Il capitalismo produce incuria. Affidando le leve della società alle logiche del mercato e prevedendo relazioni unicamente intermediate dalla compravendita di beni e servizi costringe l’esistenza delle persone dentro la dimensione della solitudine competitiva. Il capitalismo produce noncuranza. Se la vita delle persone è ridotta a un’angosciosa gara per primeggiare, o quantomeno per evitare di soccombere, il destino dell’altra e dell’altro non muove alcuna empatia e l’io diviene il centro del mondo
Come in un tempo sospeso, in questi ultimi quindici anni siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi climatica, da una pandemia a una guerra, senza soluzione di continuità. Ciascuna di queste crisi viene raccontata come priva di contesto, come episodio a sé stante, senza antecedenti né causalità. Sembra di vivere dentro un eterno presente fatto di emergenze a cui rispondere. L’esperienza della pandemia ci ha dato però una chiave di lettura per leggere le crisi multiple del capitalismo: quella della cura.
È questa la tesi dell’ultimo libro di Marco Bersani, fondatore di Attac Italia, tra i portavoce del movimento dei referendum per l’acqua pubblica del 2011 e oggi ispiratore del percorso di convergenza della “Società della cura”, nato proprio nei giorni del primo lockdown. Dopo decenni di indiscutibile ideologia del profitto, il paradigma della cura può diventare l’elemento di convergenza di tutte le culture ed esperienze alternative allo status quo: perché rappresenta ciò di cui c’è assoluto bisogno in un momento storico in cui è a rischio l’esistenza della vita umana sulla Terra e perché intorno a quel paradigma è possibile costruire una diversa società.
Nel corso della serata sarà possibile sottoscrivere le due proposte di legge di iniziativa popolare a cura della campagna “Riprendiamoci il comune”