Sulla questione delle indennità dei consiglieri regionali, noi cittadini avevamo il dovere di intervenire e il modo con cui lo abbiamo fatto si è rivelato il migliore modo. Migliaia di cittadini hanno conosciuto lo sconcio di una promessa elettorale mancata sulla riduzione dei costi della politica, e altrettanti cittadini hanno compreso la qualità e la quantità dell’azione amministrativa della nuova giunta regionale. Sono in evidente difficoltà. La delibera bavaglio è stata l’ennesimo errore di un gruppo di uomini che ha perso la testa. Si erano presentati per costruire una “rivoluzione” amministrativa e, ad oggi, fanno fatica anche a convocare il Consiglio regionale, e le relative commissioni, per mancanza di provvedimenti. Insomma un consiglio regionale imballato è una politica amministrativa indirizzata al tappare le emergenze sociali che si aprono un giorno si e l’altro pure.
Oramai il dramma lavoro, oltre a stare scritto nelle analisi tecniche dei vari centri studi, lo vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi nel quotidiano dei giovani senza prospettiva. Non c’è una sola attività produttiva che non sia colpita da crisi irreversibile e l’unico lenitivo sempre a disposizione, è rappresentato dalla cassa integrazione guadagni che, detto per inciso, se pur aiuta le famiglie, rappresenta una perdita secca di salario e consumi a carico dei lavoratori. Neanche si può pensare di arginare una voragine senza un solo progetto di rilancio concreto delle attività produttive. Per i giovani, soltanto palliativi e appelli all’unità azionista, ma fatti e certezze nessuno. Neanche gli viene in mente di fare gli unici provvedimenti possibili che (oltre a fare qualcosa di centrosinistra) porterebbe risorse da utilizzare per la difesa dei ceti deboli e precari. Parlo dell’abrogazione dell’art 7 che, per 21 consiglieri, vale 617.652 euro all’anno (21 consiglieri x 2451 euro x 12 mesi), e dell’abrogazione della Legge 38 sulla diaria dei consiglieri. Risorse che, calcolati a occhio ad oltre un milione e mezzo di euro annui, potrebbero essere messe a copertura della norma sul reddito di cittadinanza, contenuta nella legge finanziaria per il 2011. Una norma approvata da tutto il Consiglio, con squilli di tromba e zero risorse, e però mai applicata per mancanza di finanziamento e per mancanza di una legge che ne determini le regole. La realtà molisana è fatta anche di povertà diffusa, di famiglie a reddito zero o con pensioni al minimo sociale e lavoratori monoreddito in cassa integrazione guadagni. Un mondo in difficoltà evidente a cui non si può, esclusivamente, distribuire la parola del Vangelo. Occorrono fatti concreti e solidarietà concrete. In special modo quando si sostiene la gara nazionale di solidarietà per la causa dei migranti presenti e futuri che arriveranno sulle onde del progetto SPRAR nei prossimi giorni. Con quali progetti di integrazione saranno accolti questi disgraziati? Li consegneranno ai bilanci asfittici dei comuni, o li metteranno a disposizione degli agricoltori.
Eppure, nel contesto di una grave crisi, i lavoratori dettano i comportamenti agli eletti, dimostrando di essere migliori di loro che pure hanno votato, giungendo alla determinazione di contribuire a salvare le aziende proponendo di rinunciare agli effetti contrattuali acquisiti pur di non perdere il lavoro, come succede alla Vibac di Termoli e alla Cattolica di Campobasso. E’ populismo anche questo? O è una lezione di dignità ai Sulla questione delle indennità dei consiglieri regionali, noi cittadini avevamo il dovere di intervenire e il modo con cui lo abbiamo fatto si è rivelato il migliore modo. Migliaia di cittadini hanno conosciuto lo sconcio di una promessa elettorale mancata sulla riduzione dei costi della politica, e altrettanti cittadini hanno compreso la qualità e la quantità dell’azione amministrativa della nuova giunta regionale. Sono in evidente difficoltà. La delibera bavaglio è stata l’ennesimo errore di un gruppo di uomini che ha perso la testa. Si erano presentati per costruire una “rivoluzione” amministrativa e, ad oggi, fanno fatica anche a convocare il Consiglio regionale, e le relative commissioni, per mancanza di provvedimenti. Insomma un consiglio regionale imballato è una politica amministrativa indirizzata al tappare le emergenze sociali che si aprono un giorno si e l’altro pure. Oramai il dramma lavoro, oltre a stare scritto nelle analisi tecniche dei vari centri studi, lo vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi nel quotidiano dei giovani senza prospettiva. Non c’è una sola attività produttiva che non sia colpita da crisi irreversibile e l’unico lenitivo sempre a disposizione, è rappresentato dalla cassa integrazione guadagni che, detto per inciso, se pur aiuta le famiglie, rappresenta una perdita secca di salario e consumi a carico dei lavoratori. Neanche si può pensare di arginare una voragine senza un solo progetto di rilancio concreto delle attività produttive. Per i giovani, soltanto palliativi e appelli all’unità azionista, ma fatti e certezze nessuno. Neanche gli viene in mente di fare gli unici provvedimenti possibili che (oltre a fare qualcosa di centrosinistra) porterebbe risorse da utilizzare per la difesa dei ceti deboli e precari. Parlo dell’abrogazione dell’art 7 che, per 21 consiglieri, vale 617.652 euro all’anno (21 consiglieri x 2451 euro x 12 mesi), e dell’abrogazione della Legge 38 sulla diaria dei consiglieri. Risorse che, calcolati a occhio ad oltre un milione e mezzo di euro annui, potrebbero essere messe a copertura della norma sul reddito di cittadinanza, contenuta nella legge finanziaria per il 2011. Una norma approvata da tutto il Consiglio, con squilli di tromba e zero risorse, e però mai applicata per mancanza di finanziamento e per mancanza di una legge che ne determini le regole. La realtà molisana è fatta anche di povertà diffusa, di famiglie a reddito zero o con pensioni al minimo sociale e lavoratori monoreddito in cassa integrazione guadagni. Un mondo in difficoltà evidente a cui non si può, esclusivamente, distribuire la parola del Vangelo. Occorrono fatti concreti e solidarietà concrete. In special modo quando si sostiene la gara nazionale di solidarietà per la causa dei migranti presenti e futuri che arriveranno sulle onde del progetto SPRAR nei prossimi giorni. Con quali progetti di integrazione saranno accolti questi disgraziati? Li consegneranno ai bilanci asfittici dei comuni, o li metteranno a disposizione degli agricoltori.
Eppure, nel contesto di una grave crisi, i lavoratori dettano i comportamenti agli eletti, dimostrando di essere migliori di loro che pure hanno votato, giungendo alla determinazione di contribuire a salvare le aziende proponendo di rinunciare agli effetti contrattuali acquisiti pur di non perdere il lavoro, come succede alla Vibac di Termoli e alla Cattolica di Campobasso. E’ populismo anche questo? O è una lezione di dignità ai consiglieri regionali che non rinunciano a nulla inventandosi una falsa rinuncia.