‘Antropologia del restare. Il senso dei luoghi’. Questo il titolo della conferenza che Vito Teti terrà a Riccia giovedì 11 settembre a partire dalle ore 17.30, nel chiostro dell’ex Convento dei Cappuccini in Piazza Umberto I. Teti, figura eminente negli studi di etnologia, è professore ordinario di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. È responsabile in Italia dell’I.C.A.F. ‘Associazione Europea di Antropologia dell’Alimentazione”. La conferenza sarà introdotta da Ciro Tarantino, sociologo e professore presso la stessa università.La manifestazione, organizzata dal Comune e dalla Pro Loco di Riccia, si aggiunge alle iniziative già promosse relative al progetto di sviluppo – inserito nel Programma Aree Interne (PAI) – che coinvolge dodici comuni dell’area del Fortore finalizzato a creare un Distretto del Benessere, orientato all’assistenza sanitaria ed al turismo sociale in grado di caratterizzare e qualificare il territorio. Infatti, prima dei saluti del Sindaco di Riccia Micaela Fanelli e del consigliere regionale delegato alla Protezione Civile, sarà inaugurata la mostra ‘Sperimentazioni intorno al Borgo del Benessere a Riccia’, nella quale saranno presentati i progetti realizzati dagli studenti del Corso di ‘Architettura degli Interni’ della Facoltà di Architettura Federico II di Napoli sotto la guida del professore Nicola Flora. Gli studenti sono stati impegnati in un workshop di allestimenti temporanei che si è svolto in quattro case nel centro storico di Riccia dal 3 al 5 maggio scorso.
Partendo dalla constatazione che non c’è futuro senza amore per il territorio, il professore Teti illustrerà la sua ‘etica della restanza’. Come affermato dallo stesso nei suoi scritti, il restare in un luogo deve essere oggi considerato un atto di coraggio: “Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta. Una novità rispetto al passato, perché una volta si partiva per necessità ma c’era anche una tendenza a fuggire da un ambiente considerato ostile, chiuso, senza opportunità. Oggi i giovani sentono che possano esserci opportunità nuove, altri modelli e stili di vita, e che questi luoghi possono essere vivibili”.
Chi resta comunque vive l’esperienza dei paesi che si sono impoveriti, spopolati e che sono a rischio di estinzione, ma al contempo si trova nella condizione di dovere accettare la sfida della riappropriazione dei propri luoghi, per ricercarne i sentimenti profondi ed inventarsi percorsi nuovi che riescano a conseguire dei buoni livelli di qualità di vita, con assistenza e servizi adeguati, per tutti, la loro valorizzazione turistica e il recupero dei centri storici. “Percorsi – come afferma il sindaco Fanelli – che per Riccia e per l’area del Fortore sono stati praticati: ne sono testimonianza l’avvio del progetto dell’albergo diffuso “Borgo del benessere” con la ristrutturazione di immobili da rifunzionalizzare in chiave turistica e sociale, la visita a Riccia dell’ex ministro Fabrizio Barca nel novembre del 2013 per fare il punto sul sostegno che la politica e gli atti ministeriali di programmazione devono riservare alle aree interne, oltre ai periodici momenti di incontro sulle strategie di sviluppo del territorio con amministratori e operatori economici”.
L’incontro con Vito Teti rappresenta anche un’occasione, sostiene il consigliere comunale delegato alla Cultura Antonio Santoriello, per approfondire la riflessione sul ruolo che gli Enti comunali insieme agli operatori culturali debbano esercitare all’interno di questi processi di sviluppo per fare in modo che la cultura abbia un parte preminente nelle politiche amministrative. Al proposito, a complemento della conferenza di Teti, è stato previsto un dibattito sul tema ‘Patrimoni. Riti. Reti. Il ‘senso’ dei paesi del Fortore’. “A livello amministrativo – dice Santoriello – la complessità delle trasformazioni a cui assistiamo richiede, oltre alle capacità progettuali, soprattutto risorse finanziare che i singoli comuni non sono più in grado di garantire. Ecco perché è necessaria una unità d’intenti da parte di tutti gli attori culturali presenti sul territorio con una forte motivazione aggregativa di rete e di sistema”.
La manifestazione sarà chiusa, in Piazza Umberto I, dal concerto di Peppe Abiuso e della band ‘Gli Abiusivi’. Abiuso ritorna a suonare nel proprio paese dopo molti anni. I suoi testi rispecchiano sia l’impostazione cantautoriale degli anni Settanta, con il suo carico di messaggi politici, sociali e di denuncia, sia la contaminazione, dimostrandosi in questo un precursore, dei motivi e dei canti della tradizione orale popolare e contadina. Canzoni che incarnano il sentimento dei luoghi.