Il nostro è il paese delle cose incompiute, delle cattedrali nel deserto, delle costruzioni sospette, e delle idee lasciate morire che invece potrebbero avviare un processo virtuoso portatore di reddito e di interesse. Il territorio dovrebbe essere la nostra ricchezza primaria, il tassello fondamentale, ad esempio, per una agricoltura che in una fase di crisi economica vede aumentare i propri addetti, uno scrigno che protegge le unicità dell’ambiente, un catalizzatore di interessi che sa far tesoro di tutto quello che sul territorio si colloca. Allora ci domandiamo cosa non funziona nel sistema per meritare la realtà in cui viviamo, realtà che porta a farci fare tante domande e tutto questo partendo da una semplice e salutare escursione, culturalmente coinvolgente, ad un sito che racchiude ricchezze inestimabili di tipo ambientalistiche ed archeologico: il parco di monte Vairano.
Partiamo da Campobasso dirigendoci verso la zona ospedaliera e già in questo primo tratto corriamo i rischi sulla prima rotonda che detta l’ingresso all’ospedale Cardarelli non facilmente identificabile, non vanno meglio le cose all’imbocco per la Cattolica dove i lavori in corso lasciano intravedere una corsia di accesso che porta l’automobilista a tenersi sulla sinistra quanto a scoprire, subito dopo, che la stessa è una strada a doppio senso a grosso rischio di un frontale. Ma, andiamo oltre, dopotutto si tratta solo di lavori di lungo corso non ben identificati. Continuiamo a percorrere la strada in direzione Cattolica per imboccare dopo qualche centinaio di metri la via a destra direzione Bosco Faiete. La strada si biforca in prossimità del Collegio Medico alle cui spalle, spettrale e funerea, una enorme struttura in cemento armato, per giunta pericolante come detta il cartello, che grida vendetta per i tanti miliardi di lire buttati alle ortiche e non è un semplice modo di dire. Arriviamo al parcheggio all’ingresso del villaggio turistico di Monte Faiete. La struttura evidenzia in alcuni aspetti i segni del tempo e del’incuria. Il villaggio è gestito dalla associazione no profit Monte Vairano che beneficiò di Fondi Fers grazie ad un Progetto operativo multiregionale “Sviluppo locale – patti territoriali per l’occupazione” sottoprogramma n.5 Matese. La curiosità ci spinge a verificare se la struttura è operativa e come procedere per le eventuali prenotazioni. Internet ci da una mano consegnandoci un numero telefonico che proviamo a contattare: il numero ahimè risulta disattivato. Bella maniera di fare promozione. Peccato davvero perché il Villaggio è in una posizione incantevole e gradiremmo sapere da qualche ben informato se attualmente funziona oppure fino a quando ha funzionato. Quante domande in neppure un chilometro, tutte si riconducono ad un interrogativo: ma quanti miliardi di lire o milioni di euro sono costati questi progetti, a fronte di quali risultati? Ma, visto che l’obiettivo della mattinata resta l’escursione agli scavi di Monte Vairano non vogliamo fasciarci il capo e procediamo lungo il sentiero sapendo di dover percorrere circa tre chilometri prima di raggiungere gli scavi. Il bosco che ci circonda è bello, il verde di inizio autunno è particolare, avviandosi a spegnersi ed a trasformarsi in altri colori, la brecciata che percorriamo, seguendo un’altimetria variabile, è segnata, ad intervalli di duecento metri, da indicatori che riportano la distanza percorsa. Purtroppo di alcuni indicatori resta solo il paletto di sostegno. Lungo il percorso sedili in legno e metallo che rilevano il trascorrere degli anni, sopraffatti dalla ruggine e da manutenzione del legno mai effettuata. L’escursione non delude le aspettative perché il territorio, ripartito tra i territori di Campobasso, Busso e Baranello, è ricco di vegetazione. Soprassedendo sulla sala Convegni che incontriamo isolata lungo il percorso ed il Casino Altobello che affronteremo in un altro momento, procediamo in direzione Aquilonia. Prima di raggiungere i ruderi dell’antica città sannita, veniamo interessati da un cartello che ricorda che quello che vediamo rientra nel progetto Por Molise 2000/2006 misura 1.7 di Valorizzazione e conservazione di aree ad elevato valore naturalistico “ Oltre il bosco” e veniamo interessati dalla dicitura: allestimento Percorso Olfattivo, un’idea brillante praticamente sopraffatta da vegetazione incolta ed incuria allo stato estremo. Riprendiamo a salire tra alberi e roseti ricchi di more fino a raggiungere i resti delle mura e della porta Vittoria di accesso all’antica città. Ora è tutto bello, natura, storia ed archeologia esprimono tutto il loro fascino coinvolgente, rafforzato da una giornata di sole spettacolare. Raggiungiamo il sito dove L’Università degli studi del Molise sta’ seguendo una nuova campagna di scavi e sono evidenti i recenti sbancamenti di terreno, si notano i tracciati ed i perimetri di antiche strutture oltre che un pavimento in terracotta reticolare e la Porta meridionale. Ci assale solo la preoccupazione di immaginare gli scavi alla merce’ di possibili saccheggiatori. Procediamo e nella radura principale i segni più evidenti e imponenti dell’antica città con la costruzione Horreum, la cisterna ed altri edifici. In questi casi, abbiamo la sensazione di non trovarci in una regione con meno ricchezze rispetto ad altre anzi, nella convinzione che la cultura sannita coincide con il Molise e ne abbiamo un convincimento spaziando con lo sguardo dalla sommità di Monte Vairano. Vediamo Terravecchia di Sepino, la città espugnata nel 293 a.C. dopo strenua resistenza dal console romano Papirio Cursore, si contarono i quell’occasione 7.400 morti e 3000 prigionieri. Boiano, Duronia, Pietrabbondante, monte Saraceno nei pressi di Cercemaggiore, tutte fortificazioni sannite che potrebbero inanellare un percorso di studi e turismo unico e coinvolgente. Non è possibile buttare all’aria tutto questo quando parliamo di turismo come settore di sviluppo. Ci domandiamo ma quali benefici ne ha ricavato la collettività dai progetti che abbiamo elencato: i giovani hanno trovato lavoro? Come può servire all’uso un percorso, per giunta lasciato nell’abbandono, senza un’azione di promozione che faccia conoscere il territorio molisano favorendone la fruizione e l’accesso? Così posta, la nostra sembra la solita storia di politica ed affari dove a guadagnarci non è certo la collettività. Ci aspettiamo un seguito di risposte a questo articolo, pur temendo, in cuor nostro, che risposte non ne arriveranno dai diretti interessati, ci penseremo noi!
Francesco Adamo