Una scelta di vita che la porterà a restare più vicino casa e di fatto a declinare quella che era stata la proposta ricevuta dal club per prolungare la sua avventura in rossoblù ed approcciarsi, nel torneo 2021/22, a quella che sarebbe potuta essere la quarta stagione tra i #fioridacciaio.
Prendono al momento percorsi differenti le strade percorse da La Molisana Magnolia Campobasso e Sofia Marangoni, anche se il rapporto tra il club del capoluogo di regione e la play-guardia veronese è, come cantava Antonello Venditti, uno di quegli amori che “non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
STORY OF MY LIFE Del resto, l’esterna scaligera ha scritto un capitolo importante della storia rossoblù.Terza come presenze con la maglia campobassana (79) è stata la seconda miglior realizzatrice della storia delle magnolie con 731 punti all’attivo con una media punti vicina alla doppia cifra (9,3 a partita).«Quella di salutare la città – argomenta – è stata una mia scelta personale e mi è costato comunicarlo al club, avevo il magone quando ho ufficializzato la mia decisione. È stato un momento difficile, anzi duro. Però, nella vita di una giocatrice, c’è anche il momento in cui bisogna salutare e provare a prendere strade differenti».
LIFE ON MARS? L’esperienza campobassana di Marangoni, del resto, era iniziata con una metafora, quella della vita su Marte, che ha fatto intendere sin da subito come la giocatrice rossoblù abbia trovato una dimensione ‘particolare’ in Molise.«Mi sentivo sul ‘pianeta rosso’ – ricorda – perché mi ritrovavo in un territorio che non conoscevo moltissimo, ma che ho subito apprezzato perché società, staff tecnico, tifosi ed ambiente tutto mi hanno accolta a braccia aperte e mi hanno aperto i loro cuori, segnale di amore, fiducia ed accoglienza che ho provato a ripagare nel migliore dei modi e cui avrei voluto poter dare ancora più soddisfazioni perché sempre dentro di me ho avvertito forte l’esigenza di poter restituire almeno un po’ di quanto loro mi avevano dato».
SOMEBODY TO LOVE Da amante dei Queen, peraltro, Magnolia e Campobasso sono idealmente il ‘somebody to love’ nella colonna sonora della carriera cestistica della play-guardia di scuola Reyer Venezia.«Il Molise, come ho detto spesso, mi ha dato nuovi stimoli e riavvicinato con forza al mondo della pallacanestro. Ricordo ancora benissimo il giorno, il luogo e l’ora del primo contatto con la realtà rossoblù. Ero al camp assieme ai bambini a completare le attività serali e Mimmo (coach Sabatelli, ndr) mi ha chiamato alle 22.30, illustrandomi il progetto Magnolia. Finita la chiamata, la prima cosa che ho pensato è che era perlomeno ‘singolare’ ricevere una chiamata a quell’ora da un coach e poi che la distanza sino a Campobasso era tanta e non so se mi sarei mossa per andarci. Fortunatamente, ho messo da parte entrambi questi pensieri ed ho vissuto un’esperienza unica».
Che ne ha fatto, tra l’altro, anche un’ambasciatrice in pectore del territorio molisano promosso in più circostanze tra tanti suoi corregionali in Veneto, ma anche con altri conoscenti poco avvezzi ad avere nei propri pensieri le bellezze naturalistiche della ventesima regione.«Mi sarei persa tanto – aggiunge – devo ringraziare Campobasso, come società e come persone che ho conosciuto sul mio percorso di vita, perché mi hanno fatto riscoprire il piacere di giocare. È come se mi avessero ripreso per mano e personalmente, in ogni momento della mia carriera, non potrò che essere grata al Molise, dove sono stata bene e mi sono sentita pienamente a mio agio».
Tanto, peraltro, da ricevere anche la convocazione come riserva a casa con l’Italbasket rosa all’epoca guidata da Marco Crespi per il collegiale di preparazione agli Europei del 2019.
FRIENDS WILL BE FRIENDS Un dettaglio fondamentale nel rapporto tra Sofia Marangoni e Campobasso è legato al rapporto coi sostenitori rossoblù. «Loro – spiega – mi hanno sempre trasmesso fiducia ed amore per questa maglia. Ogni volta che sono scesa in campo l’ho fatto in primis per loro. Poter regalare loro un successo significava vivere delle emozioni uniche. Quando si entrava in campo a Vazzieri dopo la riunione tecnica vedere davanti quel muro di persone rappresentava una spinta determinante. Sono e saranno sempre a tutti gli effetti il sesto elemento di questo team con la loro vicinanza nei momenti di difficoltà. Sono tanti i momenti indelebili e li ho tutti ben conservati nel mio cuore, portandoli ora dentro con un pizzico di nostalgia anche perché, dentro, sento come se avessi ricevuto portando via più di quanto ho dato».
THE CAPTAIN OF HER HEART Tra i tanti riconoscimenti per Marangoni nel suo percorso campobassano c’è con forza anche quello di un’ultima fase della prima storica stagione di A1 come capitano dei #fioridacciaio.«Un capitano supplente – ribadisce – perché quel ruolo era di Carolina (Sanchez, ndr), costretta a tornare in Argentina per la morte del fratello. Per è stato un onore unico, però, sostituire un elemento come lei».
LESSONS IN LOVE L’esterna veneta, però, nel cuore ha ulteriori parole per l’universo Magnolia. «Alla società e allo staff – chiosa – dico di proseguire su questa strada e di non fermarsi mai perché ci sono sempre margini di crescita, il tutto però senza perdere una caratteristica fondamentale di questo club: l’essenza di famiglia ed il forte aspetto umano. Ai tifosi, poi, non posso che porgere il mio grazie di vero cuore per tutte queste stagioni insieme, anche se l’ultima non l’abbiamo vissuta pienamente, chiedendo loro di trasmettere a chi arriverà a vestire la divisa rossoblù lo spirito e l’entusiasmo che sanno regalare».Il tutto sempre in attesa, magari, della chiusura di quel ‘giro immenso’ destinato a far ritornare ad incrociare i percorsi dei #fioridacciaio e di Sofia Marangoni.