Un evento, la presentazione libraria a Roma, che ha costituito un po’ il raduno delle persone originarie di Casacalenda per rendere omaggio ai due “compaesani” che nel 1972 compirono un viaggio che definire “epico” non si esagera. Giovanni Di Pompeo e il fratello Franco decisero di attraversare tutto il Medio Oriente con una Giulia Alfa Romeo targata Campobasso (presente nella copertina del libro). Una vera e propria avventura di oltre cinquemila chilometri, tra vicissitudini di tutti i tipi: da quelle più divertenti come quando non avendo registrato per una svista l’uscita dell’autovettura dalla Siria, anni dopo l’Aci italiana chiese loro se l’automobile fosse ancora in Medio Oriente; a quelle più tragiche, come l’allontanamento da parte della polizia da Kerbala dalla locale moschea, dove vennero visti come “infedeli” dalla popolazione locale, fino alla conoscenza di due giovani americani anche loro in viaggio in Medio Oriente, poi uccisi da predoni afgani. Straordinarie le tappe di oltre 800 chilometri nella solitudine del deserto.
Insomma, non si sono fatti mancare nulla i fratelli Di Pompeo e Giovanni ha voluto raccogliere, ad oltre 45 anni di distanza, la sua esperienza in un libro, “5000 km in Medio Oriente”, appena uscito per i tipi de “Il Torchio” di Monteriggioni, provincia di Siena, città dove l’autore vive da oltre trent’anni con la moglie, insegnante originaria di Oratino.
Giovanni, nato a Roma da genitori molisani, ha voluto presentare in anteprima nella Capitale, con l’associazione “Forche Caudine” di cui è un socio “storico”, il suo libro, chiamando a raccolta soprattutto i molisani della Città Eterna, primariamente quelli originari di Casacalenda. L’evento ha avuto luogo presso la suggestiva “Libreria del viaggiatore” di via del Pellegrino, a due passi da Campo de’ Fiori, dove qualche settimana prima la stessa associazione aveva presentato l’ultimo libro di Giuseppe Tabasso.
Di Pompeo, intervistato da Giampiero Castellotti, ha ripercorso le tappe dell’affascinante avventura, da Libano alla Siria, dall’Iraq all’Iran, poi il ritorno passando per la Turchia. Ha citato l’incontro a Beirut con Felice Riva, l’imprenditore tessile lombardo con 15mila dipendenti, che reduce da disavventure giudiziarie e da una condanna per bancarotta fraudolenta, riparò nella capitale libanese dove acquisì la cittadinanza e condusse una vita agiata. Ha raccontato la conoscenza a Damasco di una coppia di giramondo italiani, che ha rivisto casualmente dopo tanti anni durante un viaggio in Croazia, riconoscendosi soltanto dopo il racconto delle proprie esperienze. Ha illustrato la magnificenza dei musei arabi e di quelli persiani e dei siti archeologici romani, oggi purtroppo semidistrutti dall’Isis.
Una narrazione che ha affascinato i presenti. E che si è conclusa parlando proprio del Molise: grazie alla presenza di viaggiatori di “Cammina Molise”, ci si è soffermati sulle potenzialità inespresse del territorio molisano, ma anche sui rischi concreti che l’offerta ambientale possa essere inficiata da progetti scriteriati. Una discussione che ha confermato come il legame con la terra d’origine sia rimasto intatto.