Riportiamo l’intervento del sindaco di Termoli Basso Antonio Di Brino, illustrato al Consiglio comunale monotematico sul tema del Piano di riordino aziendale Asrem.
“Parto da un assunto: la salute non ha prezzo ma ha un costo. Risparmiare non significa tagliare, e tagliare non è sinonimo di razionalizzare, cioè di migliorare il rendimento con nuovi sistemi e metodi. edete, oggi non siamo chiamati semplicemente a rivendicare il diritto sancito dall’art. 32 della Costituzione, quindi non solo e non tanto per la tutela della salute, ma siamo chiamati a difendere la vita delle persone.
Data questa premessa io sono convinto che noi, oggi, abbiamo l’obbligo di fare proposte serie e concrete per la modifica del Piano di riorganizzazione aziendale Asrem, avendo in mente un obiettivo preciso, che è quello di non difendere soltanto l’Ospedale di Termoli, ma l’intera Sanità bassomolisana, a partire per una volta, anzi per la prima volta, dall’Ospedale di Larino e dall’intero territorio di riferimento.
Credo, infatti, che sia arrivato il momento di dare effettiva identità e dignità a questo territorio, senza per questo cadere in sciocchi o vetusti riferimenti campanilistici.
Qui non siamo abituati a “buttare l’acqua sporca con il bambino dentro”; noi crediamo, però, che nel Piano di riorganizzazione Asrem ci siano troppe cose che non convincono.
In primis il rapporto dei Posti Letto tra Pubblico e Privato, che con il Piano raggiunge il 37,2%, a fronte della media del 20% di altre Regioni.
Qualcuno ha detto che “con i Posti Letto non si fa Sanità, ma senza è impossibile curare e dare assistenza ai malati”. Credo che non valga nemmeno la pena richiamare in questo contesto le lunghe liste di attesa che attengono alla diagnostica ed alle prestazioni ambulatoriali, piuttosto che ai ricoveri.
Serve però analizzare quello che non va in questo Piano:
L’Ospedale di Larino ha zero posti letto per acuti, mentre quello di Termoli ne ha 258, a fronte dei 308 previsti dal rapporto “3 per mille quota-persona”: 2,51 rispetto ai 338 di Campobasso e ai 3,28 di Isernia.Quello che non va, è che questi Posti Letto sono stati re-distribuiti in strutture private del Medio ed Alto Molise, non essendocene sul nostro territorio, e precisamente:
a) 25 posti letto alla Cattolica
b) 17 posti letto al Neuromed
c) 2 posti letto a Villa Maria
d) 6 posti letto a Villa Ester
Preciso che non sono contrario alle strutture private, ma ricordo che Cattolica e Neuromed sono venuti in Molise per fare ricerca e medicina di eccellenza e non per sostituirsi, o sovrapporsi, al Pubblico.
Difatti, alcune Unità Operative Complesse e Unità Operative Semplici, da Termoli sono trasferite alla Fondazione, e tra queste l’Emodinamica di cui non si trova traccia né su Termoli né su Isernia; così come, altro magheggio, troviamo la Neurochirurgia come Unità Operativa Semplice al Cardarelli con “la disponibilità, attraverso l’istituzione di un dipartimento interaziendale, da parte del Neuromed con l’attivazione di un Pronto Soccorso dedicato”.
Quello che ancora non va, o forse non è ben chiaro, è la ripartizione dei letti di lungodegenza e riabilitazione, che per la quota 0,70 per mille, prevede 70 posti letto al Basso Molise; ma dalla lettura del documento emergono gli 88 posti per il Pubblico e la Fondazione e 136 per le strutture accreditate.
Non si comprende, quindi, cosa resterà per l’Ospedale di Larino.
Allora è il caso di arrivare adesso alla nostra proposta. Noi non chiediamo né più e né meno di quello che spetta a questo territorio, cioè i 70 posti letto di riabilitazione e lungodegenza per l’Ospedale di Larino e i 50 posti letto per acuti da re-distribuire tra Termoli e Larino, per realizzare l’integrazione e la complementarietà tra le due strutture, riportando le attuali Unità Operative in questo territorio, compresa l’Emodinamica.
Credo che questa possa considerarsi la giusta proposta da portare al confronto nella Conferenza dei Sindaci; questa è la proposta da portare all’attenzione del Presidente Frattura; questa è la proposta che, se condivisa, il Consiglio Regionale dovrà tenere in debita considerazione; queste, infine, sono le giuste condizioni per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza e per tutelare la vita dei nostri concittadini.
Solo così ciascuno di noi, nel corso del proprio impegno politico nelle istituzioni, non avrà rinunciato a chiedersi cosa abbia fatto della responsabilità che gli è stata affidata. Solo così, ai cittadini che siamo chiamati a rappresentare, non accadrà quello che è riportato su quella famosa lapide di quell’ancor più famoso cimitero inglese: <<E ve l’avevo detto che stavo male>>. “