Il processo di riordino delle norme in materia di consorzi di bonifica, che la Regione Molise ha avviato nel corso dell’ultimo anno, è apparso fin da subito quanto meno discutibile sotto una serie di profili, penalizzante per l’intera area bassomolisana e per lo più inapplicabile sul piano pratico.
Già dal mese di gennaio 2017 la Regione Molise aveva deciso di commissariare tutti i consorzi di bonifica presenti sul territorio molisano poiché, al fine di conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, venissero riorganizzati nelle funzioni da espletare. Nello specifico, il consorzio di bonifica di Termoli e quello di Larino sono stati entrambi commissariati con legge regionale e, sollevati gli organi eletti dall’assemblea dei consorziati, pur rimanendo in piedi i consigli dei delegati, organi di nomina politica, sono stati affidati alla gestione di un commissario straordinario unico che, seppur in un quadro poco chiaro riguardo la durata di tale incarico, i poteri, le competenze, l’operatività e la libertà decisionale che per un organo straordinario dovrebbero essere previsti normativamente, è stato incaricato di occuparsi, a tempo indeterminato, di conseguire il contenimento della spesa e il migliore svolgimento delle funzioni amministrative con contestuale riduzione degli oneri finanziari a carico della Regione derivanti dalle strutture consortili.
Ciò posto, al di là dell’assurdità di alcune idee dell’assessore Facciolla, che con il solito refrain della politica di razionalizzazione della spesa ha finito per ridurre il comparto agricolo-zootecnico regionale alla canna del gas, non si capisce secondo quale logica si possa sostenere che il solo accorpamento del Consorzio di bonifica integrale larinese con quello con sede in Termoli possa rappresentare un risparmio economico per la Regione specie se si considera, proprio a proposito della gestione consortile larinese, che i bilanci dell’ente non sono mai stati giudicati fuori controllo dagli organismi competenti e che non esiste una situazione debitoria tale da motivare il commissariamento o la soppressione e men che meno l’accorpamento con l’ente omologo di Termoli.
Seppure nella fretta del legislatore regionale non è stata ancora indicata la futura sede del consorzio per come verrà unificato, tutto lascia presagire che sarà l’ente larinese a cedere la propria autonomia per essere assorbito da quello con sede nella città adriatica. Quale che sia la logica sottesa, tale decisione appare veramente una forzatura se si valuta soltanto che una città da anni non più economicamente vocata all’agricoltura e che, va sottolineato, col suo consorzio di bonifica controlla e gestisce appena un terzo degli ettari che l’ente consortile di Larino copre da circa mezzo secolo erogando servizi, dovrebbe diventare sede accorpante e perciò rappresentare il punto di riferimento per i servizi agli agricoltori dell’intera area basso molisana. Non è capotico né insensato perciò affermare che, tanto la scelta di commissariare il Consorzio di bonifica integrale larinese e quello termolese quanto l’incertezza legislativa riguardo le funzioni e il riparto delle competenze che risiedano in capo al commissario straordinario, siano decisioni mirate a destabilizzare gli enti e le loro funzioni al fine di poter meglio mettere in atto quelle scelte frutto di mere valutazioni politiche, discrezionali e soggettive che nulla hanno a che vedere con i servizi da erogare, con la vita degli enti e degli agricoltori consorziati.
A livello politico locale il solito disinteresse da parte delle istituzioni, dell’amministrazione comunale larinese in primis, oltre a provocare ulteriore indignazione, è preoccupante. Nessuna presa di posizione è stata assunta dal Sindaco Notarangelo che impegnato come è a fare spam sui social network in vista delle prossime elezioni, proclamando altisonanti proposte di sviluppo agricolo-turistico del territorio molisano come quella riguardante “il biodistretto dei laghi frentani”, peraltro priva di ogni concreta programmazione alla base, forse non ha ancora raggiunto la consapevolezza che nel giro di breve tempo Larino rischia di perdere definitivamente un altro importante ente e così il ruolo di città di riferimento per il mondo agricolo e per gli 11 comuni compresi nel raggio di azione del Consorzio di Bonifica integrale larinese che invece, proprio nell’ottica dello sviluppo in chiave agricola di questa parte di territorio, dovrebbe vivere una fase di rilancio, avere un ruolo centrale ed essere propulsore della cooperazione e della sinergia dei produttori agricoli tendenti oltre che a valorizzare la qualità delle produzioni anche ad incentivare la commercializzazione dei prodotti locali collocandoli sui mercati.
Tutt’altra è invece la questione che riguarda la futura sede degli uffici ARSARP, agenzia sub regionale con sede a Larino, che pure dovrebbe essere trasferita in altri locali differenti da quelli che oggi occupa di P.zza dei Frentani a cui l’amministrazione comunale potrebbe offrire dimora, a costo zero per la Regione, presso uno dei locali tra quelli nella disponibilità del patrimonio comunale, oggi in disuso.
Sarebbe interessante conoscere anche quale sia la posizione maturata dai partiti larinesi davanti alle notizie che arrivano riguardo la sorte dell’ente consortile frentano, quella del PD soprattutto e come esso intenda porsi nei confronti dell’ideatore del piano di riorganizzazione dei consorzi di bonifica regionali, l’assessore Facciolla, anch’egli membro del partito democratico e riferimento di alcuni amministratori larinesi.
A margine della riunione svoltasi il 27 luglio scorso, valida per comprendere le ragioni dei consorziati e le intenzioni di reazione ai piani assessorili e ai provvedimenti regionali che penalizzano Larino, il Movimento LARINascita esprime piena condivisione delle istanze emerse e sostegno alle iniziative del movimento agricolo di Domenico Zeoli ed a quelle che gli agricoltori consorziati vorranno intraprendere per opporsi all’ingiustificata ed ennesima soppressione di un ente larinese.
Movimento LARINascita