Vittime sul lavoro. Non bastano le dichiarazioni di circostanza

La 66° Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro promossa dall’ANMIL ha visto intervenire sul tema della prevenzione e della sicurezza sul lavoro il Presidente della Repubblica, il Ministro del Lavoro, la Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali Camilla Fabbri, e le rappresentanze delle istituzioni regionali, provinciali e locali, che in vari messaggi hanno rimarcato la necessità di prestare maggiore attenzione al tema della sicurezza antinfortunistica e alle iniziative da intraprendere nei confronti delle famiglie dei caduti sul lavoro o dei mutilati ed invalidi permanenti. Nonostante queste meritorie dichiarazioni nei primi otto mesi del 2016 sono stati denunciati n.416 mila infortuni sul lavoro a fronte dei n.410 mila dei primi otto mesi del 2015. In Molise si è passati da 1.418 del 2015 a 1.501 del 2016 con un 5% in più e un incremento delle vittime sul lavoro passate dalle 7 del 2015 a 9 del 2016, a conferma che le dichiarazioni rilasciate ogni anno nella seconda domenica di ottobre in occasione della Giornata Nazione per i Caduti sul Lavoro sono importanti ma da sole non bastano. Se aumenta il lavoro precario dei voucher a ritmi vertiginosi e/o quello a partita IVA, o in altre forme in cui non c’è copertura assicurativa INAIL, come si può pensare di far applicare le norme del Testo Unico sugli Infortuni n. 1124 del 1965 cosi come modificate dalle leggi successive ? L’incidenza del lavoro flessibile nelle sue varie forme dall’interinale ai contratti a progetto o a assunzioni a termine, è talmente elevata che oggettivamente è più difficile pianificare misure di prevenzione con azioni formative mirate e protocolli da seguire. L’eccesso di flessibilità svuota la rappresentanza collettiva, indebolisce il sindacato e impedisce ai lavoratori di esercitare una negoziazione alla pari per far rispettare le leggi sulla sicurezza sul lavoro e sulle malattie professionali. Con un sindacato debole ed una massa crescente di lavoratori precari servirebbe una più intensa azione di vigilanza degli Organi dello Stato ( INPS, INAIL, Ispettorato del Lavoro, ASL, ecc. ) ma i tagli alla sanità e la riduzione dei trasferimenti finanziari alla Pubblica Amministrazione determinano difficoltà crescenti nel programmare azioni di controllo sui cantieri, nelle imprese e sui posti di lavoro.

In questo contesto è intervenuto il Jobs Act che riordina i controlli affidandoli ad una nuova Agenzia Nazionale che concentrerà su di sé le azioni ispettive di competenza del Ministero del Lavoro e degli altri Enti nazionali. Nelle more persiste una sotto-dotazione degli organici che rende improbi gli interventi di vigilanza sul territorio sia per gli Organi dello Stato e sia per le ASL che soffrono di carenze di personale, scarsa disponibilità di mezzi e ancor meno disponibilità di risorse finanziarie. In Molise il contesto si accentua in negativo per via del commissariamento del sistema sanitario che ha indebolito ulteriormente le già flebili iniziative di vigilanza e controllo di propria competenza. A ciò si aggiunge nella nostra regione lo stato di affanno in cui versano i Centri per l’Impiego che rappresentano il front-office a cui si rivolgono gli orfani, le vedove e i mutilati sul lavoro per essere inseriti nelle liste del collocamento obbligatorio.

Nell’intervento fatto a Campobasso dal Direttore INAIL è emerso che da dieci mesi non viene convocato il Comitato di Coordinamento sulla Sicurezza sul Lavoro da parte della Regione che è la sede istituzionale per coordinare le misure di vigilanza interforze tra Ispettorato, INPS, INAIL, Vigili del Fuoco, ASREM, Capitaneria di Porto, sindacati e imprese. In un contesto nazionale che non aiuta su materie di simile rilievo sociale, è opportuno moltiplicare gli sforzi a livello regionale ia nella programmazione degli interventi di vigilanza e controllo previsti dal Testo Unico 151/2008 e sia nell’assicurare la funzionalità minima dei Centri per l’Impiego raccordandoli agli strumenti di politiche attive del lavoro finalizzate al reinserimento lavorativo degli invalidi, degli orfani e dei superstiti, promosse dall’INAIL, dall’ANPAL ( l’Agenzia del Ministero del Lavoro), dagli Enti Bilaterali o dalle istituzioni regionali e locali. Ho avuto modo di far cenno a queste necessità intervenendo questa mattina alla manifestazione dell’ANMIL a Campobasso partendo da due esempi concreti, due giovani di 22 e 25 anni che hanno avuto gravi infortuni alla mano destra perdendone sostanzialmente l’uso. Ebbene la rendita INAIL mensile si aggira sulle 400 euro al mese e la percentuale d’invalidità è inferiore al 33% per entrare nelle liste del collocamento obbligatorio, ma a quei due ragazzi chi gli restituisce il diritto al lavoro e ad una vita dignitosa ? Quando si tocca con mano la realtà emergono le storture del sistema e più che le dichiarazioni di circostanza, servirebbe un normale funzionamento degli uffici pubblici a partire da quelli della Regione Molise del Dipartimento III° che ha competenza sia sui Centri per l’Impiego, che sulle Politiche Attive del Lavoro e sul Comitato di Coordinamento per la Vigilanza sulla Sicurezza sul Lavoro.

Michele Petraroia

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