, e io aggiungo POLITICHE.