La fotografia verità nella storia. Luciano Ferrara a Palazzo Gil

Ad ognuno di noi penso sia capitato di sedersi in poltrona accanto al nonno, alla nonna, alla  mamma o al papà, per farsi raccontare le storie “antiche” sfogliando un album di ricordi o sfilando ad una ad una delle foto in bianco e nero conservate in buste di carta un po’ stropicciate e consumate dal tempo. Ebbene sì, anche le nuove generazioni, alle prese con gli strumenti digitali, con lo scatto facile, a portata di tutti in ogni momento, con il selfy, sanno apprezzare il valore, il fascino, la storia racchiusa nelle vecchie immagini stampate talvolta come vere e proprie cartoline.
L’occasione per riflettere sul potere della fotografia, quale mezzo per immortalare volti, spazi, eventi, gioie e disgrazie, nasce dall’idea del fotografo campobassano Flavio Brunetti, ed al benestare della Fondazione  Molise Cultura, di allestire presso il Palazzo Gil  la mostra “Non aprire che all’oscuro”.  In questa cornice é stato accolto, da un folto pubblico, Luciano Ferrara, giornalista fotoreporter freelance, napoletano, tra i più apprezzati in Italia, che nella sua carriera ha inanellato reportage “nei luoghi più caldi del pianeta”. “Il fotografo – ha esordito Ferrara – deve avere buone scarpe, per camminare molto, e buon cervello. Nel mio lavoro non c’è nulla di digitale, è tutto in analogico. C’è poi l’ispirazione all’etica che, nell’era dell’informazione malata, è andata sempre più a svanire. Il saper creare empatia col soggetto da rappresentare. La posizione che deve essere a tre metri dalla realtà”.  La sua professionalità ha colpito tutti i presenti. Dagli scatti sul mondo malavitoso di Scampia e Secondiglliano a quelli sui disoccupati organizzati di Napoli,  dai “No Global di Praga e Varsavia fino al massacro di Genova,  dalle macerie di Beirut e le guerre in Palestina al famoso muro di Berlino, Luciano Ferrara ha raccontato attimo per attimo cosa stava succedendo attorno  all’immagine da lui ritratta. E così  la  proiezione di queste foto ingigantite su di un grande schermo, e sapientemente illustrate dall’autore, ha creato un’atmosfera magica ricca di interesse e talvolta di emozione.
Rossella Salvatorelli

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