Le imprese di pesca dell’Associazione Armatori Pesca del Molise accolgono con moderata soddisfazione le indicazioni sul prossimo arresto temporaneo dell’attività di pesca, emerse nel corso dell’incontro tenutosi a Roma e si accingono ad iniziare il terzo fermo tecnico consecutivo senza ancora aver avuto gli indennizzi relativi al 2015 e 2016 con la speranza e la fiducia nelle istituzioni di poter vedersi corrisposto quanto dovuto. Le imprese di pesca dell’Associazione Armatori Pesca del Molise accolgono con moderata soddisfazione le indicazioni sul prossimo arresto temporaneo dell’attività di pesca, emerse nel corso dell’incontro tenutosi a Roma e si accingono ad iniziare il terzo fermo tecnico consecutivo senza ancora aver avuto gli indennizzi relativi al 2015 e 2016 con la speranza e la fiducia nelle istituzioni di poter vedersi corrisposto quanto dovuto.Purtroppo anche per quest’anno non è stato possibile valutare un fermo pesca in primavera, tra maggio e giugno, periodo auspicato dagli armatori e dalla ricerca scientifica per favorire il ripopolamento della maggior parte delle specie ittiche, appello che viene chiesto ripetutamente ogni anno e che viene costantemente ignorato inspiegabilmente.
Tuttavia assistiamo quest’anno ad un fermo a “macchia di leopardo” che tiene parzialmente conto delle esigenze espresse dalle marinerie locali (non tutte), evidenziando la buona volontà dell’amministrazione ad ascoltare le imprese. Ciò testimonia l’importanza del dialogo tra le parti pubbliche e private come presupposto fondamentale per le strategie future, così come importante è l’unione tra gli armatori dei vari compartimenti. E’ solo condividendo le proprie idee con gli altri che è possibile perseguire obiettivi comuni. Da qui anche un ringraziamento a chi si è adoperato per favorire tale dialogo, come l’On. Venittelli.Il Decreto dovrebbe prevedere, per i compartimenti marittimi dell’Adriatico racchiusi tra Trieste e Ancona, il fermo tecnico obbligatori retribuito nel mese di agosto, così come per quelli che vanno da Manfredonia a Brindisi mentre da San Benedetto del Tronto a Termoli è previsto per il mese di settembre. Sono inoltre previsti ulteriori 12 giorni di fermo obbligatori non retribuiti. Se per le imprese pugliesi che fermano ad agosto è possibile scegliere i 12 giorni tra i 60 di settembre ed ottobre, tale facoltà non è invece concessa alle imprese di pesca operanti da San Benedetto del Tronto a Termoli che fermano a settembre e che sono costretti a fermarsi gli ulteriori 12 giorni necessariamente a rimorchio del fermo di settembre, ovvero sono costrette a fermare dal 28 luglio fino al giorno 8 ottobre 2017.
E’ dunque evidente come vi sia una disparità di trattamento incomprensibile tra imprese di pesca che di fatto, seppur appartenenti a compartimenti marittimi che effettuano il fermo tecnico in periodi diversi, effettuano l’attività di pesca negli stessi areali e che molte imbarcazioni iscritte nella GSA18 (Puglia) hanno “porto base” nei porti e operano nei mercati ittici di Molise, Abruzzo e San Benedetto del Tronto. Sarebbe di sicuro più equo poter prevedere per tutti la possibilità di poter scegliere quando effettuare i 12 giorni di fermo obbligatorio che potrebbero a questo punto essere scelti in agosto o ottobre. Auspichiamo che anche per tale questione il dialogo tra le parti possa portare ad una soluzione migliore e maggiormente equa. Sarebbe davvero incomprensibile tale difformità.Con vivo apprezzamento viene accolta la notizia del divieto di pesca entro le sei miglia dalla costa sin dal momento dell’uscita del decreto. Un importante provvedimento che merita di essere preso in considerazione anche per future azioni sperimentali di salvaguardia della risorsa. In molti ad esempio sono convinti che una regolata attività di pesca sotto costa possa rappresentare un importante azione di salvaguardia delle specie ittiche favorendone il ripopolamento, più efficace del fermo stesso.
Circa un mese fa le imprese di pesca avevano mostrato la volontà di non fermare o comunque di attuare azione di protesta se non fossero stati retribuiti i premi relativi ai fermi 2015 e 2016 prima del nuovo fermo tecnico. Se quelli relativi al 2015 “dicono” essere in pagamento per quelli del 2016 non vi è notizia, anzi, si è consapevoli che per il futuro sarà sempre più difficile prevedere degli indennizzi che già dallo scorso anno vengono messi “a bando” per scarsità di risorse economiche disponibili. Se poi a ciò aggiungiamo la grande facilità con cui si può essere sanzionati per infrazioni ormai ritenute tutte di grave entità che compromettono l’accessibilità agli aiuti, è facile intuire come gli indennizzi siano sempre più per pochi fortunati. L’unica certezza è che le imprese di pesca attendono ciò che gli spetta da oltre due anni e che per la prima volta per i marittimi non è più prevista la cassa integrazione ma un indennizzo di 30 euro per i 23 giorni retribuiti, ovvero circa 690 euro per un mese e mezzo di fermo. Ma se è vero che è dalle difficoltà che emergono i cambiamenti migliori, le imprese auspicano che ciò possa avvenire anche per la pesca e che possa presto giungere il tempo anche per azioni alternative di gestione locale della risorsa ittica che possano dare anche risultati migliori di quelli ottenuti nel corso degli ultimi anni dai fermi prima biologici ed ora tecnici. La risorsa ittica è in sofferenza e stiamo assistendo ad un drastico calo delle catture di tutte le specie ittiche locale, a cui non corrisponde un incremento dei prezzi di vendita all’ingrosso a causa del proliferare del prodotto di importazione proveniente da altre realtà, a noi vicinissime, in cui è consentito di pescare liberamente anche il sabato e la domenica riempiendo i mercati già il lunedì mattina e che pertanto sono già “sazi” e sottopagano il pescato locale delle nostre imprese. L’unica specie che aumenta in modo esponenziale di anno in anno è il gambero rosa che prolifera nei nostri mari insieme ad altre specie non autoctone, a testimonianza che la natura ci da segnali di come il mare stia cambiando. Non possiamo ostinarci a prevedere misure di salvaguardia vecchie di decenni fa ma occorre lavorare tutti insieme, pescatori, ricerca scientifica ed istituzioni affinchè possano essere adottati rimedi immediati, prima che il mestiere del pescatore si estingua prima di ogni altra specie ittica.
Basso Cannarsa
Presidente Associazione Armatori Pesca del Molise
Coordinatore Regionale FEDERPESCA