Un famoso pezzo dei Ricchi e Poveri recitava “Che sarà del mio paese chi lo sa…” Bene, a 4 mesi dalle elezioni tutti se lo domandano cosa sarà dei cerresi e di Cerro…delle vecchie generazioni che sono il patrimonio e la memoria storica di questa comunità, ma anche delle nuove che, purtroppo o per fortuna, hanno dovuto abbandonare la loro terra di origine per cercare fortuna, e non parlo di arricchirsi, ma di sopravvivenza, in altre parti del Molise, d’Italia o del Mondo…cosa sarà anche dei nuovi nati, dei bambini ancora troppo piccoli per capire realmente dove viviamo e che in giro ci sta di meglio…delle ormai poche attività commerciali che ogni giorno lottano contro i marchi dei paesi limitrofi per vivere e che vedono questi centri puntualmente visitati dai cerresi i quali preferiscono far “ingrassare gli stranieri” che far “respirare i locali” e che usano questi ultimi solo per emergenza e per “comodità”.
Cosa sarà delle giovani coppie sposate, dei professionisti, degli artigiani, degli imprenditori che a Cerro hanno investito sperando in una ripresa demografica e conseguentemente economica. Per quanto possa valere il mio pensiero, credo che sia responsabile mettere da parte personalismi, veti e condizioni fuori da ogni logica per evitare poi di arrivare all’ultimo e fare un improbabile accozzaglia inopportuna alle esigenze del paese…e così passeranno altri 5 anni a piangersi addosso. Riscopriamo l’amore per il nostro paese, risvegliamo l’orgoglio, forse sopito naturalmente o forse nascosto per costrizione a causa degli scempi amministrativi e morali, e mi riferisco ai deplorevoli ed anacronistici volantinaggi o alle calunnie gratuite del tutti contro tutti che hanno caratterizzato due lustri ultimi…risvegliamo – dicevo – l’orgoglio di essere cerresi…Puntiamo al bene comune, e questo si può raggiungere anche non facendo politica o facendo gli “amministratori da vetrina” ( senza alcun riferimento specifico). Se si vuole si può, senza distinzione di appartenenza partitica o ideologia politica, con la consapevolezza che tutti siamo utili ma nessuno indispensabile, a partire da me, per carità, però almeno ci si metta umiltà, semplicità e concretezza. Amministrare un Comune richiede competenza, passione e sacrifici quotidiani e non saltuari. Cerro poteva e può ancora diventare un paese dinamico, moderno e ridente se il bene comune e dei cittadini viene inteso come missione e come meta da parte di chi amministra e non come una carrozza portata da cavalli sulla quale salire e scendere a proprio piacimento. Ma questa missione viene raggiunta se ci si mette, finalmente e doverosamente competenza, passione e sacrificio in modo quotidiano e non saltuario o a seconda dei propri comodi….viva Dio. Credo sia buono iniziare anche a confrontarsi parlando di questo e di tante altre cose….ai posteri ma anche ai contemporanei l’ardua sentenza….ad majora…
Riccardo Rossi