Ripartono le stagioni teatrali della Fondazione Molise Cultura, realizzate in collaborazione con Regione Molise e Ministero per i Beni e le attività culturali e del turismo.
Con il patrocinio del Comune di Isernia, mercoledì 11 gennaio 2017 alle ore 21,00 l’Auditorium Unità Italia di Isernia ospiterà “Amleto” di William Shakespeare con Daniele Pecci e Maddalena Crippa, una produzione della Compagnia Molière per la regia e l’adattamento di Daniele Pecci.
“Amleto di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è un’analisi profonda dell’umano sentire, in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. In questo senso per me, è il testo più moderno, più urgente, e come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo”.
regia DANIELE PECCI
Compagnia Molière con Rosario Coppolino e con Giuseppe Antignati Sergio Basile Mario Pietramala Mauro Racanati Marco Imparato Vito Favata Maurizio Di Carmine Mariachiara Di Mitri Pierpaolo de Mejo Domenico Macrì Andrea Avanzi
uno spettacolo curato da Daniele Pecci
costumi Maurizio Millenotti Elena Del Guerra
disegno luci Mirko Oteri
musiche originali Patrizio Maria D’Artista
NOTE DI REGIA
Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino? Non è dato sapere. Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno. Quello che forse conta però, è che queste domande costituiscano un ponte, che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel Milleseicento: siamo sostanzialmente gli stessi.
L’Amleto di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire, in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le infinite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita ecc. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo stato, i grandi destini e temi dell’umanità, e il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti.
In questo senso per me, è il testo più moderno, più urgente, e come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare, sovrapporsi, o nella migliore delle ipotesi, aggiungersi, alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile fine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, del quale ci sentiamo di dover tenere conto in maniera particolare.
Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra i 14 attori sul palcoscenico ed il pubblico.
Daniele Pecci