In questi giorni ci siamo divertiti a leggere i vari articoli pubblicati sulla stampa locale il cui tema principale è come sempre la politica. Articoli che mostrano, sai che scoperta direte, che nel Molise impera “la politica dei piccoli”. La quale, qualora non se ne fosse accorto nessuno, ha assunto i connotati di “passa tempo” per chi è arrivato al capolinea, cerca come ultima spiaggia l’avventura nei palazzi del potere. Con questo non vogliamo assolutamente puntare il dito accusatorio nei confronti di nessuno, perché molti Amministratori credono fermamente nella missione cui si sono votati, non solo per capacità personale ma perché dimostrano di avere tutte le carte in regola. Peccato che, nonostante ha i requisiti il che non sono poca cosa, che li classifica in politici di serie A, “la certificazione” vale come al gioco delle carte cioè: asso, tre e re, ossia inutile perché chi “decide” non risiede nel Molise bensì fuori dai confini regionali e questo è altamente deleterio se si vuole ricostruire l’identità di una regione. Molti si risentiranno per quello che scriviamo e ci giudicheranno disfattisti. Persone che non credono nella nuova stagione dei cambiamenti. Ebbene, credere in questo “sogno”, anche perché “la nuova stagione” il Molise l’ha, sta attendendo da troppo tempo, quando le cose sono preordinate, è come mettere la testa sotto la ghigliottina: cioè autocondannarsi alla pena capitale senza possibilità di appello.
Paragoni che, nella loro crudezza, la dicono lunga come “la politica dei piccoli” non lascia assolutamente spazio alle innovazioni e ai cambiamenti. Paragoni che accomunati con la bramosia di potere ci costringono ad abbassare la testa senza poter replicare. Una condizione che dovrebbe essere aberrata, se si pensa che con questo modo di fare politica non si raggiunge nessun obiettivo. Una condizione che nelle stanze del potere, è tenuta viva perché è l’unica arma per tenere in scacco l’intera collettività. Allora quali le vie di fuga? Di escamotage, visto i risultati, non ve ne sono, anche perché bisognerebbe azzerare l’intero sistema cosa che è in netta antitesi con i principi che regolano la vita le Istituzioni e soprattutto verso i valori che ne dettano le linee guida. Quindi lasciare tutto come sta? L’impulso indurrebbe a dire si. Invece no; basta aspettare. Perché solo aspettando, si rende giustizia ai molisani che sono stanchi di farsi raccontare le favole della buona notte specialmente se queste sono corredate da allegorie che, per arcani misteri, di cui non c’è dato sapere, prendono corpo avvalorando in questo modo il titolo dell’ articolo.
Massimo Dalla Torre