La crisi ha portato al collasso decine di medie aziende molisane e centinaia di imprese agricole, artigianali, commerciali e del terziario, colpendo il tessuto produttivo regionale e provocando la perdita di 3 mila posti di lavoro nell’edilizia e non risparmiando nessun settore compresa la Pubblica Amministrazione e le società partecipate. Al cospetto di un’emergenza di queste proporzioni serve unità d’intenti tra istituzioni nazionali, regionali e locali e tra imprese e lavoratori, coinvolgendo tutte le forze sociali e le associazioni per fare fronte comune con determinazione ed efficacia. È sbagliato pensare di risolvere le vertenze di aziende private come gli Enti della Formazione Professionale, le aziende terziarie e le società partecipate con la proposta di far assumere tutti i lavoratori alla Regione, alla FinMolise o a strutture pubbliche.
Può reggere in termini di buon senso che servono 26 milioni di euro di fondi pubblici per risolvere la vertenza degli operatori della Formazione Professionale? Può passare il messaggio che spetta alla Regione assumere i licenziati di diverse imprese private andate in crisi o di precari della Provincia che non hanno prospettiva?
E se si pensa che la soluzione delle vertenze è quella di mettere tutti a carico della Regione Molise perché discriminare i 3 mila operai dell’edilizia? Solo perché non fanno sentire la loro protesta?
È opportuno che si faccia chiarezza sulle rivendicazioni avanzate perché un conto è discutere su percorsi e soluzioni possibili, altra cosa è illudere i lavoratori che una Regione in crisi e in forte difficoltà finanziaria possa assumere tutti i lavoratori licenziati del Molise.
Vertenze: la soluzione non passa per la ragionalizzazione delle aziende in crisi
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