Uniamo le forze per difendere il Sannio, il Matese, il tratturo Pescasseroli – Candela, Sepino e la Valle del Tammaro

La Rete dei Comitati di Tutela Ambientale del Molise aderisce alla manifestazione promossa per il 13 ottobre dalle organizzazioni professionali agricole della Provincia di Benevento COLDIRETTI, CIA e CONFAGRICOLTURA, insieme al Comune di Santa Croce del Sannio e alle associazioni sannite che si battono per difendere il territorio dalla proliferazione selvaggia di mega impianti eolici impattanti.
La Regione Campania senza mai interpellare la Regione Molise e senza mai convocare la Direzione del Ministero dei Beni Culturali del Molise ha autorizzato e continua ad autorizzare l’installazione di 150 pale eoliche al confine tra le province di Campobasso, Benevento, Caserta ed Isernia, determinando uno stravolgimento paesaggistico irreversibile a ridosso di aree protette come i Siti di Interesse Comunitario, il Tratturo Pescasseroli – Candela che è sottoposto a vincolo, il Parco Regionale del Matese, il sito archeologico di Saepinum – Altilia, il Parco Geopalentologico di Pietraroja, la Valle del Tammaro ed il Bosco di Cercemaggiore – Capoiaccio – Castelpagano.
La mobilitazione avviata il 27 agosto con un’iniziativa pubblica ad Altilia di Sepino, è proseguita coinvolgendo il 7 settembre le istituzioni regionali della Campania e l’8 settembre insediando presso la Comunità Montana del Titerno – Alto Tammaro la Rete degli Enti Locali e dei Comitati di Campania e Molise a tutela dell’ambiente alla presenza del Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena.
Nelle settimane successive è partito un presidio popolare sul Tratturo Pescasseroli – Candela, si sono svolte iniziative e sono proseguite le interpellanze, i riscorsi giudiziari e le azioni a difesa del territorio, delle aziende agricole e delle aree a rischio.
E’ importante che il 13 ottobre si siano mobilitate le organizzazioni professionali agricole della Coldiretti, della Confederazione Italiana Agricoltori e della Confagricoltura perché viene confermato il danno alle imprese zootecniche, artigianali, produttive e agricole per via della perdita di valore di terreni, fabbricati, stalle e capannoni coinvolti da insediamenti di impianti eolici.
E’ noto che il prezzo delle case, terre e attività agrituristiche e commerciali, ubicate nei pressi delle pale eoliche scende accentuando la crisi del settore primario in zone interne e svantaggiate già in difficoltà.
Unire alla lotta popolare e all’azione delle amministrazioni locali e della Rete di Associazioni Culturali e Comitati di tutela ambientale, anche le organizzazioni professionali del mondo agricolo aiuterà il movimento a coinvolgere altre rappresentanze parlamentari, istituzionali, regionali e comunali in una mobilitazione in difesa della propria terra e del proprio territorio.
Non è possibile che le aree interne della Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Abruzzo debbano essere deturpate e stravolte da impianti che producono un colossale giro di affari per 14 miliardi di euro annui pagati dai contribuenti sulle bollette ENEL senza che le comunità locali abbiano

alcun beneficio concreto, se non le briciole di qualche migliaia di euro per fitto terreni e qualche decina di migliaia di euro per ristoro ai comuni.
C’è una sproporzione spaventosa tra 14 miliardi che finiscono nelle tasche delle multinazionali ogni anno e qualche decina di migliaia di euro che resta su un territorio costretto a subire una mutilazione irreversibile anche nei luoghi storici più belli come il sito archeologico di Sepino o le aree ambientali di pregio come il Tratturo o il Parco del Matese. Uniamoci per dire no!

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