La buona comunicazione è alla base dell’efficienza di ogni organizzazione. Per questo saluto con favore questa nuova iniziativa editoriale, che offre all’universo Confesercenti della regione uno strumento in più per informare ed essere informati sull’attività della confederazione locale. A questo aggiungo il mio personale augurio di buon lavoro ai soci e alla dirigenza di Confesercenti Molise: ce n’è bisogno, visto il periodo difficile che stanno attraversando le imprese che rappresentiamo. Quella che ha colpito l’Italia è una crisi profonda e dalla durata eccezionale: in 6 anni (tra il 2007 e la prima metà del 2013), ci ha fatto perdere l’8,7% di Pil (il conto arriva addirittura al 10%, se si considera il Pil pro-capite), il 27,1% di investimenti e il 4,4% di esportazioni.
A pesare sulla nostra economia è stata soprattutto la crisi della domanda interna, che è diminuita dal 2007 dell’11,8%. Un dato che si è riflesso non solo sul Pil, ma anche sulle importazioni (che hanno subito un vero e proprio crollo, segnando il -15,6%) e sui consumi. Questi si sono infatti erosi come non era mai accaduto prima, registrando nel periodo preso in esame una contrazione del 7,1%.
Per le Piccole e Medie Imprese italiane, che si rivolgono soprattutto al mercato interno, i riflessi della crisi sono stati pesantissimi. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra gennaio ed agosto di quest’anno hanno cessato l’attività più di 50mila imprese del commercio e del turismo, schiacciate dalla crisi, dalla stretta creditizia e dal continuo ricorso alla leva fiscale, con le immaginabili conseguenze sull’occupazione, soprattutto per i giovani.
In tutta Italia, ma soprattutto nelle regioni e nei centri di piccole e medie dimensioni, l’elevato numero di cessazioni ha portato ad accelerare il processo di desertificazione urbana, mettendo al rischio il servizio di vicinato offerto ai cittadini e indispensabile per le fasce più deboli della popolazione. Resistono, per ora, solo i dettaglianti su suolo pubblico: ma anche queste imprese sperimentano tassi di mortalità mai visti primi.
L’aumento dell’IVA, scattato lo scorso primo ottobre, non aiuterà di certo la ripresa della domanda interna: è anzi probabile che l’innalzamento dell’aliquota al 22% porti a un’altra contrazione dei consumi. Il Governo deve cambiare rotta: non si può pensare di reperire risorse solo attraverso l’innalzamento delle tasse o soluzioni tampone, magari rimandate al prossimo anno. Soprattutto, si smetta di colpire i consumi: diciamo no ad ulteriori aumenti dell’IVA, sia come un altro ritocco verso l’alto dell’imposta, sia nella forma mascherata di uno spostamento di beni verso le aliquote maggiori.
Per tornare a crescere, l’unica soluzione è intervenire con un ripensamento radicale della spesa pubblica finalizzato alla riduzione della pressione fiscale, che sta schiacciando imprese e famiglie. Serve un intervento coraggioso per riformare i livelli di rappresentanza e la pubblica amministrazione, accorpando micro-comuni e comunità montane, tagliando sprechi e inefficienze. Secondo le nostre ricerche, svolte in collaborazione con Ref, è possibile risparmiare 50 miliardi di euro: abbastanza per abbassare sensibilmente la pressione fiscale e far ripartire le imprese e, con loro, tutto il Paese.
Intervento del Presidente Nazionale Confesercenti Marco Venturi.