2500, questo è il numero dei visitatori, cittadini termolesi e turisti, che hanno visitato la mostra di Fredy Luciani al Castello Svevo dal 25 al 30 giugno scorso.
Un flusso continuo di persone incuriosite e ammaliate dall’espressione artistica del pittore e performer emblema della città adriatica.
Il titolo della personale “Atmosfere nell’infinito azzurro della costa molisana” ha consentito ai visitatori di ripercorrere le tappe della lunga carriera artistica di Fredy Luciani che lo vede impegnato tra le città di Termoli, Roma e New York dove periodicamente espone presso lo Jacob K. Javitis Center con una lunga serie di riconoscimenti come il Premio Trionfo del 2002 Artista dell’anno – Palazzo Orsini, premio Monterotondo – Roma 2003, il Premio Internazionale: Cavallino d’OroParco di Villa Livia – Roma 2003, il Premio Internazionale: Pasquino d’Oro 2004 Premio Internazionale: Europa III Millennio Palazzo Brancaccio – Roma.
Un percorso, quello tra le opere esposte nei corridoi degli arcieri del Castello Svevo di Termoli, tra i colori e le tecniche differenti con cui Fredy Luciani ha fermato paesaggi familiari e attimi sospesi nel tempo come nel dipinto nato nel periodo romano della frequentazione con PierPaolo Pasolini in cui è visibile un toro che calpesta un uomo, “Quasi un presagio di quello che sarebbe accaduto allo scrittore”, ha spiegato l’artista al primo cittadino Angelo Sbrocca in visita alla mostra.
Tra le tante recensioni degli amici artisti e pittori della caratura di Paloma Picasso e Vittorio Sgarbi che costellano il mondo di Fredy Luciani e che hanno voluto fermare sulla carta il loro pensiero, una in particolare sottolinea la poliedricità dell’artista, quella di Ibrahim Kodra: “Ho visto le foto di Fredy Luciani, è da pensare che in un periodo storico così confuso è riuscito a dare vita a un’armonia cromatica esemplare. La sua ricerca oggi consiste nel dare vita a immagini che rappresentano La nostra epoca. É riuscito a presentare un mondo poetico che dovrebbe rivelare sensazioni ancora da scoprire in questo nostro mondo storico”