Un grattacapo ed una spesa in meno per gli agricoltori che si sono visti togliere dall’art. 256 del decreto legislativo 152 del 2006 la possibilità di bruciare in loco il materiale agricolo dei residui di potatura, ramaglie, erba e sterpaglie. Il presidente della Repubblica, vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri , adottata nella riunione del 13 Giugno 2014, ha firmato il decreto legge 24 Giugno 2014, n.91 inerente la modifica al decreto legislativo n.152 del 2006, che all’art. 14 comma 8 lettera B recita “All’articolo 256-bis dopo il comma 6, è aggiunto il seguente: 6-bis. Le disposizioni del presente articolo e dell’articolo 256 non si applicano al materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco nel caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalla regione, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata”
Non posso che esser d’accordo con quanto richiamato dal D.L., che così facendo restituisce un po’ di serenità e semplificazione rispetto alla problematica, ma soprattutto non grava sull’imprenditore agricolo con costi aggiuntivi per smaltire sfalci e residui vegetali in centrali biomasse e, quindi, non alimentare la costruzione di questi “mostri” dei quali ci lamenteremo, come sempre, tra qualche anno quando sarà troppo tardi per noi e per il nostro ambiente.
L’importante è che, consapevolmente e diligentemente, l’imprenditore agricolo si attenga alle disposizioni rigide contenute al citato decreto legge, in quanto è facilmente plausibile farsi prendere la mano e bruciare più dei “tre metri steri” per ettaro, trasgredendo ad orari fissati dal Sindaco.
E a tal proposito, quale consigliere comunale e capogruppo Partito Democratico, mi appello al Sindaco Cammilleri affinché emetta, al più presto una Ordinanza comunale che individui con chiarezza e puntualità “le aree, i periodi e gli orari in cui è consentita la combustione controllata, sul sito di produzione, del materiale vegetale di origine agricola, suddiviso in piccoli cumuli….” , Ordinanza della quale non v’è ancora traccia!
Del resto a Campomarino sono già “partiti” vari incendi nelle settimane precedenti e, a parte fare una “pulizia opportuna” in alcuni punti del paese che diversamente sarebbero rimasti infestati da erbacce alte senza un minimo di cura, mi è sembrato quanto mai indicativo il momento in cui è successo.
Ogni anno è sempre la stessa storia e lo stesso dispendio di energie e mezzi.
Avere la mente lucida e sufficientemente aperta alla tutela del territorio dovrebbe essere una delle priorità degli amministratori, o comunque di coloro che ne hanno la responsabilità invece passano gli anni, la prevenzione non c’è, gli incendi si ripetono e poi diamo la colpa ai contadini che bruciano, appunto, sfalci d’erba e residui vegetali.
Il Capogruppo PD al Comune di Campomarino Vincenzo Cordisco