Quanto vale lo spirito di un luogo? Quanto le generazioni che vi sono passate, i ricordi che in tanti si accendono nel guardarlo?
Per noi che abbiamo tenacemente difeso il patrimonio identitario e affettivo minacciato dal tunnel, il valore è incalcolabile, e resta tale anche se quel luogo è lasciato in abbandono.
L’approvazione, avvenuta in IV Commissione comunale, del piano triennale sulle alienazioni e valorizzazione di immobili di proprietà comunale, che include l’Istituto Nautico e la Scuola Schweitzer, riporta al centro del contendere anche queste considerazioni che possono sembrare stupidamente romantiche. Ma anche chi non ha mai lavorato in una scuola sa bene quanto potente sia l’immaginario simbolico e affettivo che si risveglia se ripensiamo agli anni dello studio, per lontani che siano.
Perché l’Istituto Nautico ha significato per decenni formazione, preparazione al lavoro, futuro sereno per moltissimi giovani nella nostra città di mare. E la Schweitzer è ancora oggi per tanti ragazzi e per i loro genitori luogo di serena quotidianità e garanzia di crescita culturale e sociale. E la parola stessa, ”alienazione”, ha un brutto sapore, concretizza quel diventare altro da sé, quell’allontanamento che l’etimologia spiega chiaramente.
Si dirà, come è stato fatto in commissione, e a ragione, che questi luoghi ricchi di valenze simboliche sono gravemente degradati, e presentano problemi di staticità, dunque devono essere riqualificati. Ma ci sarebbe davvero molto da aggiungere sui lunghi anni di incuria totale che hanno trasformato il Nautico in dormitorio all’aperto per senza fissa dimora e parte della Schweitzer in sede del club della Juventus: nulla contro il tifo calcistico, per carità, ma decisamente una scelta inspiegabile.
Copione, questo dell’abbandono e del degrado, visto ormai troppe volte, e regolarmente usato per giustificare la svendita di un bene pubblico. Talmente ricorrente da giustificare il sospetto che il degrado non sia casuale…
Senza contare che la relazione tecnica dei due edifici è a dir poco risibile, liquida con due parole lo stato critico degli edifici senza motivare, spiegare, allegare analisi strutturali o altro. Né da’ garanzie sul destino degli alberi antistanti le due scuole, questione solo in apparenza marginale, specie per la coerenza di un’amministrazione che vuol fare della piantumazione di alberi uno dei suoi tratti distintivi.
Per non parlare dell’assurda noncuranza con la quale la Schweitzer, tuttora sede di istruzione per almeno 150 alunni, viene definita “libera” (!).
Ma veniamo agli aspetti tecnico economici: i due istituti furono valutati nel 2013 dall’amministrazione Di Brino, che intendeva alienarli per poi costruire un unico polo scolastico sui terreni dell’ex Istituto Agrario.
Caduta l’amministrazione Di Brino, nel 2015 l’amministrazione Sbrocca li mise in vendita con la prospettiva di trasformarli in edilizia residenziale privata. Non essendoci state manifestazioni di interesse, il prezzo scese a circa 11 milioni e poi ai vergognosi 5 milioni e mezzo attuali. Quest’ultima stima fu redatta sempre dalla precedente amministrazione, e fino ad oggi i due edifici sono rimasti nell’elenco delle alienazioni.
Ora sono stati riproposti in Commissione, e alienati, con la stessa ridicola cifra, così bassa da far pensare che si voglia davvero garantire il massimo profitto chi costruirà.
Abbiamo tre domande fondamentali da rivolgere a questa amministrazione, che continua a ripetere di non voler dare seguito alle iniziative della precedente, e che vede nelle sue fila diversi consiglieri che contro questa operazione si sono battuti negli scorsi anni.
Perché, pur essendoci i tempi tecnici (parliamo di una delibera di dicembre 2020) non è stata rivista la stima del valore dei due edifici, della quale si riconosce apertamente l’assoluta incongruità?
Perché i due edifici sono stati reinseriti nel piano delle alienazioni, nonostante le decise assicurazioni in sede di discussione che non ci sarà alcuna vendita ai privati, e che la presenza in un elenco di immobili da alienare non significa automaticamente vendita?
Perché, se l’intenzione non è la vendita, nel bilancio di previsione 2020 – 2022 la cifra stabilita per la vendita viene inserita tra le entrate per competenza?
Non abbiamo motivo di contestare ora le rassicurazioni fornite dai consiglieri di maggioranza che nella passata legislazione si erano opposti a questa operazione, né di smentire le affermazioni sul fatto che alienare un bene non significa metterlo automaticamente in vendita.
Resta però il fatto che sarebbe risultato più comprensibile, per i tanti cittadini di Termoli ai quali le due scuole stanno a cuore, non vedere affatto inseriti i due edifici nell’elenco delle alienazioni; così come sarebbe stato sicuramente più coerente, anche per chi si è già battuto contro questa svendita, rimandare questo incomprensibile inserimento, che rende davvero difficile vedere discontinuità tra le due amministrazioni.
Per parte nostra, l’opposizione non sarà solo in sede di votazione in consiglio comunale: anche in tempi di distanziamento sociale, troveremo il modo di coinvolgere i cittadini e di dar loro voce nelle scelte che toccano temi fondamentali: la tutela dei beni comuni, l’istruzione, il consumo di suolo a favore dei privati.
Perché la campagna elettorale è finita, ma i punti sui quali verteva il nostro programma restano l’unica strada maestra da seguire, per non tradire la fiducia di chi ha creduto in noi.
TERMOLI BENE COMUNE – RETE DELLA SINISTRA