L’incontro pubblico del 23 novembre, vivace e partecipato, rappresenta un esempio virtuoso di coinvolgimento dei cittadini su un tema che sta molto a cuore ai termolesi: quello del tunnel di collegamento tra porto e lungomare C. Colombo ( con le sue appendici di parcheggio sotterraneo ed edilizia privata). Quanti vi hanno preso parte hanno potuto apprezzare il taglio aperto delle relazioni, tese a stimolare un approfondimento critico sull’intera tematica, e hanno potuto interloquire con i quattro relatori sui vari aspetti riguardanti la mobilità sostenibile, le problematiche urbanistiche, il rischio archeologico e, non ultima, la fondamentale questione del ruolo degli abitanti e della partecipazione democratica nella trasformazione del territorio.
La maniera problematica con la quale è stato affrontato l’argomento ha finito col mettere maggiormente in luce le giuste ragioni del no al tunnel che qui riassumiamo così come sono emerse nel corso dell’incontro.
1 Il tunnel è un opera dannosa perché trasforma un ambito caratterizzato da mobilità interna e locale in un asse di attraversamento urbano, ”costruisce un percorso ad anello che congestiona e non risponde ad alcuna logica di mobilità sostenibile”. E’ un elemento estraneo inserito nella viabilità urbana del centro storico in quanto convoglia il traffico in un’area che dovrebbe esserne liberata ed acuisce la cesura tra il tessuto urbano e gli arenili, aumentando i flussi veicolari sul lungomare nord (insieme al parcheggio sotterraneo di Piazza S. Antonio funge da attrattore di traffico). I parcheggi sotterranei non sono localizzati sulla base di analisi attendibili, anzi non c’è alcuno studio al riguardo come, ad esempio, un’analisi della domanda di sosta.
2 Solo ora, a posteriori, ad aggiudicazione provvisoria avvenuta si stanno acquisendo dati giustificativi sui flussi di traffico.
3 Non c’è nessuna valutazione delle conseguenze economiche e sociali che le nuove volumetrie residenziali, commerciali e terziarie indurranno nelle zone centrali e nel centro storico accentuandone la marginalità.
4 Si definisce un fronte mare, che pure richiede misurati interventi di riqualificazione nel rispetto della morfologia esistente e della rinaturalizzazione dei luoghi, con un edificio pluripiano che inutilmente le simulazioni cercano di rendere accattivante.
5 Poiché è previsto dall’intervento il cambio di destinazione d’uso dell’area (attualmente verde pubblico attrezzato) andava attivato, prima dell’approvazione del progetto preliminare, il processo di formazione della variante al Piano Regolatore Generale (PRG) e contestualmente la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), strumento fondamentale ed obbligatorio, ai sensi delle normative vigenti, per valutare l’impatto significativo sull’ambiente della variante di un piano che prevede opere di alterazione del territorio e del paesaggio.
6 Il reale rischio archeologico va ben ponderato preventivamente altrimenti la Soprintendenza Archeologica potrebbe interrompere i lavori non appena venissero ritrovati reperti di cui l’area è sicuramente ricca. E’ facilmente immaginabile il danno che tutta la città subirebbe conseguentemente ad una interruzione di durata non prevedibile. L’opera, se realizzata metterà a dura prova la già lesionata “scarpata” sulla quale si leva Via dei Bastioni con tutto il retrostante abitato, la Torretta e il simbolo della città: il Castello. Una eventualità alla quale è meglio non pensare, che però nessuno può escludere. Al tempo stesso non si può sostenere che le vibrazioni non avranno conseguenze sulla fragile struttura che delimita il paese vecchio.
7 Le procedure amministrative praticate hanno escluso effettive possibilità di partecipazione della Comunità. Una partecipazione dalla quale non si può prescindere ogni volta che si intendono apportare profonde modifiche al patrimonio territoriale. Non si tratta solo del Referendum Consultivo negato dopo un iter trascinato per mesi, ma anche del così detto Dibattito Pubblico organizzato molto tardivamente senza prevedere la possibilità di rinunciare al progetto e lasciando solo alla Ditta aggiudicataria la facoltà di accogliere o rigettare le modifiche proposte. Solo nella relazione conclusiva il Garante del Dibattito Pubblico prof. Marco Olivetti, di sua iniziativa raccomanda all’Amministrazione Comunale e alla Ditta De Francesco di tenere in considerazione la possibile rinuncia all’opera. Una presa di coscienza tardiva, forse tesa a recuperare una credibilità personale visto che la possibilità di ritirare il progetto doveva essere inserito come regola fondamentale del Dibattito Pubblico.
Da qui la richiesta al Sindaco e all’Intera Amministrazione Comunale di Termoli a rinunciare all’opera progettata. Un ripensamento che, lungi dall’essere un sintomo di debolezza, rappresenterebbe una manifestazione di saggezza messa in atto da chi, mettendosi in ascolto delle persone e dei luoghi, sa ponderare i rischi e i benefici operando un confronto serio e approfondito su tematiche identitarie sociologiche culturali economiche e non solo tecniche.
Da parte nostra siamo pronti a dare un fattivo contributo affinché venga attuata una riqualificazione urbana che sappia coniugare utilità e bellezza per il benessere dei cittadini.
– Comitati Referendari
-TERMOLI DECIDE e PARTECIPATERMOLI
– Coordinamento Cittadino NO TUNNEL