Puntualmente, come continua il crescere dei disagi degli operatori e dei disservizi ai cittadini nella sanità, si confermano le bocciature delle proposte di programmazione operativa e l’aumento del deficit sanitario, come certificato dall’ultimo esito di verifica da parte del famigerato tavolo tecnico interministeriale del 19 febbraio u.s. .Era evidente a molti che anche l’ultima versione del P.O. 2013-2015 non proponeva alcuna soluzione alle criticità emerse negli incontri precedenti. Addirittura alcune di esse, quasi atto di sfida da parte della struttura commissariale, si sono dimostrate totalmente opposte a quanto richiesto dai tecnici ministeriali quale ad esempio la conferma del Dr. Angelo Percopo a Direttore Generale dell’ASREM in sostituzione del soggetto attuatore Dr. Carmine Ruta, redattore della precedente versione del P.O. 2013-2015, risultata in prima istanza in parte gradita al tavolo tecnico e che ne chiedeva il completamento.
Inoltre, risulta anche che il tavolo tecnico ha proposto al Governo centrale, come già accaduto con l’allora Commissario-Presidente Iorio, la rimozione dell’attuale Commissario ad acta Frattura, visti i mancati risultati e gli impegni assunti nell’ultimo anno.
Tutto ciò, anche se da noi da tempo ampiamente previsto, certamente non può rallegrare nessuno. Riteniamo invece sia una iattura, poiché potremmo ritrovarci come nuovo commissario un tecnico “puro” inviato da Roma. Tale esperienza è stata già da noi vissuta con il Commissario Dr. Filippo Basso che, non conoscendo le peculiarità e le esigenze territoriali, ha redatto una programmazione sanitaria regionale puramente “ragionieristica” basata esclusivamente sui numeri, privilegiando le strutture private accreditate a svantaggio di quelle pubbliche, come del resto si rileva dal P.S.R. 2013-2015 approvato con D.C.A. n° 8 del 20/03/2013.
E’ giunto il momento non più procrastinabile di affrontare il problema della sanità regionale in maniera definitiva : non si può più continuare a “tirare a campare” conservando lo stato attuale con le strutture pubbliche sempre più in sofferenza di personale a causa del blocco del turn over, la decurtazione dei posti letto, l’eliminazione anche di interi reparti, il crescere del deficit sanitario nonostante i ticket, le maggiorazioni delle aliquote fiscali e addizionali regionali, ecc…
Ciò anche alla luce di quanto è dato sapere dall’ultima verifica del tavolo tecnico, in cui si è riscontrato un disavanzo sanitario al 31.12.2012 di 182,8 milioni di euro. Inoltre, se si considerano anche le mancate rimesse di cassa da parte del bilancio regionale verso il SSR, si rileva uno squilibrio di cassa e competenza complessivo di oltre 334 milioni di euro, cioè circa la metà del finanziamento annuale attribuito alla nostra regione dal riparto nazionale del FSR.
Occorre in primis chiedere un nuovo Piano Sanitario Regionale 2013-2015, diverso da quello innanzi citato redatto dal precedente Commissario Dr. Filippo Basso, nettamente differente, e più rispondente alle esigenze territoriali; in parallelo una nuova proposta di P.O. 2013-2015 conforme al PSR e idonea ad eliminare le criticità rilevate e il rientro dal deficit.
La nuova Programmazione Operativa deve prevedere una rete di assistenza territoriale ben integrata con quella ospedaliera e rispondente alle esigenze di tutto il territorio. Occorre riequilibrare il rapporto delle strutture private accreditate con la funzione complementare a quelle pubbliche così come era previsto con il loro insediamento. Occorre definire un idoneo piano economico-finanziario e un dettagliato crono-programma, prendere ogni iniziativa utile a superare il blocco del turn over, per consentire l’assunzione di nuovo personale e la stabilizzazione di quello precario, al fine di eliminare i disagi e i disservizi ai cittadini. Individuare ed eliminare gli sprechi per ridurre il deficit sanitario. Con immediatezza occorre stipulare i contratti di confine con le regioni Campania, Abruzzo, Puglia e Lazio, per ridurre la mobilità passiva e ottimizzare quella attiva.
E’ triste constatare che il nostro Molise è l’unica tra le regioni che hanno sottoscritto il patto di rientro nel marzo del 2007, a non avere ottenuto alcun miglioramento, ma, peggio ancora, ad aver accresciuto in questi anni il deficit sanitario.
Noi siamo convinti che la gran parte dei cittadini molisani abbia maturato la consapevolezza che occorra abbandonare i campanilismi e la difesa oltranzista di strutture che non possono più assicurare tutta la gamma dei servizi, oltretutto a bacini di utenza la cui poca consistenza li rende di per sé antieconomici, ma che vengano garantite le risposte ai bisogni assistenziali in appropriate strutture con personale e attrezzature tecnologiche idonee. Parimenti crediamo vi sia ancora disponibilità ad accettare ulteriori sacrifici, comunque limitati nel tempo, purché alla fine del tunnel vi sia la restituzione della qualità e della dignità al servizio sanitario pubblico.
Ma siamo giunti al punto di non ritorno! Occorre uscire da queste sabbie mobili. Diversamente il destino del Molise è segnato: chiuso per fallimento.
Nicola Felice Presidente Comitato San Timoteo