Lo sviluppo sostenibile passa attraverso i cittadini che sono diventati più attenti all’ambiente, anche se le basi di questo pilastro della politica europea sono il Governo e le imprese. Infatti, il 90 per cento delle persone che vive ed opera nel Paese ritiene che ciascuno possa e debba dare il proprio contributo per ridurre l’inquinamento soprattutto se si tiene conto che ci sono tantissime imprese virtuose, nonostante la crisi dilagante, che continuano ad investire in sostenibilità. Questa è, la fotografia scattata GfK Eurisko. In particolare, se è vero che la responsabilità di favorire uno sviluppo sostenibile è attribuita in primo luogo al Governo, come afferma l’86 per cento degli italiani, e alle amministrazioni locali 82 per cento, una larga maggioranza di italiani ritiene che tale responsabilità sia anche dei cittadini 73 per cento e delle imprese 76 per cento. Il tutto in considerazione che parallelamente si sta disegnando un nuovo modello di consumo più responsabile che è destinato a consolidarsi e a mutare in profondità gli stili di vita, tant’è che il 54 per cento degli intervistati afferma che alla fine del periodo di crisi il proprio modo di consumare sarà molto diverso da quello precedente la crisi.
E le imprese? Le aziende “virtuose” e particolarmente impegnate nella Corporate Social Responsibility, affermano nel 54 per cento dei casi che la crisi non ha avuto effetti di rilievo sull’impegno a favore della sostenibilità ecco perché oltre un terzo l’ha addirittura accresciuto e solo per il 10 per cento l’ha ridotto. Dati e percentuali che da una prima lettura potrebbero indurre a pensare che esistano pareri altalenanti che sotto certi punti di vista sbilanciano l’analista ma soprattutto il lettore. Uno sbilanciamento del tutto legittimo se si pensa che le differenze che si registrano sono il frutto di dati raccolti in tutto il Paese dove le realtà produttive sono diversificate una dall’altra nonostante si punti tutti a raggiungere l’obiettivo comune dello sviluppo sostenibile.