Chissà quale sarebbe stata l’espressione di Paolo Saverio Di Zinno se la sera del 29 ottobre aprendo la porta della sua fucina in via sant’Antonio si fosse trovato dinanzi il custode della tradizione dei misteri; sicuramente avrebbe esclamato con gioia chiamando a gran voce la moglie Candida Scaroina e i figli: guardate chi è arrivato. Un arrivo rimandato ben ottantasei anni, tanti erano gli anni del maresciallo Cosimo Teberino. Un procrastinare nel tempo perché i preparativi per la sagra dei misteri, anche se mancano molti mesi, non permette alcuna distrazione. Un arrivo che è giunto nel silenzio di un ottobre anomalo che ha visto chiudere gli occhi al mondo chi fin da ragazzo si è impegnato a preservare la tradizione legata ai sacri ingegni.
Un distacco che ha lasciato attoniti, muti, tristi, perché nonno Cosimo, consentiteci di chiamarlo così, era una persona speciale. Sentimenti che volano nella mente ma soprattutto nel cuore come gli angeli che ondeggiano sugli ingegni che, per anni, sono stati vestiti da nonno Cosimo per il giorno del Corpus Domini pronti a sfilare tra due ali di folla festante portati a spalla da chi crede profondamente nella tradizione. Ci piace ricordarlo così specialmente ora che lo immaginiamo seduto vicino al maestro, incurante delle scintille e del soffiare del mantice che alimenta il fuoco da cui sono nati i misteri, magari mentre beve un boccale di vino asprigno e mangia qualche castagna e il Di Zinno gli mostra i disegni delle sacre rappresentazioni ispirate da Filippo Brunelleschi sommo dell’architettura del quattrocento italiano. Un qualcosa che rimane dentro incurante delle difficoltà e soprattutto della cecità morale di chi non ha compreso e comprende lo spirito dei misteri che permette di preservare la Campobassanità strettamente legata alle tredici macchine. Le quali, nonostante sono passati diversi secoli, ci parlano, ci raccontano il lento scorrere del tempo, della vita del borgo e dei Campobassani che rimasero a bocca aperta la prima volta che videro il passaggio delle rappresentazioni del vecchio e del nuovo testamento. Campobassanità che si poteva leggere nello sguardo di nonno Cosimo, nei silenzi, nel lento consumare della sigaretta sempre accesa, senza chiedere nulla in cambio. Campobassanità che rende omaggio a chi non solo come personaggio, ma soprattutto come custode della tradizione, ha mantenuto integra e inalterata la semplicità dei gesti legati ai misteri. Un qualcosa che difficilmente si comprende in un mondo vuoto senza sentimento e senza cultura. Parola che nonno Cosimo trasmetteva ogni qualvolta lo s’incontrava e raccontava aneddoti in cui prendevano corpo e forma personaggi che davano vita al Corpus Domini. Racconti inusitati che permettevano di scoprire aspetti particolari a volte grotteschi della comunità cittadina magari coloriti da espressioni dialettali. Racconti riscaldati dal fuoco acceso nel camino della museo dei misteri sede dell’Associazione Misteri e Tradizioni, dove i tredici capolavori oggi più che mai aspettano di vederlo arrivare come ogni giorno, appoggiato al bastone e dire …”uno due e tre scannett’allert”, mentre il diavolo grida “tunzella, tunzella vietenne, vietenne e le note del “trionfo del Mosè” di Rossini lo accompagnano al grande incontro con “l’amico” che gli ha lasciato un eredità pesante: i misteri volatili.
di Massimo Dalla Torre