Il labirinto è un simbolo molto antico e universale lo ritroviamo tra le incisioni egizie, a quelle peruviane, da Cnosso alla Valcamonica, da Chartres a Lucca per citarne alcuni. Gli innumerevoli significati sono attribuiti all’ambiente e all’epoca in cui sono stati realizzati, se i periodi storici sono diversi, come abbiamo visto, i contesti sono spesso sacri o legati al simbolismo di un passaggio rituale come il più antico labirinto presente sul territorio italiano legato alla cultura dei Camuni, un popolo vissuto in Val Camonica (BS) nel IX secolo a.C.
Il simbolo è generalmente legato al mito del Minotauro, infatti il più antico labirinto è stato rinvenuto a Pylos in un palazzo di origine micenea nel sud della Grecia; è famoso il graffito pompeiano della domus di Lucrezio dove si fa riferimento al mito legato a Teseo (fig. 1).
La rigenerazione del significato nei secoli potrebbe essere il filo di Arianna che potrebbe far percepire l’importanza di questa figura; il Medioevo amava la simbologia e il labirinto
venne presto adottato e cristianizzato. Il simbolo in ambienti sacri era fondamentale per la conoscenza da parte degli illetterati dei fondamenti della dottrina cristiana attraverso questi “libri di pietra”.
In questo campionario di simboli medievali il labirinto unicursale ha un significato metafisico e trascendentale rappresentando la vita del cristiano che, seguendo l’unica Via giungeva alla salvezza e alla resurrezione: a una nuova vita.
All’interno di edifici religiosi possiamo avere diversi tipi di rappresentazione del labirinto che differiscono per posizione, dimensioni, tecnica di realizzazione. Quelli pavimentali nelle grandi cattedrali francesi sono di dimensioni tali che venivano usati con preghiere e canti ma la deriva pagana, anche con riti legati alla superstizione, ne causò l’abbandono da parte dell’autorità ecclesiastica bandendone l’uso; In Italia esistono decorazioni labirintiche pavimentali ma sono di dimensioni più ridotte. Esistono decorazioni labirintiche realizzate in verticale su conci di
pietra: scolpiti, incisi o dipinti. Conosciuti sono quello scolpito a Lucca o quello dipinto ad Alatri (Figg. 2-3).
Petrella Tifernina è un centro abitato della provincia di Campobasso, dista dal capoluogo di regione circa 20 chilometri in direzione nord; il paese è situato nella media valle del fiume Biferno a destra del corso d’acqua a circa 650 metri sul livello del mare. Il territorio di Petrella è attraversato da una fitta rete di percorsi viari che hanno reso questo centro uno snodo di un certa importanza, inoltre, non è lontano dai percorsi tratturali principali quali il Lucera – Castel
di Sangro e il Celano – Foggia.
Non è escluso che il luogo di culto poteva essere una tappa importante di un percorso sacro verso San Michele Arcangelo sul Gargano o verso Gerusalemme. Il monumento principale di Petrella Tifernina è la chiesa di San Giorgio: l’edificio attuale è stato realizzato
tra la fine del XII secolo e gli inizi del XIII secolo probabilmente su precedenti preesistenze di inizio XI sec. ed è un pregevole esempio di architettura romanica che trova nella fabbrica particolari e inedite caratteristiche che contraddistinguono la sua unicità in un contesto rurale come storicamente appariva quello molisano.
L’edificio cultuale ha pianta parallelepipeda con tre navate absidate, il presbiterio è rialzato, la sagrestia voltata a crociera, accessibile dall’abside della navata di sinistra, è visibilmente un corpo aggiunto e successivo alla costruzione della chiesa. Le particolarità all’interno della chiesa sono molteplici: la forma della planimetria con le arcate delle navate laterali sfalsate; i capitelli, ognuno diverso dall’altro, sono scolpiti con figure e temi riconducibili sia al repertorio cristiano che quello mitologico e pagano la cui presenza in un contesto sacro ne rendono la simbologia e la trama oscure e di difficile interpretazione.
Tra queste la Melusina o sirena bicaudata simbolo pagano di fertilità e la presenza di figure umane maschili con una cintura con un disco sulla schiena e il viso rivolto verso essa.
Tra i tanti simboli riconoscibili all’interno dell’edificio sacro, il labirinto è quello che è passato più
inosservato: è inciso sulla prima colonna a sinistra ad una quota di circa un metro e mezzo dal
pavimento, ha dimensioni di circa quarantaquattro centimetri di larghezza e trentacinque centimetri di altezza.
Il labirinto in oggetto è del tipo “caerdroia”, unicursale a mano sinistra; ha undici corridoi nella
parte superiore dal centro. particolarità più interessante è la parte inferiore rettilinea caratteristica propria di questa tipologia di labirinto (figg. 5-6).
La datazione precisa è impossibile sui graffiti: un terminus post quem è sicuramente la costruzione della chiesa e le modifiche barocche. Se prendiamo per sicura la realizzazione dopo l’edificazione della chiesa, molto probabilmente il graffito fu realizzato se non con l’accordo almeno con una certa l’accondiscendenza da parte dell’autorità ecclesiastica coeva, l’impianto è coerente con il blocco litico su cui è stata realizzata ponendo in essere un progetto
studiato e voluto non è, in sintesi, un disegno incerto e frettoloso.
La posizione, inoltre, è accessibile e visibile a chi entra dall’ingresso principale verso la navata di sinistra ed è inverosimile che qualcuno, di nascosto, abbia realizzato indisturbato il graffito.
Mario Ziccardi