Apre le porte al pubblicola mostra “Croma” a Larino

Con il Patrocinio del Comune di Larino e la ferrea volontà degli artisti e degli organizzatori, CROMA è pronta ad aprire le sue porte al pubblico. La mostra d’arte contemporanea ideata e organizzata dalla dott.ssa Rossella Mammarella, con la preziosa collaborazione di Marzia Lamelza (progetto grafico) inaugurerà giovedì 22 maggio alle ore 18.00 presso la ex sala consiliare sita in via Cluenzio. Un appuntamento che si inserisce tra gli eventi del maggio larinese che coloreranno e animeranno la cittadina in concomitanza dei solenni festeggiamenti in onore del Patrono San Pardo;

un’iniziativa che vuole da un lato promuovere i giovani artisti, tutti neo laureati all’Accademia di Belle Arti di Urbino, a cui si è voluto dedicare un momento, un luogo, in cui esibire la loro creatività e il loro sapere, mentre dall’altro mira ovviamente ad avvicinare il pubblico ad un mondo, quello dell’arte contemporanea, che raramente si ha occasione di poter apprezzare in tali luoghi; un evento differente che arricchisce il programma larinese di appuntamenti di rilievo e vuole dare al visitatore un altro modo di osservare ed interpretare ciò che appare.
“Traendo ispirazione dai versi di Derek Jarman, regista- scenografo e pittore inglese, si vuole introdurre un percorso artistico tra le nuove espressioni dell’arte contemporanea- spiega nella presentazione la dott.ssa Rossella Mammarella- cercando di offrire al visitatore/spettatore la possibilità di lasciarsi guidare lungo un viaggio che trae la sua ispirazione da una sorta di trattato dei colori. Abbandonarsi e farsi travolgere da una specie di partitura plurisensoriale, un fil rouge armonico quanto ancestrale che cattura i sensi, lungo disposizioni di segni alchemici e pulsazioni della storia dell’arte, sintetizzate nella presentazione di quattro giovani artisti che operano con materiali e tecniche differenti ma accomunati dal sapiente utilizzo di un unico, forte e decisivo elemento preponderante: il colore che si amalgama alla forma.
Da qui dunque nasce CROMA, la collettiva che vuole offrire una testimonianza visiva delle giovani espressioni dell’arte contemporanea, cornice di un’unione emblematicamente rappresentata dal prisma, a sua volta simbolo della possibilità di lasciarsi catturare dai multi sfaccettati colori, nella percezione di figure che ci appaiono ora umane e un attimo dopo mostruose.
Come in un gioco che si presta all’occhio dell’attento osservatore dove nulla può apparire uguale, poiché la singola realtà si costruisce attraverso gli occhi di chi osserva, si crea una sorta di cortocircuito tra comico e tragico che, senza pretese, spinge a guardare le cose dal punto di vista del “niente”, quel mondo valoriale che sfugge e che il comico reinterpreta per sopravvivere alle già valicate rovine.”
E così, si va dalle maschere di Antonio Malaspina (Larino,classe 1989) che racconta l’umanità come opera incompleta, solo in parte realizzata ma nel complesso ancora sfuggente. Scrive di lui il professore Gianluca Murasecchi: “orbita intorno al passaggio fugace della sua generazione, crea un suo personale teatro di questa difettosa commedia umana, figure indecise d’essere la copia che ci appare, quella che immateriale spunta fuori quando sono sfatte da un’affiorante sregolatezza, o quella tangibile dell’anima impressa per sempre da uno specchio mal illuminato a notte fonda. Se non fossero tutti gli sforzi dei suoi figuranti volti a vedersi migliori (essi, così strambi, esperimenti della natura e di sé stessi), il loro smarrimento sarebbe, senza tentativi di rimedio, perdizione. Impostate come Tarocchi, le sue maschere sono costrette in geometrie che si dividono tra spot di accensione vitale e gabbie meccaniche, laddove apparizioni sempre per metà celate e simboli di forze occulte, di superstizioni e coercizioni, spalancano barlumi d’assoluto e s’intervallano a dividenti torri di Babele, uova umane e bolle geodetiche, trascinanti in oscure primitività o in passi sperduti in vie lattee. Seminascoste in fulcri di ragioni insolubili tra equilibrismi e prestidigitazioni, sole e confuse in polveri stellari, esse chiedono i grandi motivi ad interlocutori assenti, tra loro si appalesano sciamane imprigionanti che rifuggono da un’aerea liberazione scegliendo in contraltare il controllo schiacciante sugli universi della carne e della materia. Quell’apparire è sempre arena, l’anima resta dentro i catafalchi, quindi ha spesso immagine contrapposta alla sua parvenza, perciò questi simulacri sono uno stato di ingannevole volontà di distrazione, l’essere è in tenebra, sconcertato, atterrito, in cerca di fughe più probabilmente impossibili, così i molti occhi vigili restano sgomenti innanzi all’illimitato ed ai suoi enigmi; li soccorrerebbe Michel de Montaigne col suo scrivere Chi si conosce, conosce anche gli altri, se non fosse che in quell’entità drammatica ch’è l’esistenza ci si ritrova sovente goffi, inadeguati, con un sorriso sbieco, ridicoli e senza veri drammi se non che nel restare intinti nell’assenza di una vera e propria parte. Sguardo disincantato e di colpo il tutto è impregnato d’ironia, ma, essa non è meno ruvida di una palese amarezza. In queste tavole gli omaggi a Edvard Munch e alle sue urla silenziose sono sapienti citazioni e si risollevano acide anche visioni memori di rasoiate ritrattistiche di Otto Dix, in tutto quel disincanto bizzarro, in tutte quelle fini di mondi, in tutte quelle oscurità dell’irretimento”
