Come accade per molti abitanti e nativi dell’entroterra sannita, ho seguito e seguo da vicino, per quanto possibile a causa di vari impegni, il percorso del Progetto Almosava (http://www.almosava.it/almosava-cose-cosa-non-e/): ho sempre pensato che, al suo interno, ci siano tutte idee assolutamente condivisibili e, se proprio bisogna individuare delle pecche, queste sono riconducibili alla difficile attuazione degli obiettivi che tale associazione si pone.
Ciononostante, continuo a credere che si debba rimanere ambiziosi e continuare a portare avanti tale battaglia non trascurando nessuna delle idee proposte e diffuse. Per rendere incisiva tale azione, allora, si rende necessario individuare, tra i vari obiettivi, quelli prevalenti e di più immediata attuazione: in tale ottica, a mio avviso, la priorità dovrebbe essere data al punto 3 dell’Obiettivo Strategico del Progetto, che recita così:
“Riconoscimento, dell’ ALMOSAVA (Alto Molise Sangro Vastese), come zona a fiscalità agevolata e a burocrazia efficiente, a risarcimento della desertificazione demografica, patrimoniale, economica e morale da essa subita per scellerate scelte politiche, con la convinzione che questa sia l’unica alternativa che resta al territorio per una inversione di tendenza”.
Nel peggior momento socio-economico che l’Italia sta vivendo dal secondo dopoguerra ad oggi, concedere una fiscalità di vantaggio per un territorio che attualmente si annovera tra i meno densamente popolosi della nazione (parliamo di centri abitati ormai ridotti al lumicino, poche migliaia di residenti in un area di centinaia di chilometri quadrati) non comporterebbe un aggravio di spesa insostenibile e sarebbe l’unico veicolo perseguibile per porre un argine all’emorragia demografica in quanto si verrebbero a creare, a breve termine, posti di lavoro non occasionali e non precari.
Le ferree regole del mercato globale, da tempo, ci insegnano che anche il risparmio o meno di pochi spiccioli possa decretare la fortuna economica di una zona a scapito di un’altra. Orbene, i nostri spiccioli, ovviamente in più, li scontiamo con una viabilità malconcia unità all’assenza di servizi e infrastrutture. Tuttavia con una fiscalità di vantaggio potremmo recuperare terreno e tornare ad essere finalmente competitivi. In un’epoca in cui il fallimento è dietro l’angolo, nessuno, ormai, è disposto ad investire la propria vita e i propri denari solo per spinta emotiva, per cui dobbiamo far sì che il nostro territorio torni ad essere conveniente soprattutto per gli investitori.
Convenienza che, in passato, c’era e si toccava con mano: quasi tutti i paesi, infatti, sorgevano lungo i tratturi, le autostrade dell’epoca e, di conseguenza, si trovavano immersi nelle grandi vie commerciali della transumanza. Oggi che la transumanza è un ricordo sempre più sbiadito e le autostrade sono lontane da noi, il nostro territorio è diventato, purtroppo, una dimenticata zona montuosa (per altro divisa da confini amministrativi). La fiscalità di vantaggio potrebbe diventare operativa grazie ad un semplice adempimento burocratico-amministrativo e non dovremmo essere oggetto di grandi investimenti in termini di infrastrutture e servizi. Investimenti che, ovviamente, negli anni futuri potrebbero giungere se solo si riuscisse ad invertire la tendenza demografica. L’esempio forse più famoso di fiscalità di vantaggio è il Comune di Livigno, che gode dello status di zona extradoganale dal 1910.
Un’altra cosa: chiariamo le idee in merito ai cosiddetti antichi mestieri. Quando prolificavano, questi benedetti antichi mestieri erano il massimo della tecnologia della nazione e non erano certo considerati “antichi”. Oggi, purtroppo, questi mestieri (che, è bene sottolinearlo, vanno tutelati e fatti comunque oggetto di una politica che li valorizzi) possono rappresentare solo nicchie di attività (che, per quanto preziose, restano comunque nicchie) e non certo vanno considerati propulsori di sviluppo di una zona interna a forte rischio di desertificazione. Bisogna, quindi, avere la forza di puntare su nuove professionalità e attività tecnologicamente avanzate. La fiscalità di vantaggio è l’elemento distintivo e particolare che potrebbe indurre le piccole e medie imprese che operano presso le autostrade – adriatica o del sole – a spostare le loro basi operative tra le nostre valli, in due zone che il Progetto ALMOSAVA individua nella piana di Trivento, sul Trigno, e in quella di Castel di Sangro, appunto sul Sangro, senza escludere che, per molte attività, la locazione possa essere stabilita anche nei nostri borghi.
L’attenzione, in quest’ambito, sarebbe da rivolgere alle aziende che forniscono servizi informatici e telematici o agli studi professionali, quali ad esempio, gli studi di ingegneria o commerciali.
Se ci fosse un po’ di onestà intellettuale e morale da parte dell’attuale classe politica o, in alternativa, una grossa e piena presa di coscienza da parte di tutti noi almosaviani, la direzione da prendere imporrebbe l’immediata riduzione di assessorati, strutture regionali, consiglieri regionali e provinciali (assieme ai loro lauti compensi), inutili consulenze e appalti gonfiati. I risparmi ottenuti sarebbero più che sufficienti a finanziare una fiscalità di vantaggio per l’Alto Molise (da parte della Regione Molise) e per l’Alto-Medio Sangro e l’Alto Vastese (da parte della Regione Abruzzo).
Poiché, la storia ci insegna, è quantomeno difficile fare affidamento su onestà intellettuale e morale dei governati attuali, resta la speranza di una piena e grossa presa di coscienza da parte di tutti gli ALMOSAVIANI.
Diamoci una mossa, senza dividerci su piccole beghe locali.
Danilo Di Nucci