Rassegna vinile da Pulp: al prossimo appuntamento il tema sarà incentrato sulla blaxploitation

Prosegue la rassegna in vinile presso il pub PULP in via Duca D’Aosta nr.2 a Campobasso. Dopo il buon successo di pubblico  della prima serata dedicata ad Amy WineHouse, venerdì 14 ottobre p.v. il tema sarà incentrato sulla blaxploitation, fenomeno cinematografico e musicale degli anni 70 in America.
 Le Caratteristiche della blaxploitation
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, il mercato cinematografico statunitense attraversava un periodo di crisi che venne in parte risollevato proprio grazie al nuovo fenomeno dei Black Movies.
Il costo di queste pellicole era molto basso e nella maggior parte dei casi i guadagni erano stratosferici, superando spesso di dieci volte il capitale investito per la realizzazione. Nonostante i protagonisti delle pellicole blaxploitation potessero essere detective, come nel caso di  Shaft (Gordon Parks, 1971),  o spacciatori, come nel caso di Super Fly (Gordon Parks Jr, 1972), c’erano delle caratteristiche che li accomunavano sempre, come ad esempio la lotta al sistema discriminatorio  che emarginava la gente di colore  e impediva una vita dignitosa. I ruoli negativi di questo genere di film venivano quasi sempre rivestiti da uomini bianchi e molto raramente da gente di colore. Nonostante la crescente importanza mediatica assunta dalle pellicole blaxploitation,  le Black Panthers  non condividevano questi film che ritenevano colpevoli di mostrare gli  afroamericani attraverso stereotipi che  mettevano a rischio, in tal modo, la credibilità della protesta sociale.
Le colonne sonore sono erano interpretate da artisti (ovviamente di colore) che componevano pezzi funk e rhythm and blues, adattissimi a questo genere di film d’ambientazione metropolitana. Le più importanti sono sicuramente quella di Shaft, composta da Isaac Hayes; quella di Black Caesar (Larry Cohen, 1973), incisa da James Brown, quella di Super Fly, composta da Curtis Mayfield, quella di Trouble Man (Ivan Dixon, 1972), realizzata da Marvin Gaye, quella di Together Brothers (William Graham, 1974), ideata da Barry White e infine quella di Sweet, Sweetback’s Baadasssss Song ( Melvin Van Peebles, 1971), firmata dagli Earth Wind & Fire. Gli artisti elencati erano  sulla cresta dell’onda e  seguiti da una folta  fandom: ed è proprio sui fan  che i registi miravano a far presa affidandosi a colonne sonore d’impatto.  Questa mossa commerciale ebbe grandi successi: in alcuni casi, infatti, la colonna sonora del film ebbe maggior successo della diffusione della pellicola stessa, raddoppiando addirittura gli incassi. Nel caso di Shaft, in particolare, la pellicola vinse un Oscar per la miglior canzone e ricevette una nomination per la migliore colonna sonora; mentre Isaac Hayes fu il primo afroamericano a ricevere un oscar e con la stessa canzone si aggiudicò anche un Grammy uno dei premi statunitensi più importanti per i risultati conseguiti nel settore dell’industria musicale. Tratto da ““Il fenomeno del funk tra musica, cinema e diritti civili”

BLAIXPLOTATION
Appuntamento alle ore 22 di Venerdì 14 ottobre da PULP
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