Il sindaco di Termoli, Angelo Sbrocca, ha dichiarato con estrema nettezza che il tunnel si farà e che eventuali petizioni e consultazioni referendarie non cambieranno il corso degli eventi. In effetti, questo sembra l’atteggiamento di un monarca anzi che di un sindaco, per di più assecondato da una maggioranza in consiglio piatta e cortigiana.
In realtà, non si sta discutendo di una facezia, ma di un’opera imponente da ben 19 milioni di euro, che muterà radicalmente il volto di piazza S. Antonio e dintorni: una delle zone che maggiormente caratterizzano la memoria e l’identità storica della nostra cittadina.
Intendiamoci, l’idea di riqualificare aree degradate come Pozzo Dolce, il Teatro Adriatico e la stessa piazza S. Antonio non sarebbe certo balzana, ma pensare di realizzarlo in modo così autocratico ed invasivo è un errore gravissimo, che si aggiunge ai già tanti interventi sbagliati del passato che hanno ormai compromesso il nostro territorio.
Entrando nei meriti, appare evidente come tutto il progetto ruoti intorno al famigerato tunnel e intenda poi svilupparsi in una megastruttura estesa ed a multilivelli, che nei fatti trasformerà tutta l’area in una specie di centro commerciale. Peraltro, pare un idea tuttaltro che originale: ci sovviene di un progetto analogo in passato, fortunatamente accantonato. Sarà solo una coincidenza o una riedizione sotto mentite spoglie?
Qui non si tratta di essere contro il progresso, come dichiara in modo ingannevole il sindaco di Termoli, visto che ragioniamo di ridefinizioni urbanistiche e non di adozione di chissà quali innovazioni tecnologiche. Ma dato che questo megaprogetto insiste in un punto strategico per l’immagine della città, andava forse partecipato e ponderato con più attenzione.
L’opera risulta disorientante e, di fatto, annulla la verde ed ariosa veduta a mare quale dovrebbe permanere, trasformandola in un complesso soffocante di acciaio e cemento. Le ricostruzioni in video, accattivanti ed eteree, possono pure suggestionare, ma sono finzione grafica: nella realtà siamo davanti a qualcosa a forte impatto ed esteticamente molto discutibile.
Per riqualificare le aree sopracitate sarebbero state sufficienti delle buone idee, indirizzate al risparmio e in armonia con l’identità storica di quei luoghi, senza stravolgerli così drammaticamente. Ma proprio per il fatto che non stiamo parlando della realizzazione di una rotonda o della sistemazione di un aiuola, ci chiediamo: perché mai non si è bandito un concorso di idee e valutare in modo più condiviso e ragionato la soluzione migliore?
Un altro aspetto che viene poco considerato è il rischio archeologico che la realizzazione di questa opera comporterebbe nelle aree interessate, rischio ben evidenziato anche nelle relazioni accluse al progetto. Stranamente su questa cosa si resta molto evasivi.
Rispetto al’inutilità complessiva del progetto abbiamo già commentato in precedenza. La finalità di snellimento del traffico attraverso il tunnel sotto via Roma ci pare fuorviante, visto che il flusso delle vetture verrebbe indirizzato nell’imbuto di Via Mario Milano, si può così già ipotizzare quanto serva a poco questa canalizzazione. A noi pare l’esatto opposto di un decentramento del traffico veicolare, indipendentemente dalla realizzazione del parcheggio sotto Piazza Sant’Antonio, che peraltro rimarrebbe vuoto per la maggior parte dell’anno, come l’esistente parcheggio di via Campania.
Il miglior modo per liberare Termoli, banalmente, sarebbe quello di tenere più lontani possibile i mezzi dal centro urbano, impedendone a monte l’attraversamento e favorendo la massima pedonalizzazione (isole, ZTL, ecc.), senza la costruzione di alcun tunnel e né di altre opere faraoniche. In fondo, stiamo discutendo di una piccola cittadina costiera, con una criticità di traffico ben lungi dalle misure delle grandi metropoli e concentrato prevalentemente nei 2 mesi estivi.
Un altro aspetto che ci inquieta attiene a quello che dovrà essere l’effettivo ritorno dell’unica impresa che ha risposta al bando, dato che questa dovrebbe integrare 14 milioni di euro per la realizzazione dell’opera, oltre ai 5 milioni pubblici già stanziati. Ci risulta difficile pensare che solo un parcheggio rappresenterebbe la compensazione economica all’investimento. Per questo è giusto chiedersi se il tanto decantato auditorium e tutte le altre strutture che si svilupperanno, saranno ad appannaggio dei privati o di pubblico utilizzo.
Da considerare seriamente, inoltre, c’è anche la possibilità di interruzione lavori per mancanza di fondi o per stravolgimenti del progetto in corso d’opera, rischiando così un’infinita cantierizzazione di un’area centralissima. Quali garanzie abbiamo che questo non accada? Casi esemplari, purtroppo, ne abbiamo abbastanza.
Insomma, per il Partito della Rifondazione Comunista di Termoli le criticità e le perplessità riguardo a questo progetto sono molteplici e preoccupanti, per questo ne va impedita la realizzazione. Prima di vararlo, bene avrebbe fatto questa amministrazione a confrontarsi con le forze politiche e sociali e, soprattutto, a mettersi in ascolto della cittadinanza. Il referendum poteva rappresentare un valido strumento di indagine dell’opinione dei termolesi.
In definitiva, sembra di essere di fronte all’ennesima speculazione spacciata per innovazione, indirizzata verso finalità commerciali e particolari più che turistiche e riqualificanti. Il tutto realizzato attraverso un intervento dissacrante nel nostro territorio, paragonabile ad un vero e proprio “stupro” della memoria storica e collettiva, che rischia di pregiudicare irrimediabilmente un’area caratteristica di Termoli e di consegnarla ai profitti di privati.
Come se non bastasse, tutto ciò avviene senza il minimo coinvolgimento democratico e con una ambiguità ed una esiguità sconcertante di informazioni. Nel frattempo, le estese periferie dove vivono gran parte dei termolesi, sono lasciate all’abbandono e al degrado.
Direttivo del Circolo del PRC di Termoli