Eccellenza/ Il Lupo stenta mentre la città è sotto choc per la morte di Musella

calcio1abIl poker è stato centrato, ma i dubbi si sono acuiti. Il Campobasso ha ottenuto nello scorso turno la quarta vittoria consecutiva sul campo di Vastogirardi lasciandosi dietro, però, una scia di incertezze. Che erano già emerse in avvio di stagione, ma che in alto Molise si sono amplificate. E’ vero che la squadra è stata costruita in tutta fretta e che la preparazione atletica è partita in ritardo, ma è pur vero che una squadra che punta ad ‘ammazzare’ il campionato non può stentare sul campo di una formazione di metà classifica. Soprattutto in considerazione del fatto che, vista la mediocrità del campionato, la stagione potrebbe decidersi nei due scontri diretti.

E allora i rossoblù non potranno stentare perché poi non potrebbe esserci più tempo per recuperare. Sorprende il fatto che a trainare la squadra siano i ‘grandi vecchi’. Nell’ultimo turno ci ha dovuto pensare Corradino a risolvere una situazione che stava diventando complicata. Nel prossimo week end la squadra di Farina tornerà a giocare all’antistadio Acli dove riceverà il Montaquila, formazione penultima in classifica.
In settimana la Campobasso sportiva è stata sconvolta dalla morte dell’ex trainer del lupo Gaetano Musella. Un accadimento che ha creato sconcerto in tutti quelli che nel capoluogo di regione hanno avuto l’opportunità di conoscere l’ex enfant prodige del Napoli. Musella aveva 53 anni e aveva trascorso una lunga stagione della sua vita a Campobasso. Essendo stato tra i mister più longevi della gestione Capone. Cosa non da poco. Ma a prescindere dalle sue doti di tecnico, Musella aveva stabilito un rapporto cordiale con la città ed aveva lasciato un ottimo ricordo per le sue qualità umane. Una persona sensibile che era riuscita a stabilire un rapporto quasi fraterno con i suoi calciatori, dai quali era considerato come un secondo padre. E nei giorni scorsi sono stati molteplici gli attestati di stima da parte del popolo sportivo italiano, dei suoi ex atleti e collaboratori, soprattutto sui social network. L’auspicio è che nei prossimi giorni si possano chiarire le cause della sua morte perché ‘Nino’, come era chiamato affettuosamente, non meritava una dipartita avvolta nel mistero.
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