Nonostane l’età’ avanzata uno dei mostri del teatro italiano ha incantato il pubblico tanto da fare il tutto esaurito da giorni. In scena sulle tavole del palcoscenico del teatro Savoia di Campobasso “il mercante di Venezia”: interprete Giorgio Albertazzi che ha fatto rivivere l’opera di Shakespeare anche se sono passati 450 anni della nascita del grande bardo autore di opere che rimangono delle vere e proprie pietre miliari nel panorama letterario mondiale. Vicenda che parla di amore, in nome del quale non c’è pentimento o rimorso, tanto da rendere l’azione scenica viva. Bassanio, e’ un giovane innamorato della bella Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiare e ottenere la mano della ragazza il giovane chiede in prestito 3000 ducati ad Antonio, suo carissimo amico il quale, pur essendo legatissimo da sincera amicizia a Bassanio, non può aiutarlo poiché ha investito tutto il suo capitale nei traffici marittimi in oriente. Tuttavia, Antonio, garantirà per il giovane chiedendo un prestito a ricco usuraio ebreo Shylok che, in caso di mancato pagamento, pretende in penale una libbra di carne, il che rende la vicenda ammaliante e sotto certi aspetti grottesca, sia per il finale che per i contenuti dell’opera. Il testo, grazie all’abile regia di Giancarlo Marinelli, che ha diretto un cast di attori di prim’ordine primo fra tutti, oltre Albertazzi, Franco Castellano che, anche se claudicante, ha accompagnato per due ore il pubblico nella vicenda suscitando emozioni che poche opere sanno dare allo spettatore. Il quale, e’ stato letteralmente preso dalla recitazione ma soprattutto dallo allestimento: essenziale, quasi scarno, che fa da sfondo alla gioia e alla spensieratezza dei giovani protagonisti il cui filo conduttore è l’amore, le feste della regina della laguna shakespeariana nel periodo del suo maggior splendore, la drammaticità e la malvagità suscitate dall’ebreo Shylok, di cui ricordiamo un’altra interpretazione cinematografica di Al Pacino doppiato magistralmente da Giancarlo Gianini. Personaggio disprezzato da tutti tant’e’ che Albertazzi ha fatto del mercante un perfetto ibrido che sembra scritto da più mani che vanno da Strindberg a Sartre, fino ad arrivare alla spregiudicatezza e alla lussuria di Baffo per finire ai giocosità quasi azzardata da Carlo Goldoni. Un fil-rouge in cui i giovani veneziani e il vecchio ebreo sono paragonati ai cerchi nell’acqua creati dal lancio di un sasso. Cerchi che danno corpo all’azione che mette in evidenza uno Shylock che odia Antonio e Bassanio perché vorrebbe appropriarsi della giovinezza che non ha più come se in lui scorgesse il tramonto che a fine festa inesorabilmente lo attende e lo porta al declino di una vita che lo rende inviso finanche agli stessi componenti della comunità ebraica che lo chiudono materialmente fuori dal ghetto come un qualcosa da evitare perché insulsa, senza senso ma soprattutto dannosa.
Massimo Dalla Torre