Pubblicato nei giorni scorsi a Roma il WeWorld Index 2017: “ 2 miliardi di bambine e bambini e donne del mondo che vivono in Paesi con forme gravi o gravissime di esclusione una media di 1 su 3! L’Italia si conferma al 21^ posto “. Il nuovo WeWorld Index – afferma in una sua nota la Consigliera di Parità Giuditta Lembo – è arrivato alla sua terza edizione ed è “uno strumento nato per misurare l’inclusione di bambine, bambini, adolescenti e donne nel Mondo”. Infatti sono 170 i Paesi in classifica, e sono 34 gli indicatori analizzati da 21 esperti “coinvolti per dichiarare che il progresso di un paese deve essere misurato non solo attraverso indicatori economici, ma soprattutto analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione come bambine, bambini e donne”. Con il termine “inclusione”, entrato nell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030, nel WeWorld Index si intende un concetto multidimensionale, che non riguarda solo la sfera economica, ma tutte le dimensioni del sociale: sanitaria, educativa, lavorativa culturale, politica, informativa, di sicurezza ambientale.
Il WeWorld Index 2017 descrive le realtà di 102 Paesi in cui bambini, bambine, adolescenti e donne soffrono di esclusione, grave o gravissima. Una media allarmante che si traduce in un dato ancora più impressionante: il 38% di minori e di donne del mondo – circa 2 miliardi di persone – vive in paesi in cui vi sono forme gravi o gravissime di esclusione: 1 donna (o bambino/a) su 3. Ragionando al contrario, solo il 5% delle donne e della popolazione under 18 vive in Paesi dove la loro inclusione è dignitosa . Tra il 2016 e il 2017 il numero di bambine/i, adolescenti e donne che vivono in paesi dove la loro esclusione è grave e gravissima è aumentato di 22 milioni (pari a mezzo punto percentuale).Intervenire subito è ormai l’unico modo per fermare questa tragedia umana perchè entro il 2030, con il ritmo attuale, le donne e la popolazione under 18 che vivono in Paesi in cui vi sono forme gravi o gravissime di esclusione aumenterebbe di 286 milioni (sul miliardo e 800 mila attuale), un numero pari alla popolazione dell’intera Europa occidentale.
I risultati del Il WeWorld Index 2017 vedono la Norvegia (e in generale Paesi del Nord Europa) dominare la classifica ancora una volta, mentre fanalino di coda si conferma la Repubblica Centrafricana.
L’Italia, al 21 posto in classifica – prosegue la Lembo nell’illustrare il rapporto 2017- registra una performance sufficiente a livello globale, ma si attesta, tra i Paesi fondatori dell’Unione Europea, come il meno inclusivo per donne e bambini/e. Il nostro Paese dovrebbe fare uno sforzo quasi doppio rispetto alla Norvegia per conseguire il Valore Target ( ossia per essere Paese ideale dovrebbe essere primo in tutti e 34 gli indicatori). “Nei Paesi più sviluppati dove, a differenza di Paesi come L’Africa Sub-Sahariana e l’Asia Meridionale, sono garantiti i diritti fondamentali in ambito educativo sociale, politico e sanitario, una effettiva parità tra uomini e donne è ancora lontana”. Perché in questi Paesi, tra cui l’Italia, sono necessari interventi più incisivi da un punto di vista finanziario e legislativo sul piano della parità salariale, della prevenzione e del contrasto alla violenza maschile sulle donne, per l’accesso delle donne alla vita politica e sul tema salute etc…Per il WeWorld Index il luogo migliore in cui un bambino o una bambina potrebbero crescere serenamente e dove le pari opportunità sono meglio affermate è l’Europa, ma sembrerebbe però alto il rischio di aumento di povertà dei bambini anche in relazione al ritardo con cui il fenomeno è stato riconosciuto in questi Paesi. Inoltre in alcuni di essi, tra cui l’Italia, un segnale negativo in questa direzione è dato da milioni di giovani che non studiano o abbandonano gli studi, non lavorano e non si formano, situazioni che stanno facendo riacuire alcuni macrofenomeni quali la dilatazione dell’area del lavoro marginale, sommerso e di conseguenza fenomeni migratori penalizzanti i territori. Investire sul futuro delle nuove generazioni – conclude Giuditta Lembo – è improcrastinabile ed urgente così come convincersi che investire anche sulle donne è fondamentale se vogliamo azzerare una pericolosa ipoteca sul nostro ed il loro futuro.