Innamorato del rossoblù Minadeo ha realizzatotutti i suoi sogni di bambino.
Certi amori non finiscono. A volte sfidano il destino, ma ritornano sempre. Le grandi storie, destinate a scrivere pagine di gioie, dolori e emozioni, le riconosci subito. Così succede che un bambino, insieme ad altri migliaia, si innamori della squadra della propria città. Una squadra che calca palcoscenici importanti e succede anche che batta la Juventus. Quel bambino, come tanti, ha un sogno: indossare quella maglia. A differenza di tanti altri che coltivano quel sogno, però, lui ha anche il talento.
E a volte, capita, che quel sogno diventi realtà. Si concretizza in una calda giornata di fine agosto di diciassette anni fa. Il 31 agosto del 1997 Antonio Minadeo, sulle spalle la maglia numero 4, indossa per la prima volta la maglia del Campobasso. Il campo è quello dell’Isola Liri e i laziali si impongono per 1-0. Da allora l’amore è cresciuto e si è alimentato di sogni. Ben 7 stagioni in rossoblù, 150 presenze e 23 gol. “Per me indossare quella maglia era magnifico – esordisce il capitano – ma non avrei mai immaginato di arrivare a tanto.”
Quello che è successo domenica ha segnato in qualche modo una pagina storica nella storia del calcio rossoblù. Perché i tifosi del lupo non sono avvezzi a tributare omaggi ai singoli. E’ una loro filosofia: la maglia prima di tutto. Lo hanno fatto solo in due circostanze, con Michele Scorrano e Antonio Minadeo, tracciando un parallelo, una sottile linea di continuità. “Per noi che siamo cresciuti con il lupo nel cuore e con le gesta del grande Campobasso, Michele Scorrano è stata un’icona. Essere stato accostato ad uno come lui è il massimo che poteva capitarmi. Se avessi dovuto scrivere l’ultima pagina – continua con voce roca il capitano di oggi – non l’avrei potuta comporre così. E’ stata la soddisfazione più grande della mia carriera, lo dico sinceramente.”
In una lunga storia d’amore ci sono momenti belli e altri meno. Minadeo non ha dubbi sul primo: “Il momento più bello è adesso, siamo all’epilogo e chiudere così è sempre stato il mio sogno. Il più brutto? Sicuramente la finale play off persa con il Sora.”
L’amore è quasi sempre stato reciproco e il bilancio tra dare e avere alla fine è in parità: “Ho dato tanto per questa maglia, e non solo a livello fisico. Le delusioni, però, quando vengono da chi ami portano con sé un caro prezzo da pagare. Credo di essere sempre stato ripagato e le delusioni, quelle sportive, anche quando perdevo una sola singola partita, hanno fatto male. Mi sento, comunque, di aver ricevuto tantissimo, e soprattutto dopo domenica credo che il bilancio sia ampiamente positivo.”
La carriera di Minadeo è stata brillante, ha toccato la serie B, ma non sapremo mai come sarebbe andata se avesse rinunciato al suo amore. “Non mi è mai passato per la mente di lasciare Campobasso per una carriera migliore. L’unica volta che le nostre strade si sono separate è stata per una volontà non mia. Quell’anno venni messo in discussione da Pasciullo, con il quale dopo molto tempo ho chiarito e da lui ho ricevuto anche le scuse, feci alcune tribune e lo stesso Adelmo (Berardo ndr) mi disse che forse era meglio cambiare aria.
Per me giocare a Campobasso è sempre stata la priorità e non ho mai pensato a come sarebbe andata se avessi fatto scelte diverse.”
Con la casacca del lupo Minadeo ha segnato anche molto, 23 gol per la precisione, tantissimi per un difensore. Il primo ci fu il 28 settembre 1997 in occasione della gara di Cisterna. Il capitano realizzò la rete del momentaneo 1-2, ma il match alla fine terminò in parità. Da allora non si è più fermato. “Li ricordo con piacere e per me sono stati tutti belli. Quello della passata stagione con la Salernitana è il più recente e per questo il più piacevole, ma non posso certamente dimenticare Terracina, Sora, Giugliano. A quei tempi gonfiare la rete voleva dire vedersi cadere 10.000 persone addosso.”
L’amore è destinato a continuare quando alla base c’è un sentimento così profondo. In qualche modo la storia proseguirà. “Per il momento penso a chiudere questa stagione, al futuro penseremo più avanti. Le mie soddisfazioni con questa maglia me le sono tolte tutte ed ho preso tutto quello che c’era da prendere. Certamente vorrei proseguire, magari non come protagonista in campo, ma stando nel gruppo e comunque all’interno del Campobasso. Mi possono ‘usare’ come vogliono.” E anche questa è una dichiarazione d’amore. Per uno che si dà senza chiedere nulla in cambio. Questo è Antonio Minadeo, per la sua unicità e per il suo amore per il lupo, paragonabile solo a Michele Scorrano. I due capitani più grandi e più amati della storia del Campobasso.
Mimmo di Iorio