Dall’inizio della crisi gli italiani che si trovano in una condizione di povertà assoluta sono raddoppiati, tant’è che oggi 4,81 milioni non hanno la disponibilità economica sufficiente ad acquistare beni e servizi essenziali per vivere. Questa è, la fotografia scattata dalla Coldiretti che, drammaticamente riporta in uno studio, la realtà del Paese una volta, del “ben godi”. Fotografia che è stata possibile realizzare sulla base di dati Istat concernenti gli ultimi cinque anni profondamente segnati dalla crisi. Per la confederazione di categoria la situazione più grave si registra nel nord Italia dove l’aumento degli indigenti è stato addirittura del 105 per cento rispetto al mezzogiorno anche se il peggioramento più marcato si è avuto nel centro Italia con un più 112 per cento.
In valori assoluti si contano 2,35 milioni di persone in grave difficoltà nel mezzogiorno, il Molise fortunatamente sotto certi aspetti mantiene ancora anche se i numeri ci sono ostili, 1,78 nel nord e 684mila nel Italia centrale; il che numericamente, vede in una condizione di povertà assoluta, 3,4 milioni di persone. Causa di questa debacle il crollo dei consumi e dei beni essenziali come il cibo che in percentualmente mostra il 16,6 per cento dei nostri connazionali che non può permettersi un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni. Cosa che ricorda le situazioni di emergenza che si verificavano oltre venti anni fa. Il tutto in considerazione che nell’anno 2012 i consumi per i generi alimentari e le bevande sono stati pari a 117 miliardi, ossia mezzo miliardo inferiori a quelli del 1992, il che ha fatto precipitare vertiginosamente il valore della spesa alimentare, che era rimasto inalterato dal dopoguerra fino a raggiungere l’importo massimo di 129,5 miliardi nel 2007, per poi crollare nuovamente. Ad aggravare ancora di più lo stato di indigenza il non acquisto dei generi alimentari come olio di oliva, pesce, pasta, latte, ortofrutta e carne con un taglio del 4 per cento nella spesa alimentare delle famiglie italiane. Le quali, sempre secondo le analisi condotte dagli esperti, se le cose non dovessero subire un’inversione di tendenza, in un prossimo futuro, che poi tanto prossimo non è, vedrà la popolazione dello stivale privarsi ulteriormente di quei generi che un tempo rappresentavano il “surplus” e che oggi, invece, permette di arrivare, tanto per essere ottimisti, a fine settimana.
Massimo Dalla Torre