Lo scorso 17 Ottobre è stato pubblicato il DM ripartizione dei punti organico 2013, che stabilisce quanto personale, sia docente che amministrativo, ogni singolo ateneo può assumere. Tale quota dipende da un indice di stabilità finanziaria, dato dalla somma del Fondo di finanziamento ordinario e tasse universitarie in rapporto alle spese per il personale. Sono subito saltate all’occhio le grandi disparità tra i diversi atenei. Difatti alcuni di questi, come ad esempio la Scuola Superiore Sant’Anna (turn-over 212%) e la Scuola Normale di Pisa (turn-over 160%) non solo conservano tutti i punti organico, ma li incrementano incamerando una parte di quelli sottratti agli atenei statali della Puglia (Foggia turn-over 6,84%, Bari turn-over 6,86%) e del Molise (turn-over 6.89%).
Come noto, con la legge del 7 agosto 2012 (“Spending-review” del Governo Monti), il MIUR è tenuto a ripartire i punti organico con il vincolo che il sistema universitario italiano, considerato nella sua interezza, abbia un turn-over al 20%. Questo dato è in netto contrasto con la necessità di considerare lo stato e le caratteristiche dei singoli atenei e ciò ha creato un incremento delle disparità. Per “difendersi” dalle decurtazioni, i rettori delle Università penalizzate dovrebbero aumentare le tasse per gli studenti e diminuire le nuove assunzioni di personale (ad esempio i ricercatori), a discapito di un miglioramento del reclutamento e della didattica.
Considerato che nella legge suddetta è specificato che i provvedimenti decisi da tale decreto dovessero essere limitati all’anno 2012 e che nell’anno corrente le disposizioni dovessero essere ridefinite da un nuovo decreto (con la conseguenza implicita che la ripartizione avrebbe dovuto essere nuovamente proporzionale al peso dei pensionamenti avvenuto in ciascun ateneo), che cosa è accaduto concretamente nel 2013? Non solo il nuovo decreto non ha modificato quello del Governo Monti, ma si è verificato un ulteriore e lampante aumento delle disparità fra gli Atenei, causato dalla inspiegabile cassazione della cosiddetta clausola di equilibrio, la quale prevedeva un tetto massimo del 50% e un tetto minimo del 12% alla percentuale di punti organico aggiuntivi per ciascun ateneo.
Ci auguriamo che tali inadeguati provvedimenti siano dovuti ad una sottovalutazione delle conseguenze e chiediamo che il Ministero provveda nel più breve tempo possibile a ridefinire tale decreto, reintroducendo quote minime di salvaguardia.
Ci uniamo per questo al’appello lanciato dalla deputata PD Liliana Ventricelli e dai Giovani Democratici della Puglia e, in tal senso, chiediamo un impegno concreto del gruppo parlamentare molisano del Pd poiché sta a noi, al Partito Democratico e al Ministro Carrozza, dimostrare di essere all’altezza del compito di salvaguardare in tutti i modi possibili il ruolo fondamentale dell’università pubblica nel nostro paese e, in modo particolare, nelle aree più colpite dalla pesante congiuntura economica. Il rischio – già richiamato dai Rettori degli Atenei di Puglia e Molise – è l’aggravamento degli squilibri in un campo strategico come l’alta formazione e la ricerca.
Renato Freda, Coordinatore Rete Universitari del Molise; Davide Vitiello, Segretario Giovani Democratici del Molise; Osvaldo Varricchio, Coordinamento Nazionale Run; Anna Frabotta, Presidente GD Molise; Marco Giampaolo, Vice Segretario GD Molise; Francesca Di Cristofaro, Resp. Organizzazione GD Molise; Federico Colozza, Resp. Run Isernia; Luca Iosue, Segretario GD federazione Campobasso; Marinella Di Carlo, Segretaria GD federazione Basso Molise; Caterina Cerroni, Segretaria GD federazione Isernia