Potrebbero sembrare parole fuori dal tempo, retoriche al massimo, desuete e sotto certi aspetti non in linea con quello che è il linguaggio odierno, invece no, perché servono a ricordare un personaggio televisivo: Cino Tortorella, anzi il mago Zurli protagonista di tante trasmissioni dedicate ai ragazzi primo fra tutti “lo Zecchino d’oro” di cui era autore e conduttore, lanciato nel 1957 da un giovane funzionario RAI che era Umberto Eco, scrittore di successo di Best Sellers come , il nome della rosa e del pendolo di Faucolt e fondatore nonché Preside del DAMPS di Bologna. Un signore di altri tempi, di altra TV che, per la fredda logica dello share, fu accantonato come un oggetto di poco valore. Nato a Ventimiglia novanta anni fa, a giugno avrebbe tagliato il traguardo dei novanta, il simpatico e geniale mago Zurlì è stato unitamente a Mariele Ventre indimenticata direttrice del coro dell’Antoniano di Bologna e Topo Gigio la cui voce era di Peppino Mazzullo, che ha vestito anche i panni di Richetto altro personaggio della chermesse canora dei più piccoli, un vero protagonista dello schermo degli anni 50/60/70. Affabile, mai fuori dalle righe, cosa che ora non è più per colpa della volgarità che si richiede per fare odience, Tortorella si è sempre contraddistinto per come sapeva attrarre l’attenzione dei più piccoli ma anche dei grandi che accompagnavano volentieri i propri figli a essere in primo piano in un mondo televisivo in bianco e nero. Un mondo che ha lanciato tantissimi talenti grazie alle canzoni che echeggiavano nell’auditorium Felsineo dove si irradiava la fortunata trasmissione caratterizzata dalla genialità di chi l’aveva ideata.
Zecchino d’oro che, proprio perché tale, ancora riecheggia nella mente di molti anche di chi non ha i capelli bianchi che non disdegna di canticchiare sotto la doccia o mentre è in autovettura “44 gatti in fila per due con il resto di uno”; “Popov”, “il valzer del moscerino”, “il torero Camomillo” e tante altre canzoni cantate tra l’altro da Cristina D’Avena ineffabile interprete delle sigle dei cartoni dell’ultima generazione. Questo era Cino Tortorella, maestro, amico e autore di chi aveva a cuore la TV dei ragazzi oggi ammaliati da quello che sono i prodotti della tecnologia che ne spersonalizzano sia il carattere, sia la voglia di comunicare. Cose che il mago Zurlì ha sempre cercato di tenere lontano perché sapeva essere dannose per chi rappresenta il volto della società moderna dove internet, telefonini, smartphone ecc… fanno si che la non socializzazione si concretizza attraverso scritte criptate, per giunta grammaticalmente e ortograficamente scorrette, vuote e senza alcun nesso logico se non uno quello che fa incrementare i guadagni dei gestori della telefonia mobile. Logiche che con l’esclusione dallo Zecchino d’oro, una decina di anni fa, avevano profondamente amareggiato il mago per antonomasia tanto da indurlo a intraprendere un’azione legale perché voleva riprendersi la manifestazione canora difendendola da chi ne voleva distruggere lo spirito.
“La Rai mi sta facendo fare la fine di Mike Bongiorno, ma io non avrò nemmeno il funerale in Duomo” aveva dichiarato dai microfoni dell’Alfonso Signorini Show su Radio Montecarlo. Una vita passata in tv, ma anche appassionato ed esperto di enogastronomia. Tuttavia, la sua vita non fu costellata solo da successi perché per due volte, nel 2007 e nel 2009, il suo cuore smise di battere e a Pomeriggio cinque aveva raccontato di aver visto l’aldilà. “Mi sono sentito in una dimensione straordinaria senza più dolore; mi sono trovato in un abisso di chiarità, non sono molto religioso ma dico a tutti che la vita non finisce c’e’ di più”. Per tornare alla sua creatura, era molto addolorato, perché la manifestazione l’aveva inventata cinquant’anni fa e dei frati dell’Antoniano non era rimasto nessuno, un nuovo direttore aveva deciso di eliminare tutti quelli che avevano costruito la storia dello canzone per bambini e anche Topo Gigio considerato troppo vecchio”, anche se nel 2002, in occasione della 45ma edizione della gara canora entra nel guinness dei primati per aver presentato senza alcuna interruzione lo zecchino d’oro.
Dalla collaborazione con l’Antoniano nascono anche altre trasmissioni: Il primo giorno di scuola (Festa dei Remigini con tanto di riconoscimento: il remigino d’oro), La Festa della Mamma, Canzoni per Alpha Centauri, Viva le vacanze, Tre farse, un soldo, Le due Befane. Sino a Una magica notte Aspettando il Natale, condotta nel 2000 con Ettore Bassi e Ada Tourè. Per cercare di far dimenticare Mago Zurlì realizza Chissà chi lo sa? (1961) condotto da Febo Conti, Nuovi incontri, Scacco al Re (1972), Il Dirodorlando2 (1975), Classe di ferro, La luna nel pozzo2 (1984), Bravo bravissimo (1991), condotto da mister allegria Mike Bongiorno. Poi la doccia fredda: per lui non c’è più spazio in tv: Il suo grande rammarico era legato al fatto che la tv aveva cancellato gli adolescenti, ecco perché aveva smesso di essere Mago Zurlì all’inizio degli anni 70, anche se l’Italia restava davanti alla tv grazie a lui il mago.
Poi i maghi sono stati cancellati perché sostituiti da “ciarlatani” “ gli imbonitori” “i litigiosi” che hanno fatto si che lo spirito di chi si è sempre considerato l’eterno amico dei bambini che oggi quarto giorno di primavera e’ volato via in silenzio con un colpo di bacchetta magica lasciando un vuoto che difficilmente sarà colmato perché il mondo dei maghi e delle favole anche se raccontate dal piccolo schermo non è più lo stesso, anzi non esiste più.
Massimo Dalla Torre