di Enzo Carmine delli Quadri
E’ vero quello che si scrive sui social e sui media in questi giorni: sta morendo la generazione nata tra il 1930 e il 1950, quella generazione che visse la seconda guerra mondiale e la povertà e i dolori e le sofferenze che ne conseguirono e, infine, partecipò, con tenacia, a risollevare l’Italia dalle macerie del dopoguerra ma, va detto, non la combatté, non andò a morire al fronte. La visse con la spensieratezza del fanciullo o l’incoscienza del bambino o, nascendo dopo il 45, non la visse per nulla. Al fronte, andarono a morire, a milioni, i giovani della precedente generazione. Nei decenni successivi, la generazione che deve affrontare i rischi del covid-19, ha goduto di una pace mai vissuta da alcun’altra generazione nei secoli precedenti, grazie alla costruzione di una Europa pacifica.
Oggi, questa generazione è smarrita, spaventata, scoraggiata, sbigottita, impaurita, confusa. Ha compreso che questa del covid-19 è la sua guerra, la guerra mai prima combattuta, da fare senza armi in pugno, se non una mascherina e il buon senso, contro un nemico invisibile pronto a ghermirlo, a paralizzarlo su un letto lontano da tutto e tutto, a lascialo solo davanti alla morte.
Ricordando grandi poeti e scrittori del passato, credo che, per questa generazione di cui faccio parte, non sia utile rintanarsi vigliaccamente in casa in attesa di un vaccino che, stante i tempi per la produzione e la distribuzione, potrà arrivare tra un paio d’anni, lasso di tempo durante il quale altre comuni malattie avranno fatto il loro corso naturale, portandone via, comunque, buona parte.
Camillo Langone di Parma, in un suo articolo del 18 aprile 2020, ce li ricorda sommariamente. Tacito, “Preferisco una morte gloriosa a una turpe esistenza”. Shakespeare, “Un uomo non può morire che una volta sola; dobbiamo a Dio la morte”. Oriana Fallaci “La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere”.Pompeo che in un porto siciliano esortava marinai timorosi. Non c’erano Inps e casse integrazioni ad affollare i divani eppure anche allora qualcuno dimenticava che nella vita il rischio zero non esiste. Infine, formula un suo pensiero neo-stoico: “Vivere è necessario, sopravvivere no”.