“Il continuo e il simbolo nell’arte contemporanea”, convegno a Bojano

Dacci oggi il nostro labirinto quotidiano. E’ il titolo della relazione di Antonio PICARIELLO, critico e semiologo dell’arte. Vi sembra abbastanza intrigante? Niente affatto, c’è molto altro in questa fenomenologia del simbolo che porterà a Bojano, antica capitale dei Sanniti, docenti universitari, studiosi, critici, semiologi, letterati e un notaio che parlerà dell’Amore senza Tempo di Heloise e Abelardo. Un incontro accademico, un unicum nel panorama culturale molisano e italiano, una riflessione ad ampio raggio sull’arte contemporanea, che rappresenta un momento prezioso, non solo per gli addetti ai lavori e gli appassionati di arti visive, ma per l’intera collettività.
Il convegno, dal titolo “IL CONTINUO E IL SIMBOLO NELL’ARTE CONTEMPORANEA”, per la direzione artistica di Marta Ucciferri, si avvale del Patrocinio della Regione Molise, del settore Cultura Molisè, dell’Università degli Studi e del Comune di Bojano, ed è organizzato da Centro Studi Agorà, UMDI UNMONDODITALIANI, AEM e FIDAPA BPW BOJANO. Si terrà martedì 18 ottobre, dalle 18.30 alle 20.00, nella sala concerti dello storico Palazzo Santoro a Bojano, nel cuore del centro antico, in Salita Santa Lucia, tra Vicolo Corte Vecchia e Via Colle, e si aprirà con il saluto delle autorità: Marco Di Biase, Sindaco di Bojano, l’assessore alla Cultura, Michelina Iannetta, Nico Ioffredi, Consigliere Regionale con delega alla Cultura, l’ing. Gianmaurizio De Fabritiis, per gli onori di casa nella residenza nobiliare, che porta la data del 1601, rimaneggiato a causa di terremoti, bombe, costruzioni e ricostruzioni. Molto attesi gli interventi, che spaziano tra le voci più autorevoli, ma diverse e disparate, di studiosi e tecnici della contemporaneità artistica e visiva. Oltre ad Antonio Picariello, Giorgio PATRIZI, Professore ordinario di Letteratura italiana Università del Molise, sul tema “Arte e Scrittura”; Giulio DE IORIO FRISARI, Critico d’Arte e Letterario – Visiting professor Università Aristotele di Tessalonica su “Il Continuo e il Simbolo nell’Arte di Mina Cappussi”; Giuseppe PARDINI, Professore associato di Storia Contemporanea Università del Molise “L’Italia, l’Arte Classica e l’Arte Degenerata”; Franco VALENTE, architetto, che ha il merito di aver portato all’attenzione nazionale le innumerevoli bellezze artistiche e architettoniche del Molise, per le sue appassionate battaglie in difesa dei beni culturali, su “Ideologia e Teologia nelle forme dell’Arte”, Gabriele GAMBERALE, notaio in Isernia, con un excursus storico sull’eroina medievale “Heloise o l’Amore senza tempo”. Aprirà il dibattito a seguire, Monica MONACO, Emotional Manager con “Arte ed Emozioni: il simbolo nella comunicazione invisibile”;
Una tavola rotonda che riprende il filo con l’ultima esposizione di quadri e immagini fotografiche di Mina Cappussi, giornalista-pittrice originaria di Bojano, che ha esportato la sua arte particolare in Italia e oltreoceano. Nel corso della serata sarà infatti presentato il movimento artistico ideato dall’autrice visionaria: l’ Emotional Art.
“Noi chiamiamo a testimoni i Custodi del Tempo per cantare la Bellezza Infinita, dagli abissi del Sé all’immensità dell’Universo, declinata nei colori della Vita, nelle sconfinate sfaccettature del Sentire. Noi sentiamo il bisogno insopprimibile di abbandonare all’ebbrezza della visione, per gli Eletti dello Spirito, i vortici, le fratture energetiche, i colori e le vibrazioni dell’anima, l’emozionante sommità della coscienza, l’asimmetria delle suggestioni, il diapason dei mondi che irrompono sul piano sottile, le discronie archetipe; sogni, vaticini, incubi, speranze, presenze lontane, profezie, promesse: una poetica esistenziale declinata nel continuum spazio-temporale”. Così la descrive la Cappussi, che fa parlare di sé per aver concepito un’arte atta a guardarsi dentro, attraverso i suoi “quadri specchio” che portano il Counseling, le esperienze di “lettura”, gli studi di sociologia, antropologia e comunicazione nella pittura, nella poesia, nella fotografia e nell’arte in generale, con i suoi i quadri specchio e le avanguardie della modernità che torna a guardarsi dentro nell’ossessione della superficie di una contemporaneità dell’immagine. Il movimento Emotional Art, concepito dalla pittrice molisana, si fa dunque promotore di una discussione nuova e interessante sull’arte contemporanea, vista da diverse prospettive.
L’ultima personale a Palazzo Colagrosso è la testimonianza eloquente della nuova stagione creativa della giornalista consacrata all’arte: è il colore a parlare, lasciato libero di dire, senza briglie, senza altri vincoli se non quelli dei confini determinati dalla forma umana, quasi sempre femminile che si confonde con gli scenari di una natura animata da creature con sembianze ignote e stravaganti. Sono donne le protagoniste dei quadri siglati 2016, s’incamminano tra i simboli, animano le reminiscenze di favole antiche, caratterizzano tradizioni di popoli lontani, incarnano il mito. Quadri specchio in cui l’osservatore può guardare se stesso da una posizione privilegiata, ma qui la visione si fa giocosa, ancora onirica e visionaria, pronta a carpire ricordi infantili, giocando con la leggerezza degli elementi naturali, regalando emozioni.
Valore aggiunto per un simposio già di per sé interessante, la splendida cornice di Palazzo Santoro che, come sempre avviene, presenta segreti e nascondigli che naturalmente non è dato svelare. Nelle murature, in posti impensabili, si celano nascondigli piccoli e grandi realizzati con una semplice ciotola murata per contenere denari e preziosi o veri e propri vani per nascondere oggetti o persone. Non manca il mito dell’ombra che si aggira misteriosa nelle stanze allo scoccare della mezzanotte di ogni dì. E non è solo un mito visto che i resti mortali di un corpicino furono riportati alla luce da un colpo di piccone durante il recupero dell’edificio. È lo spirito di un bimbo che vi fu sepolto, neonato, alla fine dell’Ottocento. È Lui lo spirito guida che protegge la casa e predilige la musica…

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