Tramandate dai ricordi ma mai scritti, mai documentati con l’oggettività dello storico, la vita e la morte drammatica di un prete testardo diventano finalmente libro: Antonio Di Lallo ha reso materiale la memoria dei petrellesi raccontando una vicenda complessa e bellissima, restituita alla conoscenza delle nuove generazioni.
Oggi, sabato 25 Aprile, nella Chiesa di San Giorgio a Petrella Tifernina (CB) sarà presentato ‘Coppole e pagliette, Don Balduino Migliarese, storia di un impegno civile (1912 – 1924).
Con l’autore, Antonio Di Lallo, ha collaborato alla ricostruzione della cronaca storica il professor Luigi Picardi. L’opera ha avuto il contributo anche di di Valeria Capocefalo e Deborha Muccino.
Una recensione
Don Balduino Migliarese: Antonio Di Lallo racconta la grande storia dimenticata della sua terra
Che ci faceva un prete spericolato, beffardo, testardo a Petrella Tifernina, agli inizi del 1900? E chi avrebbe mai detto che il Molise era, in quegli anni, terra di massoni? E chi, inoltre, avrebbe mai pensato che a Petrella i contadini si ribellarono ai padroni e fu battaglia di popolo, di donne e di uomini? Ma, soprattutto, chi penserebbe mai che le parole furono, in questo scontro, l’arma più pericolosa? Don Balduino, il ‘prete tenace’ che osò sfidare l’arroganza dei signori, sfruttatori dei poveri. Un guerrigliero armato di crocifisso, energico come un ribelle e lungimirante come un uomo umile che porta Dio nel cuore. La testa dura come le pietre di Petrella e il coraggio delle idee che non hanno paura di mostrarsi alla luce, don Balduino aveva la solidità rocciosa della terra petrellese. Non aveva paura di scottarsi la faccia sotto il sole che vede solo chi fatica duramente; ma era di intelletto finissimo, di cultura profonda e sapeva affrontare la spocchia dei potenti, non avvezzi alla sfida dell’equità. Nel piccolo comune molisano ha affrontato una battaglia sociale epocale, nel nome dell’umanità prima che di Dio, ma a mani nude. Per dovere di giustizia e per istinto alla verità ha osato battersi con l’ironia dei raffinati. Aveva studiato molto, don Balduino, ed aveva la forza che proviene dalla conoscenza. Umiliava gli improvvisatori, i presuntuosi senza sostanza ma non aveva il gusto della sopraffazione. E sapeva indietreggiare di fronte alla fragilità incolpevole dei deboli. Perdonò i suoi persecutori e a loro lasciò in eredità il peso della comprensione di sè, la croce pesante ed esaltante della coscienza. Un provocatore di idee, un guerrafondaio di parole: sparava alto, quel prete senza paura. E sparava, disarmato, contro chi uccide la povera gente costringendola all’arretratezza e alla sottomissione. Negli anni che precedettero il fascismo, discuteva di analfabetismo, di dignità del lavoro, di giustizia sociale. ed era schierato, fieramente, con il profumo di terra difficile che avevano le coppole dei contadini e dei braccianti. Contro il candore infido delle pagliette dei padroni. Una vicenda, raccontata con il rigore del cronista, pervasa da inquietanti conflitti politici e sociologici, dalla massoneria che aleggia sul Molise dei latifondi. Sullo sfondo, il gioco dei poteri forti che si dispiegano sui destini dei territori come in un gioco di dama: la Chiesa, la Politica, la massoneria. E don Balduino dall’altra parte, in difesa della povera gente ma senza mai ripudiare il dovere di obbedienza alla Chiesa. Un rivoluzionario educato all’obbedienza è un ossimoro con cui si spiega il dovere cristiano dell’impegno civile. Raccontare questa storia, che è anche la vicenda umana di un assassinato che perdona il suo fragile assassino, ha significato trovare il coraggio di rompere un silenzio antico. Era nell’aria, era nella memoria tacita quella storiaccia dolorosa e andava raccontata con delicatezza e responsabilità alta. Ci è riuscito bene, Antonio Di Lallo, che apre una tenda pesante su un mondo complicato. Ma lo fa senza mai farsi impolverare dalla retorica, senza mai appesantire il racconto di orpelli letterari. Tant’è, ha consegnato alle nuove generazioni un libro di storia, bello come un libro di avventura. Le parole sono veicoli di fatti, di luoghi, di dati e leggendo capiamo un passato di cui non sapevamo nulla. E proprio attraverso la chiarezza di quelle parole ci tornano in mente vecchie canzoni, filastrocche che non avevamo saputo interpretare; traccia onirica di un coraggio perduto ma non inutile, disperso nell’oblio dell’inerzia ma che può riemergere all’improvviso. Basta preservare l’amore per i propri luoghi ed avere la curiosità di cercare anche fra le parole non dette. E’ così che si raccontano le storie più grandi: amandole e amando la terra su cui sono accadute
Sabato 25 aprile ore 16.00
Interventi:
Alessandro Amoroso, Sindaco di Petrella Tifernina
Deborha Muccino, Scrigni della memoria
Luigi Picardi storico, Don Balduino Migliarese, tra impegno sociale, popolarismo e fascismo
Antonio Di Lallo, autore, Don Balduino Migliarese, storia di un impegno civile
Valeria Capocefalo, Oltre i secoli la forza di un’idea
Al termine, apertura della mostra documentale, presso sala Museale, su Petrella Tifernina negli anni di Mons. Migliarese.