Borghi della Lettura: il Manifesto

MANIFESTO DEI BORGHI DELLA LETTURA
di Roberto Colella (ideatore e presidente)

1) Che gli ultimi abitanti dei nostri borghi spopolati siano i primi di nuove comunità fatte di nuovi contadini, nuovi artigiani, nuovi lavoratori e persone che decidono di tornare.


2) Restare in un borgo non significa soltanto contare le persone che emigrano, i defunti o il numero dei posti fissi rimasti. Restare significa mantenere vivi anche i luoghi abbandonati, proteggerli, valorizzarli, creare occupazione, insomma renderli vivibili avendo cura del bello.


3) Amare un borgo significa conoscerne la storia, le tradizioni, il patrimonio materiale e immateriale, conservare la pietra antica, ammirare ciò che è ancora vivo e che è stato scartato dalla modernità.


4) Vivere in un borgo significa soddisfare i bisogni della popolazione locale con primario interesse alla crescita culturale che comporta implicazioni sociali ed economiche. Ogni borgo deve avere una sua piccola biblioteca in modo che tutti ne possano usufruire affinché la lettura possa modellare l’intera comunità.


5) I borghi rappresentano il nostro vero “made in Italy” da tutelare e valorizzare anche con nuove architetture come le piazzette o le terrazze della lettura, affinché i nostri centri storici non finiscano nell’abbandono e nell’incuria totale.


6) Non saranno le anime morte o i pettegolezzi paesani a far crescere un borgo ma l’intraprendenza di chi ha deciso di dare un futuro a queste piccole realtà aprendosi anche a persone esterne in grado di portare novità, freschezza e originalità.


7) I nostri borghi più che visitati vanno vissuti. Il viaggio è intrinseco all’esperienza turistica, il rallentare per godersi il paesaggio costituisce un elemento chiave e il coinvolgimento con la popolazione locale rende una vacanza migliore.


8) Pianificare uno sviluppo basato sulla valorizzazione del patrimonio culturale significa combattere il degrado sociale innescando un indotto economico virtuoso con l’obiettivo di creare un ritorno d’immagine positivo.


9) Quello che manca spesso alle varie amministrazioni comunali sono delle idee di persone che vivono in clandestinità quando invece dovrebbero servire allo sviluppo dei borghi. Per questo mi piacerebbe che i sindaci potessero essere affiancati dai nuovi intellettuali, quei giovani o meno giovani in grado di progettare e sviluppare partendo dal locale per pensare al globale. Mi piacerebbe istituire “l’intellettuale comunale”, una figura al servizio delle amministrazioni comunali un po’ come guitti, artisti e numerosi intellettuali rinascimentali posero in passato le propria abilità al servizio del potere politico.


10) La conoscenza e la lettura dei nostri borghi richiama fortemente alla memoria storica. Un luogo della memoria si definisce nello sguardo di chi ricorda e ricostruisce un passato ancora vivo nella mentalità e nella sensibilità collettiva. Tutti i residenti di un borgo dovrebbero partecipare a questo rito collettivo di conoscenza del passato e di costruzione dell’identità di un territorio.

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