Il 30 settembre chiude la fondazione “Teatro Savoia”

savoia1Il 12 settembre 2013, dopo una fievole e scarna discussione, il Consiglio Provinciale di Campobasso ha approvato, con i soli voti della maggioranza, la deliberazione n. 42 del 2 settembre 2013, con la quale si è deciso di sciogliere la Fondazione Teatro Savoia, a decorrere dal prossimo 30 settembre. Motivazione: “In presenza della situazione finanziaria sopra descritta (in delibera sono riportati i vari debiti) la Provincia non potrà più garantire il necessario sostegno finanziario alla Fondazione, impedendo, di fatto, che la Fondazione possa continuare ad operare per il perseguimento dello scopo sociale” . Così si è messa la parola fine ad una questione che ha tenuto banco per diversi mesi, che vedeva l’organismo al centro di un dibattito, diventato anche politico, su come agire nella questione, fosse altro per la sopravvivenza dei 5 dipendenti della Fondazione che hanno visto recapitarsi la lettera di licenziamento già diverso tempo fa.

La chiusura dell’Ente, per incapacità di autonoma sopravvivenza ha, di fatto, visto il fallimento di un’idea partorita da Nicola D’Ascanio, ai tempi della sua Presidenza, il quale preferì aprire una propria Fondazione, soltanto per gestire il Savoia, anziché affiancarsi a quella allora nascente di Molise Cultura. Un vero peccato, quindi, veder fare cilecca un’istituzione culturale, seppur piccola, causa mancanza di fondi e che si è trascinata dietro anche una serie di consistenti passivi di bilancio. Ora bisogna capire come la Provincia si muoverà, per quanto attiene i beni strutturali (Teatro, botteghini, impianti) considerato che per i dipendenti non può fare più nulla. Qualche ora dopo la definitiva chiusura, dinanzi alla perdita dei 5 posti di lavoro, sono arrivati i professionisti del sostegno, lanciandosi nelle più disparate ipotesi di salvataggio dei livelli occupazionali. Considerato che con molta probabilità la gestione della struttura e dei propri beni passerà alla Fondazione Molise Cultura, l’ipotesi più intelligente sarebbe quella di “travasare” anche quel personale, altamente specializzato, all’interno della struttura gestita da Sandro Arco. L’errore che si è commesso, come sempre, è stato quello di perder tempo ed arrivare dopo che l’arbitro ha fischiato la fine della partita. Siamo ormai abituati a questo atteggiamento da parte di tutti gli amministratori, che si accorgono di un problema quando è diventato irrisolvibile. Loro, sulla loro pelle, vivono tale marasma solo ad un mese dalla elezione, ma sembrano dimenticare quanto brutta sia quell’incertezza. Tornando alla cronaca di quei giorni, diverse ipotesi si sono succedute immediatamente dopo lo scioglimento. Una proposta da Michele Durante che vorrebbe la nascita di un Teatro Comunale, gestito appunto da Palazzo San Giorgio. Bella idea, se stessimo parlando di un Comune con una cassa oppure conuna programmazione, ma stiamo parlando invece dell’Ente che dice di essere il più squattrinato della Regione, quindi, possiamo fermarci qui, salvo colpi di genio di qualche mito della politica. L’ipotesi più accreditata, dunque, torna ad essere quella della fusione con la Fondazione Regionale, la quale andrebbe a gestire, personale, strutture, risorse e programmazione da un’unica cabina di regia. Probabilmente l’idea più intelligente in termini di risparmio e di progettualità. Nell’immediato, però, la questione da risolvere riguarda sempre il personale, vera vittima di un ennesimo esempio di cattiva, pluri – burocratica e distratta amministrazione. Nonostante il destino fosse segnato da mesi, nessuno ha pensato di metterli al sicuro per tempo. Oggi, per loro, si parla di mobilità in deroga e non di cassa integrazione in quanto il settore di provenienza, lo spettacolo, non prevede ammortizzatori di questo tipo. Allora speriamo che questa volta saremo sorpresi dai fatti e che qualche politico illuminato trovi una strada veloce che non lasci a terra 5 famiglie.

L.T.

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