Il Ministro dello Sviluppo Economico Zanonato ha firmato il decreto di riordino delle zone marine aperte alla ricerca e coltivazione di idrocarburi, seguendo appieno non solo le norme di legge approvate dal Par lamento nell ’ultimo anno ma anche le indicazioni contenute nella Strategia Energetica Nazionale. Il decreto atteso da tempo dalle categorie di settore determina un parziale dimezzamento delle aree aperte alle attività offshore, che passano da 255 a 139 mila chilometri quadrati, spostando le nuove attività verso aree lontane dalle coste e comunque già interessate da ricerche di Paesiconfinanti, nel rispetto dei vincoli ambientali e di sicurezza sia italiani che europei. In particolare, il decreto determina la chiusura a nuove attività delle aree tirreniche e di quelle entro le 12 miglia da tutte le coste e le aree protette, con la contestuale residua apertura di un’area marina nel zone viciniori le Baleari, contigue ad aree di ricerca spagnole e francesi.
Piena soddi s fazione è s tata espres sa dal componente del governo Letta che nel corso di una conferenza stampa ha detto: “con questo provvedimento sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e minor sensibilità ambientale. Il decreto prevede l’impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie di avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale”. Con ques toprovvedimento si concretizza l ’azione di governo che guarda all’ambiente e specialmente a quello marino con interesse. Un interesse dettato unicamente dalla necessità di salvaguardare non solo il patrimonio marino ma quello ambientale in genere sempre più compromesso da interessi che spesso e volentieri non tengono in alcuna considerazione i continui appelli dei governi che vedono ogni giorno di più sparire intere zone da considerare vere e proprie riserve di vita in tutti i sensi.
Massimo Dalla Torre