“Sanità: l’obiettivo fondamentale che va perseguito è quello della efficacia, efficienza, sostenibilità, solidarietà e sussidiarietà del sistema sanitario, ponendo il cittadino, in quanto persona, al centro del progetto, non rassegnandoci ad una bassa intensità e qualità di cura per perseguire il contenimento e la revisione della spesa, ma in direzione della più alta qualità possibile con la maggior appropriatezza di cura”. Questo l’incipit della nota stampa del consigliere di minoranza, Angiolina Fusco Perrella, la quale illustra anche soluzioni per i presidi ospedalieri di Larino e Venafro, per i quali il piano ASReM prevede una riconversione delle strutture.
“Il futuro del Sistema Sanitario Regionale – continua la Fusco – deve essere teso all’affermazione di un sistema stesso più giusto, più equo per tutti i cittadini ed economicamente compatibile e razionalizzato per una più obiettiva e puntuale allocazione delle risorse, che non sono infinite. E’ vero che le richieste del territorio sono pressanti rispetto al contesto generale, è vero che vengono per mille ragioni condivisibili ma la politica deve attendere al suo ruolo fondamentale di guida, facendo sintesi delle pur lecite istanze rendendole compatibili con le risorse a disposizione. Una delle questioni più importanti – aggiunge il rappresentante di minoranza in consiglio regionale – riguarda i presidi ospedalieri di Venafro e Larino, per i quali, come già affermato, il piano ASReM prevede una riconversione delle strutture.
Una soluzione che noi vogliamo condividere e portare avanti con impegno è quella dell’istituzione di strutture di eccellenza e servizi a riferimento regionale da attivare in questi due ospedali, in modo da arricchire notevolmente l’offerta sanitaria per i cittadini del Molise e non solo. Nello specifico si può prevedere per il “Vietri” di Larino l’istituzione di un centro regionale di prevenzione, diagnosi e cura per i disturbi alimentari provocati dall’anoressia e dalla bulimia, invece per il “Santissimo Rosario” di Venafro l’istituzione di un centro specialistico di neuropsichiatria infantile e un centro regionale per la cura dell’autismo infantile e in età adulta. Riguardo al trattamento per i Disturbi del Comportamento Alimentare (cosiddetto DCA) riteniamo che sia necessario concepirne la terapia in termini interdisciplinari e integrati, con strutture di cura all’interno delle quali devono collaborare in sistema strutture professionali diverse: nutrizionisti, psicologi, internisti, psichiatri che possano seguire le varie fasi della malattia. In Italia ci sono dati che rilevano una prevalenza dello 0,2%-0,8% per l’anoressia e dell’1-5% per la bulimia, numeri che hanno spinto il Ministero della Salute, di concerto con il Ministro della Gioventù, a lanciare nel 2008 il progetto “Le buone pratiche di cura dei disturbi del comportamento alimentare”, che, tra le altre cose, ha permesso una mappatura di 155 servizi al trattamento dei DCA sul territorio nazionale. Anche la cura dell’autismo deve rappresentare un nuovo punto della nostra offerta di salute, a proposito il mio è un impegno concreto visto che sto lavorando e a breve presenterò una proposta di legge articolata e completa che affronti al meglio il tema dell’autismo. Un centro regionale che si occupi di questa problematica è necessario per raggiungere una diagnosi corretta e fornire ai pazienti, di età compresa tra i primi anni di vita e l’età adolescenziale-adulta, le competenze riabilitative necessarie e sviluppare un progetto globale volto alla massima autonomia nella vita personale e sociale, evitando agli utenti la dispersione e la disomogeneità degli interventi. Un’azione da portare avanti in integrazione con il centro specialistico di neuropsichiatria infantile, che deve offrire le giuste e adeguate competenze in materia; da rilevare anche la volontà, e anzi la necessità di portare avanti terapie rivolte agli adulti, visto che troppo spesso il soggetto autistico, superata l’adolescenza, viene lasciato da parte dai servizi di pediatria e di neuropsichiatria infantile, facendo venire meno, di conseguenza, la funzione sia educativa sia riabilitativa dell’inserimento scolastico”.