di Stefano Manocchio
Quando nella scaletta delle interviste sugli anni d’oro del basket maschile a Campobasso sono comparsi i nomi dei dirigenti, la prima idea che mi è venuta in mente è stata di stravolgere il senso e l’impostazione di questa rubrica, perché, mi sono detto, non è la stessa cosa fare domande a chi ha vissuto e forse vive di basket e a chi ha visto questo sport come un passaggio, anche importante, della propria vista, ma pur sempre un passaggio. Sinceramente credo di avere fatto il ragionamento giusto, perché l’intervista con Giuseppe Ruscitto, noto imprenditore nel capoluogo di regione ed importante figura dirigenziale della locale squadra di basket ai tempi della sponsorizzazione de ‘Foreste Molisane’ è stata molto ‘quieta’ e rilassante, credo per entrambi. Mi è sembrata come una chiacchierata in strada tra due persone che parlano di un argomento a loro caro, ma vissuto oramai stando alla finestra, con calma e il giusto distacco. Giuseppe Ruscitto è stato vicepresidente di una squadra pionieristica del grande basket nel capoluogo di regione negli anni’80; non ha focalizzato le sue risposte, come io non ho focalizzato le mie domande, su dati, classifiche, numeri e canestri. Abbiamo invece parlato dell’aria che si respirava in un ambiente che certo non era quello ultrapopolare del calcio e che si trovava a dovere affrontare sfide importanti in campionati prestigiosi.
Come si trovò ai vertici regionali di uno sport che pure non aveva praticato?
“In quel periodo gli imprenditori, o almeno alcuni di loro, erano sostanzialmente facenti parte di un gruppo molto allargato che si vedeva e frequentava, che dialogava della propria professione, essendo riunito in un’associazione di categoria, che poteva essere l’Associazione industriali o l’Acem; fatto che portava a condividere scelte strategiche ma anche a creare solidarietà e favorire anche attraverso lo sport l’immagine della città. Costituimmo un gruppo di amici imprenditori, se non sbaglio eravamo in 15 (Falcione, De Vincenzo, Di Placido, i fratelli Carlone, Morelli, questi i nomi che gli sono venuti in mente) per sostenere la squadra sponsorizzata da Foreste Molisane.
Era un gruppo coeso, si lavorava con tranquillità con un’organizzazione aziendale precisa e i compiti di ognuno ben definiti. Io, ad esempio seguivo l’acquisto dei giocatori; ma tutti ci davamo da fare con piacere ed eravamo orgogliosi di una squadra che giocava bene e si faceva valere sui vari campi di gioco. Facemmo fare anche dei lavori alla palestra: innanzitutto la nuova pavimentazione e facemmo installare le nuove tribune. C’era entusiasmo intorno alla squadra e la gente accorreva a sostenerla. Noi dirigenti ci conoscevamo tutti e c’era grande rispetto per i ruoli e le competenze di ognuno. Personalmente sentivo il ruolo come il mio contributo alla città e lo svolgevo con entusiasmo. Si lavorava con budget precisi, che raramente potevano essere sforati. Eravamo un gruppo coeso e determinato”.
Se dovesse fare un bilancio di quell’esperienza, quale sarebbe il giudizio finale?
“Conservo un bel ricordo proprio dal punto di vista qualitativo, per tutto il periodo a prescindere dai risultati della squadra e devo dire che tra l’altro abbiamo sempre messo in campo squadre interessanti. Un esempio: io spesso venivo mandato a bordo campo per sincerarmi che l’ambiente fosse tranquillo, a calmierare il pubblico quando ce ne era bisogno ad assicurarmi che nessuno, tra giocatori, dirigenti o pubblico si avvicinasse all’arbitro nei momenti delicati o peggio ancora concitati e svolgevo questo ruolo con diligenza e rispetto di ognuno. Poi durante la partita si soffriva, le sconfitte bruciavano; ma ci si rivolgeva agli altri sempre con educazione e questo non lo dimenticherò mai”.
Qualche nome oltre quelli già fatti?
“Quelli che poi saranno stati i dirigenti longevi del baket: Di Vico, Antonio Varrone e il compianto Carlo Antonelli, ma anche Palange”
Il tono dell’intervista è stato sempre ‘delicato’ e rilassato: una piacevole chiacchierata con una persona gentile e appunto rispettosa. E mi rimarrà impressa per questo.
Ringrazio il Comitato provinciale di Campobasso dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.