I collage di Elisa Pietrelli (Terni, classe 1987) non lasciano nulla al caso. “Se potessi trasformarmi in un oggetto –dice- sarei sicuramente una Forbice: Affilata e Luccicante. Una forbice sensibile che scompone, frantuma e seziona la realtà, una sorta di frullatore massmediatico. Il mio gioco preferito è una rivisitazione della Morra Cinese; Carta, Forbici e Colla. La colla lega quello che le forbici hanno sezionato, le forbici tagliano la carta e la carta avvolge la colla: si chiama Collage! Sono una collagista ossessionata da questa maniera di creare. Il collage si fonda sull’abilità di mettere insieme “pezzi” apparentemente non collegabili. Ho imparato ad utilizzare le differenze a mio vantaggio per comporre nuove vite”. Lavori dunque che raccontano una sorta di realtà parallela, un “altro mondo” grottesco che offre una visionaria soluzione di un habitat paradossalmente ben più sicuro, in cui rifugiarsi, perché privo di falsi perfezionismi dove l’orrido si presenta senza ipocrite sovrastrutture. “I mie personaggi hanno arti e organi trapiantati, che sono troppo grandi, troppo piccoli, troppo distanti o troppo vicini per appartenere al genere umano. Nascono così personaggi mostruosi e inattesi che compiono azioni surreali, inseriti in scenari grotteschi con atmosfere claustrofobiche e visionarie. Le figure prendono vita sulla tela, aprono le danze del bizzarro circo, rivelando incertezze, dubbi, domande e, a tratti, sicurezza esuberanza e vitalità”.
Il colore saltella poi attraverso le forme plasmate e modellate dei lavori di Neva Corazza (Milano, 1989) che trae spunto dalle immagini rese disponibili dalla scienza per la creazione di figure artistiche che vogliono indagare il “come”, in senso fisico e antropologico. E dunque “la particolare sensibilità ed abilità umane – spiega l’artista- retaggio della nostra specie, e le grandi responsabilità che esse comportano, verso il mondo, verso gli altri, verso noi stessi costituiscono il punto di analisi da cui partire. Proprio sotto gli occhi di tutti esistono realtà gigantesche e impressionanti che non possiamo vedere normalmente, poiché vivono in un’altra “scala di misura”, minuscola per noi, come può esserlo un uomo spedito nello spazio. Il corpo, nostro e di ciò che ci circonda, viene scomposto in elementi infinitesimali, e nel momento stesso in cui esso scompare viene alla luce un magico universo parallelo, che è la struttura stessa del nostro mondo, e della nostra vita. Così, due cristalli di sale si trasformano in strane composizioni rocciose, accarezzate da luci senza provenienza, e l’interno del nostro orecchio diviene un paesaggio naturale, sospeso nel tempo”.
Emilio Pisaturo (Agropoli, 1988) disegna esclusivamente con la penna Bic. I suoi lavori spingono a galla quella visceralità che è normalmente immersa nel nero e le figure prendono vita nei suoi lavori proprio da quel “non colore” primigenio. “Ho sempre preferito la penna a qualsiasi altro strumento fin da piccolo: la lucentezza dell’inchiostro, la sua forma esagonale, la sfera perfetta della punta che scorre veloce. Cerco di fare arte con uno strumento entrato da tempo nel nostro quotidiano, accessibile a tutti e alla portata di tutti. I miei lavori nascono da uno studio elaborato della figura umana, soggetti giovani e contemporanei, figli di una cultura Pop, mixati con elementi evocativi e a volte provocatori”.
CROMA è un evento totalmente autofinanziato.

“CROMA”
nuovi percorsi nell’Arte Contemporanea

VERNISSAGE- Giovedì 22 Maggio ore 18.00, ex sala consiliare – via Cluenzio
orario apertura mostra: 11.00/13.00- 18.00/22.00
dal 23 al 28 Maggio 2014

espongono: N. Corazza, A. Malaspina, E. Pietrelli, E. Pisaturo.

LARINO- “Gaio, brillante, dipinto, fastoso,
vivido, violento e vistoso,
Livido,sgargiante,abbagliante, ardente,
chiassoso, marziale, orgoglioso, stridente,
armonico, cupo,pastoso,fosco,
pastello,sobrio, morto e spento.
Costante, colorito, cromatico,
semicolorato e prismatico.
Caleidoscopico, variegato,
tatuato, tinteggiato, illuminato,
imbrattato e velato.
Bagnato e tinto,
colore acuto, colore indistinto.” Da Chroma- di Derek Jarman

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