Viviamo in una società eccitata, accelerata, super tecnologizzata. Una società che dichiara sempre più con insistenza che “non c’è tempo”. “Il tempo viene dal cuore”, dichiara Momo nel romanzo di genere fantastico dello scrittore tedesco Michael Ende pubblicato nel 1973. Il tema centrale del romanzo è quello del tempo e del modo in cui esso viene impiegato nella società occidentale moderna. Attraverso un simbolismo fantastico e immaginario, esso porta una feroce critica al consumismo e alla frenesia del vivere moderno, che nel suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l’obiettivo della felicità delle persone e della qualità della vita.
Il tempo rubato dagli uomini grigi agli abitanti della città è un’evidente metafora dei piaceri che si ricavano dall’assaporare, nell’attimo, le piccole cose belle della vita.
Dunque, la sorgente del tempo è il cuore come è anche la sede in cui risiede. Il forziere che custodisce la gestione del tempo è sempre il cuore. Come dire: c’è tempo per le cose che ci interessano, per quelle che noi riteniamo utili, per le persone che amiamo.
Il tempo fugge. Scivola via. Non basta mai. E guai a perderlo, perché, si sa, non torna più. Poi, però, ci son posti dove passa velocemente e dove molto più lentamente. A volte sembra non passare proprio. Luoghi particolari, dove si è sempre alla ricerca di un modo per ingannarlo, il tempo. Luoghi come il carcere, dove le giornate iniziano presto e sembrano eterne, perché il più delle volte non c’è davvero nulla da fare. Il tempo deve essere abitato, utilizzato per il bene della persona. Occorre fare del tempo un’opera d’arte come se fosse una materia prima di cui ciascuno dispone. Nessuno ha tempo libero ma esiste certamente il “tempo liberato” quello, appunto, che “nasce dal cuore”. Il tempo che io scelgo di liberare per dedicarlo alle persone o alle cose che per me sono importanti.
Siamo all’inizio di un nuovo anno, per ciascuno di noi altri trecentosessantacinque giorni a disposizione per il lavoro, per lo svago, per gli impegni vari. Sembra che sia un tempo già programmato, impegnato, imprigionato perché alcune situazioni della vita hanno il diritto di prelazione assoluta, ma noi dobbiamo imparare a liberare il tempo per poter donare il tempo liberato a ciò che amiamo, che consideriamo prioritario o indispensabile. Ci sono poi dei “fratelli più poveri” come la fede, le relazioni, il volontariato per cui sembra che manchi sempre il tempo, invece in questa direzione occorre far guardare e muovere i passi del nostro cuore perché, deliberatamente, dedichiamo maggior tempo da sottrarre alle futilità o semplicemente gerarchizzando gli impegni, ma mai deve mancare il “tempo liberato”, il tempo scelto per donarlo alle cose e alle persone che non possono essere ignorate o a cui non possiamo dedicare solo gli scampoli di tempo quando ci sono. Le briciole del tempo non saziano nessuno ancor meno le relazioni a cui si deve necessariamente dare lo spazio giusto e necessario.
“La banca del tempo”, che ognuno di noi possiede, ci permette di staccare gli assegni delle ore e dei minuti da donare alle situazioni di capitale importanza. Impariamo a mettere la firma sotto gli assegni da staccare per donarli al “tempo liberato” da condividere. Apriamo le saracinesche del cuore dove è custodito tutto il tempo di cui disponiamo perché, ricordiamocelo: “il tempo viene dal cuore!”.
don Benito Giorgetta