Continua incessante la scia di successi e l’entusiasmo dell’artista Leonardo PAPPONE (Leopapp), dopo le tante rassegne sulla terra ferma, ora “prende il largo” alla volta dell’isola azzurra, in attesa di approdare a New York City. La mostra che si è inaugurata sabato 4 luglio, con il patrocinio della AZIENDA AUTONOMA CURA E SOGGIORNO ISOLA DI CAPRI e DEL COMUNE DI CAPRI, vuole essere una nuova occasione per una riflessione sulla city per come appare all’autore.
L’esposizione caprese, sviluppa e focalizza gli esiti più recenti della sua costante e continua ricerca sugli aspetti urban and underground delle grandi metropoli, le metamorfosi, i nuovi linguaggi, le idee , le contraddizioni e le contaminazioni che le attraversano . Tante le immagini che ci riportano a visioni di città americane .
A cura dell’ AZIENDA AUTONOMA CURA E SOGGIORNO ISOLA DI CAPRI , nel corso della serata di sabato 4 luglio, sono stati consegnati dal Commissario Straordinario Avv. Fernanda Speranza, quale “ Premio Speciale”, due opere realizzate dall’artista a due personaggi capresi, particolarmente rappresentativi dell’isola azzurra, rispettivamente a Guido Lembo ( voce dell’isola ed animatore della taverna “ Anema e Core” ed a Giuseppe Gargiulo, leader della ristorazione caprese “CAPRI GOURMENT” . Alla mostra a volere sottolineare l’importanza della stessa era presente il Primo cittadino di Capri, l’Ing. Giovanni De Martino, l’assessore al Turismo del Comune di Anacapri, dott. Massimo Coppola, è intervenuta la giornalista ANNAMARIA BONIELLO ( Direttore di Capri Press), una notevole affluenza di pubblico e di appassionati d’arte nonché alcuni amici dell’artista di origine sannita che hanno voluto così fare sentire la loro presenza. Dopo l’apertura della rassegna è seguito un rinfresco sulla splendida terrazza di palazzo Cerio.
Segue il testo critico curato dal critico Massimo Rossi Ruben
La vertigine del modernismo
“L’arte di Leonardo Pappone
Artista pluridirezionato nella declinazione ipercromatica del modernismo, Leonardo Pappone muove ed esalta la propria relazione dialettica con l’arte procedendo tra due termini solitamente contrapposti, lo spazio e il volume. Si tratta in vero di un’ambizione – comune a molti artisti di tutte le epoche, profondamente indotti dalle sollecitazioni antitetiche del razionale – a cui Pappone allea la consapevolezza di un’astrazione meditata, di ricerca e recupero del dato formale. Pattern geometrico e addizioni compositive diventano, quindi, l’elemento costitutivo di un articolato linguaggio di segni e impianto modulare, attraverso la cui narrazione si dipana la metafora formale delle postavanguardie e del graffitismo.
Si può dunque individuare, in Leonardo Pappone, un’identità artistica di matrice pop, correlata alla formula estetica degli elementi architettonici verticali, risolta nel derma prospettico di talune citazioni di accademia, che certo richiamano l’ordine e la lezione di Mattia Moreni e il Chiesi dei fortunati esordi.
La pittura di Pappone è ricca di incantamenti, per certi versi singolari se posti a confronto con altre produzioni del convulso alveo del XXI secolo, perché non assimilabile per intero a nessun movimento ma appunto per ciò attraibilI verso contesti diversi; rara prerogativa del senso eclettico, questa, che sdogana la sua arte trasversalmente, senza il preconcetto dell’appartenenza all’una o all’altra ideologia identitaria. Ricordare ascendenze può essere in luogo o fuori luogo, ma vengono in mente – specie nell’osservazione del ciclo stereometrico dello skyline – i nomi della colonia di epigoni che da Klee a De Staël, passando per Morlotti ed Emilio Vedova, hanno tracciato l’acclive sentiero del costruttivismo. Nomi di artisti monumentali che indubbiamente fanno parte del percorso formativo di Pappone e dai quali egli ha tratto quella certificazione dell’essere “pittore” per essenzialità, in quella tensione drammatica di riduzione fino all’erebo del figurativo.
Sollecitato dalla lezione mandata a memoria degli ismi del Novecento, Pappone, dunque, propone le sue personalissime allegorie architettoniche fino a operare la scomposizione dei piani contigui a vantaggio di quel rigore astinente dell’action painting, con la dinamica gestuale e l’apparente casualità delle percolazioni di una tavolozza di acrilici di singolare suggestione naïf.
Questo suo procedere artistico sembra certamente ordinato secondo l’andamento sinuoso della sperimentazione, che declina e cadenza la sorprendente visione della contemporaneità, ricucendo quel rapporto con la pittura di tradizione e il collezionismo che certe tendenze antisistematiche hanno dilaniato, a vantaggio del “bello” oggettivo.
Rapsodo nella tormentata impresa della recita perfetta, Pappone presenta – in questo selezionatissimo ciclo oggi in rassegna a Capri – il proprio icastico repertorio dell’informale, dominato e qualificato da quell’ossessione per le verticalità, rivelando il segno sottostante dell’autodidatta – mai defilato dal dibattito – giunto a maturazione con la volontà di testimoniare il peso espressivo di una pittura che non teme di attraversare i campi minati del citazionismo.
Nell’erranza interiore di questo procedere in un ordine molto prossimo, vi è l’appetenza per la sperimentazione degli acrilici, una rêverie meditata che recupera il fabulatorio linguaggio dei “pittori” e che risana la frattura con la funzione decorativa del “quadro”, autentica consapevolezza di artista ed esteta nella vertigine del modernismo”.
L’importante evento artistico è inserito nel tabellone della stagione estiva degli eventi patrocinati dal comune dell’isola e dall’EPT di Capri .
L’allestimento, sarà visitabile in galleria sino al 12 luglio 2015 .
Atteso il notevole successo che sta riscuotendo, le opere probabilmente resteranno a Capri e proseguiranno in altre esposizioni per tutta la stagione estiva.