Nel corso della giornata di venerdì 9 dicembre 2016 si è appreso con stupore da mass media locali di Marche, Abruzzo e Molise delle esternazioni che il sig. Luciano Di Tizio ha rilasciato alla stampa come delegato del WWF Abruzzo commentando a suo modo la nota che gli Assessori alla Pesca delle tre Regioni del Medio Adriatico hanno spedito agli Onorevoli Deputati e Senatori di Marche, Abruzzo e Molise.
Tale nota fa riferimento ad un documento condiviso tra le imprese della pesca aderenti alla rete Ma.Mol.Ab. in cui hanno constatato alcuni aspetti della legge n°154 riguardante l’inasprimento delle pene su reati gravi che non tiene adeguatamente conto della diversità delle tipologie di infrazioni ritenendole praticamente tutte di grande gravità.
Nel documento è stato evidenziato e dimostrato con l’illustrazione di fatti realmente accaduti di come oggi venga anche colpito in maniera spropositata il pescatore che rispetta le regole, perché il pescatore che pesca con attrezzi da pesca regolamentari e in zone di mare ove la pesca è consentita e accidentalmente cattura una specie non bersaglio o piccoli quantitativi sottomisura non può essere punito penalmente e soprattutto non può essere equiparato a chi pesca con attrezzature vietate, in zone di nursery o compie azioni di contrabbando. Il dossier presentato dagli armatori di Mamolab pone inoltre in evidenza come l’art.90 del Reg. Comunitario 1224/2009 esplicita che “oltre all’art.42 del Reg. CE n.1005/2008 sono considerate infrazioni gravi anche le attività in funzione della gravità determinate dall’autorità competente dello Stato membro (cioè dall’Italia), che dovrebbe tener conto di criteri quali la natura del danno arrecato, il suo valore, la situazione economica del trasgressore e la portata dell’infrazione o la sua reiterazione. Risulta dunque davvero inopportuno e altamente squilibrato che lo stato membro Italia punisca con una multa di 5.000 euro, 5 punti sulla sua licenza di pesca e 5 punti sul suo libretto di navigazione chi commette 50 euro di infrazione.
Le esternazioni fatte dal delegato WWF Luciano di Tizio non solo sembrerebbero ispirate a vecchi e trogloditi pregiudizi che fanno di “tutta un erba un fascio” considerando tutti i pescatori come “contrabbandieri” o “bracconieri”, così come sono stati definiti dal Di Tizio, ma sono segnali negativi che vanno in controtendenza a tutte quelle azioni che con grandi sforzi vengono profuse dai pescatori che, in piena condivisione dei principi europei della PCP ispirati alla tutela dell’ambiente e salvaguardia della risorsa marina, vogliono collaborare con la ricerca scientifica e le istituzioni pubbliche locali per perseguire gli obiettivi di valorizzazione della pesca produttiva italiana.
Si coglie l’occasione per far presente al dott. Di Tizio che tra i principi ispiratrici del contratto di rete “MA.MOL.AB”, siglato davanti ad un Notaio circa un anno fa, ai sensi dell’articolo 3, D.L. 10 febbraio 2009, n. 5, e dell’articolo 42, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, vi è “la salvaguardia dell’ecosistema marino con una corretta e disciplinata attività di pesca sostenibile, ritengono che sia necessario caratterizzare la propria attività, i propri prodotti e servizi con elevati livelli innovativi di gestione ecosostenibile e standard qualitativi, e con il rigoroso rispetto di parametri predefiniti in specifici disciplinari di produzione, pubblicizzati e resi riconoscibili presso i consumatori finali mediante la realizzazione di marchi di qualità che valorizzino inoltre la storia e le tradizioni delle marinerie”. Oggi il pescatore ha raggiunto una maturità tale in cui condanna le azioni di contrabbando o frode perché le ritiene dannose per la pesca.
Vogliamo altresì far presente che lo scorso 18 settembre 2016 due rappresentanti di Mamolab hanno partecipato ad un meeting operativo organizzato dal WWF ad Ancona, in collaborazione con il CNR, accogliendo di fatto l’invito ad una collaborazione sinergica per confrontarsi sulle problematiche dell’attività di pesca in Adriatico. Si sottolinea che in tale occasione Mamolab si è rammaricata circa la scarsissima partecipazione della pesca a tali incontri ritenendoli di vitale importanza per la pianificazione delle strategie dell’attività di pesca.
Ci duole però constatare che tali esternazioni fatte dal Sig. Di Tizio non fanno altro che giustificare tale distacco ed accrescere il solco che divide istituzioni come il WWF alla base produttiva della pesca.
Pertanto con la presente invitiamo la direzione generale del WWF a continuare ad incentivare momenti di confronto come quello di Ancona e di prendere le distanze da quando espresso pubblicamente dal Sig. Di Tizio e invitiamo quest’ultimo ad un confronto per informarsi circa le attività che Mamolab sta portando avanti con grandi sforzi, anche economici, prima di continuare a rilasciare interviste prive di ogni fondamento, al limite di intraprendere azioni a tutela dell’immagine e reputazione dei pescatori di Marche, Abruzzo e Molise. Lo preghiamo di mettersi in contatto con la nostra segreteria: mamolab2015@gmail.com. Sarà inoltre premura di Mamolab nei prossimi giorni chiedere un incontro con la direzione generale WWF Italia.
In conclusione i referenti di Ma.Mol.Ab intendono ringraziare gli Assessori Regionali ad aver recepito le indicazioni che nascono dalle esigenze delle marinerie locali, che si basano sulle problematiche che si trovano ad affrontare quotidianamente chi vive il mare e le banchine 365 giorni l’anno e gli invitano ad andare avanti perché questa è la giusta strada da intraprendere. Un ennesimo plauso all’attività dei tre Assessori Regionali per essersi messi a disposizione dei lavoratori del mare (e non bracconieri) ed aver in modo celere raccolto le loro indicazioni che hanno poi prontamente trasmesso agli Onorevoli Deputati e Senatori di riferimento.
Ulteriore ringraziamento di cuore è indirizzato a tutti quegli armatori e pescatori che, anche se non aderiscono ancora a Ma.Mol.Ab., si sono indignate a queste esternazioni che hanno paragonato i pescatori a bracconieri e fuorilegge. Si coglie l’occasione per invitare quelle poche marinerie di Marche, Abruzzo e Molise ancora non iscritte a Mamolab ad aderire alla rete di imprese non solo perché l’unione fa la forza ma perché si sta dimostrando un’ottima strada perseguibile per cercare di risolvere in modo costruttivo le problematiche che attanagliano la pesca nel Medio Adriatico. La costruzione di un dialogo costante tra le istituzioni locali e la base produttiva risulta essere di fondamentale importanza per cercare di salvaguardare e tutelare sia la risorsa marina che il mestiere del pescatore.
Le imprese di pesca di MA.MOL.AB.