Ho appreso solo nella tarda serata di domenica, quando i termini erano abbondantemente scaduti, che la nostra proposta di apparentamento non ha riscontrato il gradimento dell’entourage dell’Avv. Angelo Sbrocca, poiché a loro dire, viziata da presunti personalismi. Avevamo subordinato il nostro ingresso in maggioranza all’esclusione dalla futura giunta di quanti avevano ricoperto incarichi esecutivi nella ex-giunta Di Brino. Nulla di più di quanto chiesto sin dalla fase organizzativa delle primarie. Non si è trattato né di personalismi, né di veti ma della volontà di dare un segnale forte di discontinuità con il passato. Del resto non crediamo che ci si possa muovere l’accusa di porre veti, quando lo stesso entourage ha impedito inspiegabilmente, al dott. Pino Marino, la candidatura nella lista del PD.
Non abbiamo chiesto nulla in cambio, per nessuno, né incarichi né poltrone. Ciò nonostante la nostra proposta è stata rifiutata e si è scelto la compagnia di ex assessori che non hanno esitato a cambiare nottetempo casacca. Noi a questa politica non ci stiamo.
L’apparentamento poteva rappresentare il modo per dare alla città un buon governo relegando definitivamente Marone, Di Brino e la sua ex-giunta all’opposizione. Noi abbiamo fatto il nostro passo avanti, qualcun altro è stato irremovibile. Questo dimostra, prima di tutto, la mancanza di lungimiranza e di coraggio.
Siamo orgogliosi del lavoro svolto. Abbiamo usato un metodo collegiale per prendere le decisioni ascoltando i punti di vista di ciascuno, ma soprattutto abbiamo mantenuto una linea estremamente coerente con quanto abbiamo affermato fin dall’inizio. E siamo convinti che la coerenza paghi.
Siamo usciti dalle primarie proprio perché eravamo contro la presenza di transfughi dell’amministrazione Di Brino che avrebbero pesato (e peseranno) come una zavorra sul futuro della città. Abbiamo portato avanti una campagna elettorale basandoci su un modello nuovo di politica che metta al centro la persona e il bene comune dei cittadini. Siamo stati premiati per questo. Non essendo arrivati al ballottaggio e con l’obiettivo di non consegnare la città al centrodestra avevamo maturato la decisione di trasfondere le istanze di quasi 4 mila elettori termolesi nell’azione di governo della prossima amministrazione. Ma i veti incrociati di correnti e segreterie di partito orientate alla tutela del proprio “particulare”, lo hanno impedito.
L’idea era la formalizzazione di un apparentamento con il quale ripristinare condizioni di omogeneità della coalizione. Tutto ciò non è accaduto: qualcuno ha deciso di sposare un vecchio e superato modo di fare politica perdendo l’occasione di proiettare Termoli verso il futuro. Peccato.
Per completezza di informazione va detto che, abbiamo declinato, l’offerta del Candidato Sindaco Sbrocca di realizzare un accordo politico, non in grado a nostro avviso di garantire discontinuità e incisività dell’azione amministrativa.
Invitiamo i nostri elettori a scegliere il Candidato che meglio potrà governare la nostra città e la cui proposta programmatica più si avvicina alla nostra.
Ci sono dei punti che riteniamo imprescindibili per un buon governo della città: la ri-pubblicizzazione del servizio idrico integrato attraverso un’azienda speciale di diritto pubblico (con la relativa tutela dei lavoratori attuali), la difesa del presidio ospedaliero locale, la gestione pubblica del parco comunale e degli asili nido, i sostegni alle famiglie in difficoltà anche attraverso la riduzione delle indennità dei consiglieri comunali, il no alla cementificazione selvaggia, la promozione del turismo e della cultura, la valorizzazione e l’attenzione al registro tumori. Invitiamo pertanto gli elettori termolesi ad esercitare il diritto-dovere di voto sancito dalla Costituzione, esprimendo il proprio consenso a quel candidato che assumerà, verso i temi elencati, impegni seri e concreti, depurati da ogni intento propagandistico.
Ancora una volta ringraziamo gli elettori termolesi per aver dato fiducia ai nostri candidati e alla nostra proposta, che ha nella discontinuità con la vecchia politica, il suo caposaldo.
Paolo Marinucci